Mar­lane. Doppio delitto

by redazione | 20 Dicembre 2014 7:55

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E tre! Dopo l’Eternit, Bussi e Mar­lane. Se c’era biso­gno di una con­ferma sull’inadeguatezza della legi­sla­zione ita­liana, eccola. Stando alle prime noti­zie, la que­stione sem­bra la stessa: non c’è il reato di disa­stro ambien­tale, che com­porti la per­ma­nenza del reato fin­ché per­si­stono gli effetti disa­strosi sulla salute umana e sulla com­pro­mis­sione distrut­tiva dell’ambiente. Per cui la pre­scri­zione scatta, ine­vi­ta­bile. Oggi con una variante in più, pro­po­sta sem­bra dall’avv. Seve­rino, già mini­stro della giu­sti­zia, che sostiene che, al con­tra­rio di quanto ci hanno sem­pre ripe­tuto che la legge non ammette igno­ranza, per l’ambiente que­sta igno­ranza sarebbe ammessa e quindi gli impu­tati non sape­vano quel che face­vano! Se dovesse far scuola anche que­sta let­tura dei disa­stri ambien­tali, le pos­si­bi­lità di resi­stere ed impe­dire l’inquinamento e il danno alla salute scomparirebbero.

Ecco per­ché è asso­lu­ta­mente inde­ro­ga­bile inse­rire i delitti ambien­tali nel nostro codice penale.

C’è un paese dimen­ti­cato che chiede giu­sti­zia è che oggi trova voce in un fronte com­patto che dice basta all’impunità degli eco­cri­mi­nali, dando sol­lievo e nuova linfa all’economia legale e soste­ni­bile, ai cit­ta­dini per­bene. Sono milioni di per­sone che si rico­no­scono in 25 sigle, dalle asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste (come, oltre Legam­biente, Green­peace, Wwf, Fai, Lav, Lipu, Kyoto Cub) a quelle anti­ma­fia come Libera, e ancora, tra le tante, Arci, Medici per l’Ambiente e Medi­cina demo­cra­tica, Forum ita­liano dei movi­menti per l’acqua, Fede­rAm­biente, Asso­cia­zione ita­liana espo­sti amianto, Col­di­retti, Cia, Aiab, Rete Rifiuti Zero, Unione degli Stu­denti, Link, insieme al soste­gno di sem­plici cit­ta­dini e comi­tati locali, che si sono mobi­li­tate per la giu­sti­zia sia giusta!

Tutti con­sa­pe­voli che il cri­mine ambien­tale è un cri­mine essen­zial­mente eco­no­mico, figlio di una logica per­versa di impresa e della ricerca del pro­fitto a ogni costo. Que­sta logica va sman­tel­lata alla radice, quando in gioco ci sono inte­ressi col­let­tivi e il futuro di intere comu­nità. Ser­vono nuove poli­ti­che di pre­ven­zione e di gestione vir­tuosa dei beni comuni, certo, ma serve anche il bastone della legge penale con­tro chi si ostina a fare impresa a danno della comu­nità. Se vogliamo essere un paese nor­male e moderno.

Non è più accet­ta­bile nel nuovo Mil­len­nio una legi­sla­zione ambien­tale arre­trata di almeno un secolo, pen­sata per un paese agri­colo e a eco­no­mia di sus­si­stenza, non per il secondo paese mani­fat­tu­riero d’Europa e tra i primi del mondo indu­stria­liz­zato. Esi­bendo ai respon­sa­bili dei cri­mini ambien­tali solo l’arma spun­tata di sem­plici e blande con­trav­ven­zioni, che si pre­scri­vono senza nem­meno il tempo di noti­fi­care gli avvisi di garan­zia. Dopo il danno, la beffa.

Oggi, però, una strada da per­cor­rere fino in fondo c’è. Una strada che è stata per­corsa finora solo a metà e che oggi sem­bra impan­ta­nata. Que­sta strada è il dise­gno di legge 1345, appro­vato lo scorso 26 feb­braio a lar­ghis­sima mag­gio­ranza alla Camera e subito spa­rito nelle sab­bie mobili del Senato. Qui il fronte del No ha tro­vato rin­no­vato vigore, forag­giato da una parte di quel mondo indu­striale, pre­i­sto­rico, abi­tuato a sca­ri­care sulla col­let­ti­vità i costi di pro­cessi pro­dut­tivi obso­leti e for­te­mente inqui­nanti. Che temono come il demo­nio quei 4 nuovi delitti ambien­tali, soprat­tutto quelli di disa­stro e di inqui­na­mento ambien­tale, che li costrin­ge­reb­bero a pren­dere una deci­sione defi­ni­tiva: ade­guarsi ai nuovi tempi e alle nuove tec­no­lo­gie (inter­na­liz­zando parte dei costi finora sca­ri­cati all’esterno), respon­sa­bi­liz­zando la pro­pria con­dotta, oppure met­tersi dichia­ra­ta­mente fuori legge e rischiare di finire nelle patrie galere. È l’effetto della deter­renza, o meglio, della pre­ven­zione ciò che ci inte­ressa di più. Que­sta riforma, facil­mente miglio­ra­bile e per­fet­ti­bile, potrebbe con­tri­buire a svec­chiare un pezzo di mondo pro­dut­tivo e soprat­tutto soste­nere l’economia sana con­tro quella che gioca sporco, altri­menti, come è sem­pre acca­duto, l’economia cat­tiva cac­cerà l’economia sana.

Ai sena­tori di que­sta legi­sla­tura il com­pito di dimo­strare al paese intero il loro senso di respon­sa­bi­lità e di lun­gi­mi­ranza, appro­vando in tempi rapidi il Dl già pas­sato alla Camera, con miglio­ra­menti pos­si­bili ma senza stra­vol­gi­menti pre­te­stuosi. Su que­sto siamo a saremo intran­si­genti. Biso­gna dare rispo­ste con­crete a quel paese dimen­ti­cato, che non ha nes­suna inten­zione di abbas­sare la guar­dia e di accet­tare supi­na­mente i dik­tat delle solite lobby. Ognuno fac­cia la sua parte e se ne assuma la respon­sa­bi­lità, noi lo stiamo già facendo per il bene del nostro paese.

*pre­si­dente di Legambiente

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