Corruzione. Il compromesso che lascia fuori gli sconti per chi collabora

Una scelta che serve a tradurre in pratica gli slogan lanciati dal premier in video-messaggio quattro giorni fa, fermandosi però al «minimo sindacale». Prescrizione un po’ più lunga, e norme che dovrebbero rendere più efficaci le confische dei beni, oltre che condizionare il patteggiamento «alla restituzione completa del maltolto», come aveva annunciato Renzi: «sennò uno ruba, patteggia e trova la carta “uscire gratis di prigione” come al Monopoli», aveva detto.
Solo che il codice penale non è un gioco di società, né è fatto per essere modificato in fretta e furia al fine di mettere in pratica una battuta. Parificare la pena minima della corruzione a quella della concussione, per esempio, e dunque mettere sullo stesso piano (nell’ipotesi della condanna più leggera) l’accordo illecito tra privati cittadini e la costrizione da parte di un pubblico ufficiale, non pare una buona idea. Non a caso le pene base, attualmente, sono diverse. E più in generale, se c’è un gruppo di reati collegati tra loro (tanto che la numerazione degli articoli diventa bis , ter , quater , eccetera), toccarne solo uno può creare qualche problema.
Tra le ipotesi entrate a palazzo Chigi ce n’era una — contenuta in entrambi gli schemi — che prevedeva sconti di pena per corrotti o corruttori che avessero deciso di collaborare con gli inquirenti, sollecitata con forza dai magistrati e dall’Autorità anticorruzione. È rimasta sui fogli dei tecnici ministeriali, senza entrare nel disegno di legge. «Ma quella approvata è una buona base di partenza, visto che da vent’anni non si riusciva a fare niente — sostiene David Ermini, responsabile Giustizia del Pd —. Naturalmente va affinata, soprattutto per introdurre l’incentivo alla collaborazione, e lo faremo in Parlamento».
Ma tra Camera e Senato i problemi interni alla maggioranza provenienti soprattutto dal centrodestra potrebbero addirittura aumentare per i democratici. Com’era prevedibile, la giustizia penale s’è dimostrata un terreno sul quale è difficile mettersi d’accordo con il Ncd, partito che deve vedersela con la concorrenza elettorale di Forza Italia, particolarmente agguerrita su questo tema. «È importante che ci sia una risposta da parte del governo in termini tempestivi ed equilibrati», afferma il viceministro della Giustizia Enrico Costa, esponente del partito di Alfano, che pure rimanda alla discussione parlamentare.
«Non mi pare una riforma epocale — commenta il presidente dell’Associazione magistrati Sabelli —. Forse è l’inizio di un cammino che però dovrebbe essere molto più approfondito e sistematico»
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