Fermi tutti, oggi scio­pero generale

by redazione | 12 Dicembre 2014 8:44

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Allo scio­pero gene­rale potranno par­te­ci­pare anche i fer­ro­vieri: il governo ha dovuto cedere. È la con­clu­sione di una gior­nata al ful­mi­co­tone, che ha visto Cgil, Uil e Orsa opporsi alla deci­sione del mini­stro Mau­ri­zio Lupi di pre­cet­tare gli addetti al tra­sporto. Il pre­mier Mat­teo Renzi ha deciso di tenere un pro­filo più basso, non pren­dendo di petto — come usa fare di solito — i sin­da­cati, ma anzi offrendo loro una sorta di aper­tura. Quando già si stava trat­tando al mini­stero per una pos­si­bile revoca (che poi infatti in serata è arri­vata), il pre­si­dente del con­si­glio ha dichia­rato che la fer­mata dei lavo­ra­tori è «legit­tima», e ha augu­rato loro un «in bocca al lupo».

Segnali di fumo che non indi­cano certo una via più facile per Cgil e Uil — la strada delle pro­te­ste resta più che in salita — ma che in qual­che modo hanno ammor­bi­dito una gior­nata che era nata all’insegna della mas­sima ten­sione. I segre­tari Susanna Camusso e Car­melo Bar­ba­gallo, infatti, nel primo pome­rig­gio erano usciti con una vera e pro­pria dichia­ra­zione di guerra: «La pre­cet­ta­zione — hanno detto — mette in discus­sione una delle mas­sime espres­sioni della demo­cra­zia. È nostra inten­zione inve­stire dell’accaduto le mas­sime cari­che dello Stato, per­ché siamo di fronte a una ine­qui­vo­ca­bile lesione del diritto di scio­pero san­cito dalla Costituzione».

«Non era mai suc­cesso che nell’immediata vigi­lia di uno scio­pero gene­rale fosse assunta una tale deci­sione, per di più con­trav­ve­nendo alle norme e pro­ce­dure pre­vi­ste in mate­ria dalla legge — hanno affer­mato sem­pre i due lea­der di Cgil e Uil — In pre­ce­denti ana­lo­ghe cir­co­stanze, la veri­fica dell’eventuale com­pres­sione del diritto alla mobi­lità veniva effet­tuata suc­ces­si­va­mente allo svol­gi­mento della mani­fe­sta­zione: una com­pres­sione che, in que­sto caso, siamo certi non si veri­fi­cherà affatto». La stessa Camusso, aveva defi­nito qual­che ora prima «gra­vis­sima» la pre­cet­ta­zione, «un inter­vento a gamba tesa».

«C’è pro­fondo rispetto per i sin­da­cati — ha detto Renzi qual­che ora prima che arri­vasse la revoca, appunto quando era già aperto il tavolo al mini­stero — Non la pen­siamo come loro, cam­bie­remo paese anche per loro ma garan­tiamo la mas­sima col­la­bo­ra­zione isti­tu­zio­nale e mi auguro che si risol­vano in poche ore le pole­mi­che tra Lupi e Camusso».

«Lo scio­pero gene­rale è un momento di alta pro­te­sta», ha con­ti­nuato il pre­si­dente del con­si­glio. «Noi abbiamo pro­fondo rispetto anche se io non sono d’accordo con le ragioni. Buon lavoro a chi lavora e in bocca al lupo a chi scio­pera, con rispetto e senza pole­mi­che», ha quindi concluso.

Lupi ha quindi deciso, dopo la trat­ta­tiva, di revo­care l’ordinanza di pre­cet­ta­zione, otte­nendo che lo scio­pero fosse rimo­du­lato da 8 a 7 ore, così da arre­care un danno minore ai viag­gia­tori. «Di fronte alla segna­la­zione dell’Autorità garante degli scio­peri che richia­mava “il fon­dato peri­colo di un pre­giu­di­zio grave e immi­nente ai diritti della per­sona costi­tu­zio­nal­mente tute­lati” — ha spie­gato il mini­stro — ho voluto difen­dere il diritto alla mobi­lità dei cit­ta­dini». «Nello stesso tempo — pro­se­gue — rite­nendo che vada garan­tito il diritto allo scio­pero, anche di fronte a uno scio­pero che non con­di­vido, sin da subito ho rite­nuto di dover dia­lo­gare con i sin­da­cati coin­volti per con­tem­pe­rare entrambi i diritti. La ragio­ne­vo­lezza dimo­strata dai sin­da­cati, (Cgil, Uil, Ugl e Orsa da una parte e CAT dall’altra) che hanno ridotto il tempo sia dello scio­pero (che fini­sce alle 16 invece che alle 17 con un grande van­tag­gio per i pen­do­lari) sia di quello di sabato e dome­nica (che salva la fascia serale di sabato ini­ziando alle 24 invece che alle 21), e la ras­si­cu­ra­zione di Tre­ni­ta­lia sulla pos­si­bi­lità di ridurre così i disagi per i cit­ta­dini ho deciso revo­care il prov­ve­di­mento di precettazione».

«Ave­vamo ragione noi. Il governo ha dovuto fare mar­cia indie­tro e revo­care la pre­cet­ta­zione — hanno com­men­tato sod­di­sfatti Camusso e Bar­ba­galo — Non c’erano le con­di­zioni di legge per ini­bire il diritto di sciopero».

Dal fronte sin­da­cale, i segre­tari di cate­go­ria hanno invi­tato i lavo­ra­tori alla par­te­ci­pa­zione: da Wal­ter Schia­vella (Fil­lea Cgil) a Ste­fa­nia Crogi (Flai Cgil), fino a Paolo Pirani (Uil­tec Uil).

Sonora boc­cia­tura, invece, dal pre­si­dente di Con­fin­du­stria, Gior­gio Squinzi: «In un mondo che viag­gia alla velo­cità della luce — ha detto — andare con sistemi non voglio dire vec­chi ma tra­di­zio­nali come uno scio­pero gene­rale mi lascia qual­che dub­bio». Squinzi ha comun­que ricor­dato che lo scio­pero «è un diritto» ma in un momento di dif­fi­coltà «abbiamo biso­gno di più coe­sione per ritro­vare lo sviluppo».

Un’adesione alla pro­te­sta è venuta dalle asso­cia­zioni Lgbti: «Assieme ai lavo­ra­tori e alla lavo­ra­trici espri­miamo dis­senso e pre­oc­cu­pa­zione per la deriva dispo­tica e per i veri e pro­pri arre­tra­menti che la poli­tica del governo Renzi sta met­tendo in campo, attra­verso il Jobs Act e la legge di sta­bi­lità, ma anche nelle nume­rose inot­tem­pe­ranze e negli impe­gni mai rispet­tati», dicono Arci­gay, Arci­le­sbica, Fami­glie Arco­ba­leno e Mit.

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