Afghanistan, si chiude la missione Isaf. Ma la guerra continua

by redazione | 28 Dicembre 2014 18:36

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KABUL – Dopo tredici anni di guerra la direzione da prendere è quella dell’archivio. Della storia. Finisce formalmente la Missione internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan. Il suo ultimo comandante, il generale Usa John Campbell, ha annunciato oggi a Kabul la fine delle operazioni da combattimento e il passaggio del testimone, dal primo di gennaio, a una più ridotta missione internazionale di assistenza e formazione denominata Resolute Support. E nell’ambito di una cerimonia tenuta segreta fino all’ultimo per timore di sabotaggi da parte dei talebani, Campbell ha espresso un giudizio positivo del lavoro svolto ricordando che insieme “abbiamo portato gli afghani fuori dall’oscurità e dalla disperazione, e dato loro una speranza per il futuro”.

Il contesto della nuova missione. Il generale ha inoltre aggiunto che “con la nuova missione Resolute Support non vi sarà mai più un ritorno ai giorni bui del passato”. Basata su due accordi firmati con gli Usa (Bse) e con la Nato (Sofa), la nuova missione ha una durata decennale e conterà su 12-13.000 uomini messi a disposizione dalla Nato e da altre 14 Nazioni. Il suo compito sarà sostanzialmente di assistenza, consulenza e formazione dei 350.000 uomini delle forze di sicurezza afghane. Ma gli Usa si sono riservati la possibilità di utilizzare eccezionalmente sul territorio afghano i propri militari per operazioni anti-terrorismo. La conclusione della missione Isaf, decisa anni fa in un vertice Nato a Lisbona, è un evento significativo ma avviene in un momento in cui l’Afghanistan è al centro di una ondata di violenze diffusa[1] su quasi tutto il territorio nazionale, e in particolare a Kabul, teatro di almeno nove attentati cruenti solo negli ultimi due mesi.

La situazione attuale. Forse anche perchè consapevole di questo, il generale Campbell si è rivolto nel suo discorso “ai nostri nemici”, considerando che “è venuto il momento per loro di ascoltare l’appello del presidente Ghani di deporre le armi, scegliere la pace e partecipare alla ricostruzione della nazione afghana”. La risposta degli insorti non si è fatta attendere. E il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha dichiarato che “i 13 anni di intervento della Coalizione internazionale sono stati un fallimento” e che “nessun negoziato con il governo del presidente Ashraf Ghani sarà possibile in presenza di soldati stranieri sul territorio afghano”. Si tratta di una grave situazione di stallo che, a meno di improbabili sorprese, è destinata a perdurare nei prossimi mesi, aggravando il bilancio di sangue  e di dolore dell’Afghanistan che da 35 anni – da quando avvenne cioè l’invasione sovietica – non trova pace.

Le preoccupazioni della comunità internazionale. All’inizio di dicembre l’Onu ha diffuso preoccupanti cifre sull’aumento delle vittime civili, sostenendo che i 3.188 morti registrati alla fine di novembre 2014 rappresentavano un aumento di ben il 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questi decessi devono aggiungersi gli oltre 4.600 soldati e agenti di polizia afghani uccisi soltanto fra gennaio e ottobre di quest’anno. Una cifra che in 10 mesi è stata superiore a tutte le 3.485 perdite (48 italiane) accusate dalla Coalizione internazionale dal 2001. Le prospettive per l’immediato futuro afghano sono rese ancora più preoccupanti dal mancato decollo del governo del presidente Ashraf Ghani. A oltre tre mesi dal suo insediamento, infatti, il capo dello Stato non è riuscito a ufficializzare una lista di ministri a causa del conflitto che lo oppone ad Abdullah Abdullah, avversario sconfitto nelle presidenziali. Dopo una mediazione svolta dal Segretario di Stato americano, John Kerry, Abdullah è rientrato nel gioco del potere[2] ottenendo il coordinamento del futuro governo di unità nazionale. Ma nonostante dichiarazioni rassicuranti, i due leader non si sono ancora messi d’accordo e l’Afghanistan è oggi come un nave che attraversa un mare in tempesta senza nessuno al timone.

 

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Endnotes:
  1. un momento in cui l’Afghanistan è al centro di una ondata di violenze diffusa: http://www.repubblica.it/esteri/2014/12/11/news/kabul_uccisi_6_soldati_in_attentato_suicida-102603060/?ref=search
  2. rientrato nel gioco del potere: http://www.repubblica.it/economia/2014/12/09/news/melograno_oppio_afghanistan-102479407/?ref=search

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2014/12/afghanistan-si-chiude-missione-isaf-guerra-continua/