Arrestato in Estonia Giulietto Chiesa La protesta dell’Italia

by redazione | 16 Dicembre 2014 11:47

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MOSCA . Arrestato in perfetto stile sovietico proprio in un Paese dell’Unione europea tra i più schierati contro i metodi della Russia di ieri e di oggi. Giulietto Chiesa, 74 anni, nota firma del giornalismo italiano ed ex eurodeputato, è stato prelevato ieri sera nella sua camera d’albergo nel centro della capitale estone Tallin da una pattuglia di agenti dello speciale servizio di sicurezza del Ministero degli Interni, meglio conosciuto con l’inquietante acronimo di Kapo. Nessuna spiegazione: «Prepari la sua valigia e venga con noi». Chiesa ha potuto solo scambiare due parole al telefono con la moglie (Fiammetta Cucurnia, giornalista di Repubblica) prima di essere rinchiuso in una cella di un commissariato di periferia: «Mi stanno arrestando ma nessuno mi spiega perché». Un agente avrebbe poi fatto capire che a carico di Chiesa ci sarebbe un decreto di espulsione da eseguire entro 48 ore. E infatti nella notte è stato poi rilasciato. Quanto basta per aprire una vera propria crisi diplomatica tra Italia ed Estonia con la convocazione alla Farnesina dell’ambasciatrice estone a Roma, Celia Kuningas. Nel conseguente comunicato del segretario generale Michele Valensise si usano i termini diplomatici di «sorpresa e preoccupazione» ma i toni dell’incontro sarebbero stati ben più duri. E duri sono stati quelli dei socialisti all’Europarlamento («palese violazione dei diritti civili»), mentre dagli uffici dell’Alto commissario Ue Federica Mogherini si fa sapere di aver intrapreso «un’azione incisiva».
Quello che appare inconcepibile è che fino a notte inoltrata nessuno aveva ancora comunicato la motivazione dell’arresto. La motivazione, se c’è, è difficile da rendere pubblica senza un grave imbarazzo per il governo estone. Giulietto Chiesa avrebbe dovuto infatti partecipare da ospite d’onore a una conferenza sul tema “La Russia è nemica dell’Europa?” organizzata dal centro culturale Impressum, gestito da Igor Teterin, esponente della minoranza russa in Estonia. L’arresto ha di fatto cancellato un appuntamento nel quale sarebbero stati affrontati temi non graditi al governo locale. La posizione di Giulietto Chiesa sulla crisi ucraina è ben nota. Veterano dei corrispondenti a Mosca fino ai tempi di Putin, Chiesa ha sempre sostenuto che molte informazioni sulla crisi sono frutto di una manipolazione propagandistica anti-russa. E ha più volte raccontato, spesso anche con prove dettagliate, delle pressioni americane, polacche e delle repubbliche baltiche per strappare l’Ucraina alla storica area di influenza di Mosca. Comprensibile che queste considerazioni siano sgradite a Tallin. Molto meno che in un Paese europeo si arresti un giornalista per impedirgli di esprimere il suo pensiero.
Per far uscire Chiesa dalla cella e fargli dare almeno qualcosa da mangiare c’è voluto l’intervento a muso duro del nostro ambasciatore a Tallin, Marco Clemente. Che ha avviato una trattativa per ottenere la liberazione del giornalista poi avvenuta nella notte.
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