Riconoscere la Palestina? Il caso al Parlamento italiano
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ROMA Trova una spinta anche in Italia la dinamica politica innescata in Europa dalla recente decisione del governo svedese di riconoscere lo Stato della Palestina e dal voto con cui, il 13 ottobre scorso, la House of Commons ha sollecitato l’esecutivo di Sua Maestà britannica a fare la stessa cosa.
Tre mozioni parlamentari, due alla Camera e una al Senato, impegnerebbero, se approvate, il governo Renzi a un passo ancora controverso, ma che sembra tentare alcune cancellerie europee, decise a sbloccare in qualche modo lo stallo del processo di pace in Medio Oriente.
Presentata dalla deputata socialista Pia Locatelli e cofirmata da 19 deputati del gruppo misto e del Pd, la mozione della maggioranza chiede al governo italiano di «riconoscere in maniera completa e definitiva lo Stato di Palestina» e lo invita, «anche in considerazione del semestre di Presidenza dell’Unione Europea» a porre la questione «all’ordine del giorno in tutti i Paesi membri».
La seconda mozione presentata alla Camera è firmata da Gianluca Rizzo e altri 13 parlamentari del Movimento 5 Stelle. Convergente nella richiesta finale del riconoscimento, il documento dei grillini si distingue per un tono molto duro e critico nei confronti di Israele. La terza mozione è quella depositata a Palazzo Madama dal senatore Peppe De Cristofaro con 6 colleghi di Sel e a Maria Mussini del Movimento X. Nel testo, il riconoscimento dello Stato di Palestina viene definito «elemento chiave per assicurare una soluzione negoziata “due popoli in due Stati” a un conflitto che si trascina da troppo tempo».
Nessuna delle tre mozioni è stata ancora calendarizzata nell’agenda delle due Camere. Ma i firmatari sono decisi a battersi perché vengano messe in discussione prima della fine dell’anno. Al Senato, la conferenza dei capigruppo della prossima settimana potrebbe risultare decisiva. Più complicato l’iter a Montecitorio, dove il calendario è già pieno fino a quasi tutto dicembre.
Per il deputato del Pd Gennaro Migliore, «il riconoscimento dello Stato di Palestina è una necessità storica perché servirebbe a far avanzare le ragioni della pace. Non a caso in Europa anche forze conservatrici lo hanno sostenuto». Migliore ricorda che il nuovo passo sarebbe del tutto in linea con la posizione dell’Italia, che nel 2012 all’Assemblea dell’Onu votò a favore della risoluzione 67/19 che diede alla Palestina lo status di osservatore. Il parlamentare del Pd vede la mozione come parte di un’azione a livello europeo, dove toccherebbe a Federica Mogherini, che ieri ha inaugurato il suo mandato di Lady Pesc proprio con in Israele e Palestina, cercare di accelerare il processo di riconoscimento. La stessa Mogherini, pochi giorni fa in Senato, ha ribadito la «centralità del Medio Oriente». Sono finora nove (Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Malta e Romania) i Paesi della Ue che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina.
Il governo italiano però rimane prudente. «Il riconoscimento non è all’ordine del giorno dei lavori parlamentari — spiega il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Dalla Vedova —, quando lo sarà avremo una nostra posizione. Ma porlo in questo modo rischia di essere intempestivo. È certo un tema ma che va inserito nel quadro della prospettiva comune, cioè dell’Italia e della Ue, dei “due popoli, due Stati”. Il risultato principale cui puntare è la ripresa del negoziato di pace e all’interno di questo c’è sicuramente anche il riconoscimento dello Stato palestinese».
Presentata dalla deputata socialista Pia Locatelli e cofirmata da 19 deputati del gruppo misto e del Pd, la mozione della maggioranza chiede al governo italiano di «riconoscere in maniera completa e definitiva lo Stato di Palestina» e lo invita, «anche in considerazione del semestre di Presidenza dell’Unione Europea» a porre la questione «all’ordine del giorno in tutti i Paesi membri».
La seconda mozione presentata alla Camera è firmata da Gianluca Rizzo e altri 13 parlamentari del Movimento 5 Stelle. Convergente nella richiesta finale del riconoscimento, il documento dei grillini si distingue per un tono molto duro e critico nei confronti di Israele. La terza mozione è quella depositata a Palazzo Madama dal senatore Peppe De Cristofaro con 6 colleghi di Sel e a Maria Mussini del Movimento X. Nel testo, il riconoscimento dello Stato di Palestina viene definito «elemento chiave per assicurare una soluzione negoziata “due popoli in due Stati” a un conflitto che si trascina da troppo tempo».
Nessuna delle tre mozioni è stata ancora calendarizzata nell’agenda delle due Camere. Ma i firmatari sono decisi a battersi perché vengano messe in discussione prima della fine dell’anno. Al Senato, la conferenza dei capigruppo della prossima settimana potrebbe risultare decisiva. Più complicato l’iter a Montecitorio, dove il calendario è già pieno fino a quasi tutto dicembre.
Per il deputato del Pd Gennaro Migliore, «il riconoscimento dello Stato di Palestina è una necessità storica perché servirebbe a far avanzare le ragioni della pace. Non a caso in Europa anche forze conservatrici lo hanno sostenuto». Migliore ricorda che il nuovo passo sarebbe del tutto in linea con la posizione dell’Italia, che nel 2012 all’Assemblea dell’Onu votò a favore della risoluzione 67/19 che diede alla Palestina lo status di osservatore. Il parlamentare del Pd vede la mozione come parte di un’azione a livello europeo, dove toccherebbe a Federica Mogherini, che ieri ha inaugurato il suo mandato di Lady Pesc proprio con in Israele e Palestina, cercare di accelerare il processo di riconoscimento. La stessa Mogherini, pochi giorni fa in Senato, ha ribadito la «centralità del Medio Oriente». Sono finora nove (Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Malta e Romania) i Paesi della Ue che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina.
Il governo italiano però rimane prudente. «Il riconoscimento non è all’ordine del giorno dei lavori parlamentari — spiega il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Dalla Vedova —, quando lo sarà avremo una nostra posizione. Ma porlo in questo modo rischia di essere intempestivo. È certo un tema ma che va inserito nel quadro della prospettiva comune, cioè dell’Italia e della Ue, dei “due popoli, due Stati”. Il risultato principale cui puntare è la ripresa del negoziato di pace e all’interno di questo c’è sicuramente anche il riconoscimento dello Stato palestinese».
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