Scolmatori per le piene e barriere Contro il dissesto 7,6 miliardi

by redazione | 17 Novembre 2014 8:26

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 L’esondazione del Seveso, due giorni fa, sotto i temporali che hanno tormentato il Nord Italia non era certo prevista ma era nell’arco delle possibilità visto che negli ultimi due mesi è successa altre 8 volte e visto, soprattutto, che il progetto per la «realizzazione di aree di laminazione sul torrente a protezione della città di Milano», valore 140 milioni, è nel pacchetto di interventi che l’Italia ha chiesto a Bruxelles di finanziare con i fondi europei. Quelli del cosiddetto piano Juncker da 300 miliardi che dovrebbero essere suddivisi tra i Paesi della Ue per rilanciare gli investimenti. Quegli investimenti che con la crisi sono crollati un po’ ovunque in Europa, ma sono necessari per ritrovare la strada della crescita economica.
L’Italia chiede in tutto 40 miliardi per 2.204 progetti che ne valgono all’incirca il doppio ma che prevedono anche il supporto finanziario della Bei, Banca europea degli investimenti, e della Cassa depositi e prestiti. I più importanti per valore riguardano le infrastrutture, l’energia e i trasporti mentre i più numerosi — 1.956 — proprio la prevenzione dei rischi idrogeologici, cioè i dissesti, le frane, le esondazioni, le piene che da settimane stanno provocando danni enormi in Liguria, in Lombardia ma non solo e purtroppo anche vittime, 12 negli ultimi 70 giorni. I progetti, sempre che il piano italiano sia integralmente accolto dalla Commissione europea, saranno attivabili comunque nel prossimo triennio e dovranno essere avviati, con l’apertura dei primi cantieri nel corso del 2015.
La manutenzione
del territorio
I progetti di intervento nel settore della difesa dai rischi idrogeologici, nel piano del governo, sono tantissimi ma non sono tra i primi per valore. Sono definiti, anzi, dei micro finanziamenti che tutti assieme hanno un potenziale finanziabile di 7,6 miliardi, di cui la metà col supporto della Bei e il resto, appunto con le risorse europee, di cui il 48% riguardano il Nord, il 13% il Centro e il 39% il Sud. Le percentuali cambiano se si fa riferimento al loro numero: le richieste di finanziamento, presentate principalmente dalle Regioni , sono maggiori per il Sud, circa il 50%, e si equivalgono, il 25%, per il Centro e per il Nord. E si tratta soprattutto di progetti mirati a delimitare il più possibile le esondazioni dei torrenti in piena. Tra gli interventi più consistenti spiccano quelli previsti in Liguria dove si propone di finanziare lo «scolmatore» del torrente Bisagno, nel comune di Genova, dal valore di 275 milioni, il completamento dell’«adeguamento idraulico-strutturale» del tratto terminale del torrente Bisagno, valore 210 milioni nonché, con tre progetti distinti, la «mitigazione del rischio idraulico» del tratto terminale del fiume Magra, per un valore complessivo di 93 milioni.
In Lombardia spunta tra gli altri il progetto di bypass idraulico del torrente Frodolfo in provincia di Sondrio — 33 milioni di valore — mentre la realizzazione dell’invaso sul torrente Tesina, in diversi tratti, è preso in carico da due Regioni, la competente autorità fluviale dell’Alto Adige che ha programmato anche interventi sulla rete idraulica del bacino Lusore per un costo di 68 milioni, e il Veneto che progetta anche di estendere l’invaso Montebello a servizio del torrente Chiampo. Scendendo lungo l’Italia è sul fiume Liri e allo «scolmatore di piena» che è destinato un progetto da 39 milioni della Regione Lazio mentre la Campania si preoccupa della protezione dall’erosione costiera e dei rischi in particolare che corrono i comuni di Ascea, Casal Velino e Pollica (45 milioni) oltre che della regolarizzazione della confluenza tra i fiumi Sele e Calore Lucano. Al Sud, tra i numerosi micro interventi, spicca il completamento delle opere di difesa costiera a Bonifati, in provincia di Cosenza, proposto dalla Regione Calabria (32 milioni) e le opere di salvaguardia della costa a difesa del comune di Patti progettate dalla Sicilia che chiede per questo 185 milioni di finanziamento.
Agenda digitale
La manutenzione del territorio che promette l’apertura di molti cantieri è, come si è detto, il programma più ricco di progetti presentato dall’Italia a Bruxelles, alla task force, composta dai rappresentanti della Commissione, della Bei e degli stessi Paesi dell’Unione; che a sua volta presenterà un rapporto all’Ecofin di dicembre, il quale dovrebbe avviare la procedura di selezione e approvazione. Ma vi sono altri programmi omogenei nel piano di investimenti dell’Italia: c’è quello per l’Agenda digitale dove trova posto il progetto della digitalizzazione della scuola che richiede un investimento di 670 milioni (è previsto anche un piano da 100 milioni per i dottorati industriali) e anche quello da 108 milioni per la bonifica dei siti contaminati. Non mancano le proposte per l’E-Health né per le metropolitane. Vengono presentati, fra gli altri, i progetti per l’aeroporto di Catania e per l’autostrada Ragusa-Catania, e per lotti di Tav.
Infrastrutture
I progetti più consistenti riguardano però i settori delle infrastrutture e delle telecomunicazioni, dove il piano per la banda ultralarga dovrebbe assorbire 7,2 miliardi di finanziamenti; nonché quelli dell’energia, dove trovano posto i piani di stoccaggio di gas in Lombardia e in Basilicata e il finanziamento per il Fondo per l’efficientamento energetico nazionale dei trasporti e dell’ambiente. Si tratta in tutto di 115 progetti di grossa entità, in grado a loro volta, dopo aver ottenuto le risorse europee, di attivare altrettanti finanziamenti privati. Dovrebbe essere, se l’Italia riuscisse a farsi accettare la gran parte delle sue proposte, una spinta significativa per gli investimenti, che è l’unico motore in grado di funzionare per trainare la crescita e fare uscire il Paese dalla recessione prima e dalla palude della stagnazione poi.
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