«Io stanchino». La svolta di Grillo

«Io stanchino». La svolta di Grillo

Loading

MILANO Una accelerazione nel mezzo della tempesta, con i parlamentari e la base però ancora in subbuglio. Una mossa per uscire più in fretta, più compatti e più organizzati dal caos, almeno secondo le intenzioni del leader. Beppe Grillo, il giorno dopo le espulsioni dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, con il gruppo parlamentare a un passo dalla scissione, apre ufficialmente la nuova fase del Movimento. «Il M5S ha bisogno di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale. Questo è un dato di fatto. Io, il camper e il blog non bastiamo più. Sono un po’ stanchino, come direbbe Forrest Gump », scrive il leader. E lancia la sua proposta: «Pur rimanendo nel ruolo di garante del M5S ho deciso di proporre cinque persone, tra le molte valide, che grazie alle loro diverse storie e competenze opereranno come riferimento più ampio del M5S in particolare sul territorio e in Parlamento».
I cinque vice del «direttorio» — come viene bollato da attivisti ed eletti pentastellati — sono tutti fedelissimi: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia. La scelta apre un polverone tra i parlamentari: «È la fine dell’uno vale uno», commentano alcuni esponenti. Federico Pizzarotti è anche più lapidario e sarcastico: «Uno vale», twitta. C’è chi promuove campagne sui social network contro il supporto ai colleghi. Un gruppetto di 10 deputati lancia l’hashtag #BeppeQuestaVoltaNonCiSto. Tra loro Artini, ma anche il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi e gli ex capigruppo Alessio Villarosa e Giuseppe Brescia. «Non è detto poi che sia un incarico a vita», osserva Cecconi. «Se vince il sì diventeremo un partito — scrive invece su Facebook Patrizia Terzoni — ed io non voglio far parte di un partito. Le sovrastrutture lasciamole al Pd». Altri due parlamentari, Daniele Pesco e Dino Alberti, preannunciano le loro dimissioni in caso di vittoria del sì, che puntualmente arriva.
Per i cinque nuovi «garanti» è un plebiscito: il 91,7% vota a favore. Sul blog partecipano 37 mila iscritti, diecimila in più rispetto alla consultazione di ventiquattr’ore prima su Artini e Pinna (che ieri via web sono stati banditi dal parlare a nome del Movimento, ndr). Grillo commenta: «Siamo pronti a costruire il futuro del M5S». «Grazie a tutti. Sentiamo sinceramente il senso di responsabilità», postano i nuovi «vice». Poche parole — spiegano fonti vicine ai pentastellati — per «evitare strumentalizzazioni e non dare adito a nuove polemiche». Ma la situazione all’interno dei Cinque Stelle è tutt’altro che tranquilla.
I mal di pancia crescono. Sulla Rete qualche militante polemizza, citando le regole del «Non-statuto», che prevede una rappresentanza politica dei Cinque Stelle «senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi». Ma è chiaro ormai che il Movimento sta cambiando pelle e che queste metamorfosi rischiano anche di lasciare il segno. A Roma vanno in scena due riunioni distinte: da una parte i dissidenti, prossimi alla rottura, dall’altra i deputati, soprattutto ortodossi. Il nuovo direttorio viene accolto dal silenzio: in aula solo una trentina di deputati (su oltre cento totali) danno l’idea del distacco, dello scollamento tra i parlamentari e la decisione dei leader. L’ala critica invece si sonda, si pesa, tiene i contatti con Parma, con quella parte del Movimento che si ritiene delusa (ed esclusa) dalle scelte di Grillo e Casaleggio.
Artini torna ad attaccare. Ironizza sul collegio dei garanti, «un altro chiaro esempio di democrazia!». E aggiunge: «Sono nomi imposti dall’alto, senza la consultazione dei gruppi parlamentari e dell’assemblea, che invece doveva potersi esprimere». L’assemblea congiunta, in realtà, è stata convocata per martedì: servirà proprio per ratificare le ultime espulsioni, ma potrebbe anche trasformarsi nell’ultimo atto dei Cinque Stelle nei modi e nei numeri che hanno avuto finora in Parlamento.


Related Articles

La Resi­stenza della Cina

Loading

Il 70° anni­ver­sa­rio della vit­to­ria del popolo cinese nella Guerra di resi­stenza con­tro l’aggressione giap­po­nese, che si cele­bra il 3 set­tem­bre a Pechino, viene boi­cot­tato non solo da Tokyo ma da Washing­ton e quasi tutti i governi della Ue

La Grecia spinge i rifugiati in Albania

Loading

Duemila siriani condotti con gli autobus del governo verso il campo di Konitsa Allarme per la possibile ripresa degli sbarchi lungo le coste del Salento

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment