Putin, nuova dottrina militare “La Nato è il nemico n.1”

Putin, nuova dottrina militare “La Nato è il nemico n.1”

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LA NATO è la più grave minaccia verso la Russia. Lo dice la nuova dottrina militare approvata da Vladimir Putin, 29 pagine con le linee guida della strategia difensiva della Federazione russa. Il documento, che modifica e integra la dottrina precedente, approvata nel 2010, tiene conto di quelle che Putin considera i nuovi rischi alla sicurezza nazionale, in particolare dopo le tensioni riguardo l’Ucraina. E agli occhi del Cremlino è appunto la Nato la più grave minaccia.
Tanto più dopo che l’Ucraina ha abbandonato lo status di nazione “non allineata”, primo passo verso un eventuale richiesta d’adesione alla Nato. Il Cremlino ritiene che l’Alleanza, che in autunno ha teorizzato la “diplomazia coercitiva” nei confronti di Mosca per risolvere la crisi Ucraina, stia espandendo troppo il suo potenziale militare nei Baltici, in Polonia, Bulgaria e Romania.
Il rafforzamento del potenziale militare della Nato in Europa dell’Est e la maggior frequenza delle sue esercitazioni in quell’area sono visti da Mosca come un tentativo guidato dagli Usa per isolare e indebolire la Russia. Così fra le minacce ha inserito il Prompt Global Strike, sistema di difesa americano che ha l’obiettivo di condurre attacchi militari convenzionali ovunque nel mondo in 60 minuti. E lo scudo anti-missile europeo, ritenuto da Putin una «minaccia agli equilibri strategici del Continente ».
Il documento introduce poi la possibilità di ricorrere ad armi convenzionali di precisione come deterrente per eventuali aggressioni straniere. Finora la Russia contava sul nucleare, in ritardo rispetto all’Occidente riguardo alle armi di precisione. Tuttavia di recente ha schierato missili Iskander, in grado di colpire obiettivi fino a 480 chilometri di distanza.
Il documento definisce pericolosi per Mosca anche quei «processi di instaurazione, negli stati limitrofi, di regimi la cui politica minaccia gli interessi della Russia», ed elenca fra le minacce alla sicurezza nazionale «l’attività sovversiva dei servizi segreti stranieri» cos’ come il «possibile uso» all’interno della Russia «di forze politiche e movimenti sociali, finanziati e controllati dall’esterno». Il primo a farne le spese potrebbe essere il Centro Sakharov: che proprio ieri è finito nella lista degli «agenti stranieri» del Ministero della Giustizia. E potrebbe essere chiuso.
Riguardo alle armi nucleari la dottrina non cambia: la Russia può utilizzarle come rappresaglia se armi di distruzione di massa vengono usate contro di sé o i suoi alleati o quando è “minacciata l’esistenza dello Stato russo”. E cita la possibilità di una strategia ibrida fatta di operazioni di intelligence e clandestine, evitando combattimenti diretti. Proprio la strategia che, molti accusano, avrebbe usato in Ucraina.


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