Ilva, più poteri al commissario «Dallo Stato intervento ponte»

ROMA Potrebbe essere la settimana decisiva per l’Iva, il gruppo siderurgico della famiglia Riva, commissariato per motivi ambientali dal governo. Tanto che secondo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sono ancora possibili tre scenari, tra loro molto diversi: l’acquisto da parte di gruppi esteri; che a comprare siano invece imprese italiane; l’intervento di un soggetto pubblico. È soprattutto quest’ultima ipotesi a suscitare dibattito tra partiti e sindacati. In realtà, spiegano fonti di governo, non si tratterebbe di un acquisto diretto da parte dello Stato, sul modello delle vecchie partecipazioni statali. È vero invece che è allo studio un dossier sul possibile intervento del Fondo strategico partecipato dalla Cassa depositi e prestiti, a sostegno di eventuali acquirenti privati (Arvedi). Ma la soluzione sarebbe più articolata.
È qui entrerebbe in campo anche l’ipotesi di un coinvolgimento di soggetti pubblici (il Fondo strategico), magari a sostegno di una cordata italiana, che potrebbe vedere insieme imprenditori nazionali del settore e le banche creditrici (Intesa, Unicredit e Banco Popolare). Potrebbe essere l’alternativa all’indiana Arcelor Mittal già in campo o ad altri soggetti che dovessero farsi avanti. A patto che non ripeta il modello Alitalia della «coalizione di volenterosi», ma sia strutturata intorno a soggetti industriali forti.
L’intervento pubblico divide i sindacati, che mercoledì incontreranno Gnudi. Fiom-Cgil è stata sempre favorevole. Uilm lo valuta positivamente «per il tempo utile a garantire la continuità produttiva dell’azienda», Fim-Cisl invece «non ha alcuna nostalgia dell’intervento pubblico». Un «intervento ponte dello Stato per rimettere in sesto l’azienda e poi rilanciarla sul mercato è plausibile», dice il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, «ma non faremo rinascere l’Italsider».
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