Orlando: «Stop al Piano carceri, si volta pagina»

Orlando: «Stop al Piano carceri, si volta pagina»

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«Già a marzo 2014, molto prima di sapere dell’esistenza di una “Mafia Capi­tale”, ave­vamo avviato una rico­gni­zione delle coo­pe­ra­tive che lavo­rano con l’amministrazione peni­ten­zia­ria. E avendo riscon­trato troppa discre­zio­na­lità nel finan­zia­mento dei pro­getti, con costi anche con­si­de­re­voli, abbiamo avvi­sato con mesi di anti­cipo che tutti i pro­getti in essere anda­vano con­si­de­rati con­clusi alla fine di que­sto anno, e abbiamo chie­sto al Mef di con­trol­lare la Cassa Ammende che li finan­zia. Poi, visti i tempi che cor­rono, abbiamo tra­smesso il rap­porto sulle atti­vità finora finan­ziate alla pro­cura di Roma e alla magi­stra­tura con­ta­bile». Ha adot­tato lo stesso metodo di Igna­zio Marino, il mini­stro di Giu­sti­zia Andrea Orlando che ieri, pre­sen­tando il report della situa­zione peni­ten­zia­ria di fine anno e i nuovi ver­tici del Dap — con la nomina a vice capo di Mauro Palma, coor­di­na­tore delle 47 ammi­ni­stra­zioni peni­ten­zia­rie del Con­si­glio d’Europa e mem­bro del diret­tivo dell’Associazione Anti­gone — ha riven­di­cato i «buoni risul­tati fin qui otte­nuti nella lotta al sovraf­fol­la­mento» e san­cito il punto di svolta nella con­ce­zione del sistema peni­ten­zia­rio ita­liano. Comin­ciando con lo stop al Piano carceri.

Dun­que già prima di sapere che tra i sodali dell’ex Nar Mas­simo Car­mi­nati ci fosse «l’ingegnere», al secolo Giu­seppe Ietto, impre­sa­rio nella risto­ra­zione che, come rico­strui­sce l’inchiesta sul “Mondo di mezzo”, «è attual­mente impe­gnato in un pro­getto in fase di rea­liz­za­zione volto alla crea­zione di un punto cot­tura per una mensa da alle­stire all’interno del car­cere fem­mi­nile di Rebib­bia», il Guar­da­si­gilli aveva deciso di azze­rare tutto e di inter­na­liz­zare di nuovo — tra le pro­te­ste delle coo­pe­ra­tive e anche di alcune asso­cia­zioni e diret­tori — la gestione di molte mense carcerarie.

Orlando però non vede il rischio che si butti il bam­bino con l’acqua sporca: «Il lavoro delle coop è impor­tante — dice — ma, sic­come la Cassa Ammende finan­zia le fasi di start up, piut­to­sto che limi­tarsi a svol­gere un ruolo di sup­plenza delle carenze dell’amministrazione peni­ten­zia­ria, biso­gna che pro­pon­gano nuovi pro­getti fina­liz­zati al rein­se­ri­mento sociale dei dete­nuti». Di que­sto par­le­ranno le coop inte­res­sate nell’incontro fis­sato per il 30 dicem­bre con il nuovo capo Dap, Santi Consolo.

La riforma pro­fonda del sistema peni­ten­zia­rio chie­sta per primo dal pre­si­dente Napo­li­tano sta infatti pro­prio, spiega Orlando, in un diverso accento sulla vita dei dete­nuti fuori e oltre il car­cere, anzi­ché in cella, al fine di limi­tare la reci­diva. Misure alter­na­tive, lavoro, celle uti­liz­zate solo per il per­not­ta­mento, for­ma­zione, incen­ti­va­zione dei con­tatti con le fami­glie, nuovi pro­grammi per tos­si­co­di­pen­denti, isti­tuti più per­mea­bili alla società: «Dopo una fase di prima emer­genza — spiega Mauro Palma — il Dap deve ritro­vare una idea­lità per­ché si rie­sca a costruire un’utilità sociale della san­zione penale e una presa in carico dei sog­getti anche dopo il carcere».

La fase dell’emergenza, sostiene il mini­stro, è supe­rata anche se non tutti i pro­blemi sono risolti: «Quest’anno — dice Orlando — si è affron­tato con risul­tati impor­tanti il sovraf­fol­la­mento e siamo vicini, anche se dob­biamo riman­dare l’obiettivo al pros­simo anno, alla chiu­sura della for­bice tra dete­nuti e posti che sono rispet­ti­va­mente 54.050 e 49.494». Evi­tata «l’onta poli­tica della con­danna per vio­la­zione dei diritti dell’uomo pro­prio nel nostro seme­stre di pre­si­denza», aggiunge il Guar­da­si­gilli, «abbiamo anche scon­giu­rato multe per circa 41 milioni sui 3685 ricorsi archi­viati» dalla Corte euro­pea. Oltre al fatto che «se i 18.219 ricorsi pen­denti davanti ai giu­dici fos­sero stati pro­po­sti a Stra­sburgo, lo Stato avrebbe avuto un costo di ulte­riori 203 milioni, per un totale quindi di oltre 244 milioni».

Fine dell’emergenza signi­fica soprat­tutto chiu­dere la sta­gione dei com­mis­sa­ria­menti. Orlando pro­mette: « Basta pro­ro­ghe del Piano car­ceri », quello di ispi­ra­zione ber­lu­sco­niana che ormai si rin­nova dal 2008. «Le risorse che per troppo tempo sono state desti­nate alla costru­zione di nuovi car­ceri, e peral­tro in posti dove non sono neces­sari — con­ti­nua il mini­stro — ora dovranno andare al restauto degli edi­fici esi­stenti e alla manu­ten­zione degli isti­tuti. Recu­pe­rando così spa­zio e dignità». Si riparte da qui. E, assi­cura Orlando, dalla con­vo­ca­zione di tutti i sog­getti inte­res­sati per tenere final­mente nel 2015, pro­prio nel 40esimo com­pleanno dell’Ordinamento peni­ten­zia­rio, gli Stati gene­rali del carcere.



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