Francia e Italia, ancora uno sforzo

by redazione | 9 Dicembre 2014 8:48

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La Fran­cia cerca di cal­mare il gioco con Bru­xel­les – e la Ger­ma­nia – a due giorni dalla pre­sen­ta­zione in Con­si­glio dei mini­stri della legge Macron, un testo “pren­di­tutto” sulla “cre­scita e l’attività”, che si pro­pone di libe­ra­liz­zare su tutti i fronti, dalle pro­fes­sioni rego­la­men­tate al lavoro la dome­nica fino alla faci­lità di licen­zia­mento. Il governo non ha la mag­gio­ranza, il Ps è spac­cato, l’ala sini­stra minac­cia di votare con­tro: Valls rischia quindi un “inci­dente” e di dover ricor­rere al 49–3, cioè di dover chie­dere la fidu­cia, per far pas­sare la riforma. Que­sta “riforma” dovrebbe ser­vire per con­vin­cere Bru­xel­les e Ber­lino che la Fran­cia è “sulla buona strada”, alla pari del Jobs Act ita­liano. E’ que­sto il com­mento del mini­stro delle finanze tede­sco, Wol­fgang Schäu­ble, che ha cer­cato di cor­reg­gere l’intervento di Angela Mer­kel, dome­nica su Die Welt, dove la can­cel­liera ha ricor­dato che gli sforzi di riforma di Ita­lia e Fran­cia “non sono ancora suf­fi­cienti”. Pochi giorni prima, il com­mis­sa­rio all’economia, il tede­sco Gün­ther Oet­tin­ger, aveva vio­len­te­mente cri­ti­cato la Francia.

Ieri, l’Eurogruppo ha esa­mi­nato a Bru­xel­les i giu­dizi della Com­mis­sione sui bilanci dei 18 paesi della zona euro, resi noti a fine novem­bre dalla Com­mis­sione. Il testo del comu­ni­cato finale è stato emen­dato rispetto a una prima ste­sura, più dura, per evi­tare di irri­tare Parigi: sono sug­ge­rite “misure addi­zio­nali” da met­tere in opera, ma l’Eurogruppo evita di dare delle cifre (una sforzo strut­tu­rale “miglio­rato” fino allo 0,5% del pil per la Fran­cia). Il mini­stro delle finanze, Michel Sapin, ha affer­mato ieri che “il prin­ci­pale senso del mes­sag­gio di Angela Mer­kel è che dob­biamo attuare le riforme, aspetta un pas­sag­gio all’atto, nulla di più”. Per Sapin, “Mer­kel non pensa al 2012 o 2013, ma fa soprat­tutto rife­ri­mento al 2003. Quando Parigi e Ber­lino non hanno rispet­tato il patto di sta­bi­lità, ma poi la Ger­ma­nia si è rifor­mata, men­tre la Fran­cia non lo ha fatto”. Sapin ha cer­cato di ripor­tare un po’ di calma, dopo che dome­nica Jean-Luc Mélen­chon del Front de Gau­che ha rispo­sto con un secco tweet all’intervista di Mer­kel a Die Welt: “Maul zu, Frau Mer­kel” (chiudi il becco, signora Mer­kel). Sapin spera che, con la riforma Macron e gra­zie al ribasso di petro­lio e euro (rispetto al dol­laro) i conti pos­sano miglio­rare (ha annun­ciato la set­ti­mana scorsa un defi­cit al 4,1% nel 2015, un po’ minore del 4,3% ini­zial­mente pre­vi­sto). Ci sono poi i 600 milioni che Bru­xel­les dovrebbe resti­tuire alla Fran­cia, che avrebbe ver­sato troppo per il bilan­cio Ue del 2014. Macron ha per­sino messo in ven­dita il 49% dell’aeroporto di Tolosa – deci­sione che sta sca­te­nando un puti­fe­rio – ven­duta a una società cinese (in alleanza con dei cana­desi che l’Fmi ha escluso dai mer­cati mon­diali per mal­ver­sa­zioni): in tutto, 300 miseri milioni di euro. In altri ter­mini: la Fran­cia raschia i fondi dei cas­setti per tro­vare dei soldi ed evi­tare le “san­zioni” di Bru­xel­les. In ogni caso, Ita­lia e Fran­cia ave­vano già otte­nuto tre mesi di pro­roga, l’esame della Ue è riman­dato alla pros­sima pri­ma­vera e solo allora potranno esserci deci­sioni rispetto a even­tuali multe per defi­cit (Fran­cia) o debito (Ita­lia) ecces­sivi. La Com­mis­sione allenta un po’ l’applicazione degli auto­ma­ti­smi del Six Pack e del Two Pack, ma con­ti­nuerà a lavo­rare ai fian­chi Ita­lia e Fran­cia, per­ché si pie­ghino ai dik­tat del Fiscal Com­pact. “Misure addi­zio­nali sono neces­sa­rie” ha riba­dito il pre­si­dente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.

L’Eurogruppo di ieri ha anche riman­dato una deci­sione sulla Gre­cia. Il “piano di aiuti” ad Atene dovrà venire pro­lun­gato nella prima parte del 2015. Per ver­sare l’ultima tran­che di 1,8 miliardi di euro, la troika chiede nuovi “sforzi” alla Gre­cia (altri 2–3 miliardi di tagli al bilan­cio). Una richie­sta poli­ti­ca­mente inso­ste­ni­bile. La Ue ha paura di Syriza, che sale nei sondaggi.

Nes­suna deci­sione nep­pure per la Tassa sulle tran­sa­zioni finan­zia­rie (Ttf), che avrebbe dovuto tas­sare in 11 paesi (tra cui l’Italia) allo 0,1% le tran­sa­zioni in azioni e allo 0,01 i pro­dotti deri­vati. Ormai, la Ttf è quasi sot­ter­rata e i 30 miliardi di euro pro­messi stanno sfu­mando: le ban­che (in primo luogo le fran­cesi) non la vogliono e non c’è più nes­sun governo che si batta per la sua attuazione.

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