Il debito sale ancora: 2.157 miliardi Più garanzie per le piccole imprese

Il debito sale ancora: 2.157 miliardi Più garanzie per le piccole imprese

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ROMA «Entro Natale la legge di Stabilità sarà chiusa». Per il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, il Senato dovrebbe licenziarla «entro giovedì o al massimo venerdì». Ma intanto ieri la sessione di Bilancio è slittata di tre ore per una riunione di maggioranza che ha portato all’accantonamento delle norme più dibattute.
«Su regime dei minimi, Irap e Fondi pensioni il cantiere è ancora aperto» ha ammesso il relatore Giorgio Santini (Pd). Che ha addebitato il ritardo alla decisione di incontrare anche le opposizioni: «Vogliamo farla la legge di Stabilità…». Il riferimento è al rischio di ostruzionismo che ieri si è palesato nell’attivismo con cui il M5S ha preso a pretesto la lettera inviata dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ai presidenti delle Camere, allegata al testo del parere della Commissione sulla manovra che, a marzo, «rischia» la bocciatura. Moscovici sollecita il Parlamento a «prendere le misure necessarie per assicurare che la manovra sia in linea» con il patto di Stabilità. Una procedura nuova, quella seguita da Moscovici, sulla quale il M5S chiede al governo un chiarimento in Aula, e che segnala il livello di allarme intorno ai conti pubblici.
Del resto gli ultimi dati del Bollettino di Bankitalia attestano che il debito è aumentato in ottobre di 23,5 miliardi, a quota 2.157,5 miliardi. Migliora invece il fabbisogno certificato dal Tesoro a quota 8,5 miliardi, con una riduzione rispetto ai 12,6 miliardi dell’ottobre 2013. Entrate: 33,7 miliardi. Spese: 42,3 miliardi, 3,3 miliardi per interessi. Male le entrate tributarie, secondo Bankitalia: il gettito fiscale a ottobre è pari a 28,5 miliardi, -2,7% su anno. Sostanzialmente invariate le entrate nei primi dieci mesi dell’anno. Un dato in linea con quello del Tesoro che, pur vedendo una ripresa tirata dall’Iva, sconta un rallentamento dell’Irpef (-0,8%).
Intanto emergono particolari sugli 80 emendamenti presentati dal governo in commissione Bilancio. Ad esempio, si mette al sicuro l’entrata prevista con lo «split payment»: il meccanismo che affida alle pubbliche amministrazioni il pagamento dell’Iva dovuta sui loro acquisti di beni e servizi, scatterà senz’altro a gennaio, senza attendere l’autorizzazione Ue. Il governo corre ai ripari sul mancato incasso dell’Iva sui pagamenti dei debiti della P.a. per 6 miliardi, disposti dal decreto di aprile scorso: solo 240 milioni sui 650 previsti. Per evitare l’aumento delle accise (clausola di salvaguardia), il governo stanzia la somma mancante. Infine si riducono da 500 a 300 milioni i tagli alla Difesa. La commissione Bilancio in serata ha esteso il Fondo di garanzia per le Pmi previsto dal decreto Sviluppo alle imprese con non più di 499 dipendenti.
Antonella Baccaro


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