ROMA Governo e maggioranza sono a caccia di risorse per evitare, o quanto meno limitare, l’inasprimento delle imposte sui rendimenti dei fondi pensione. Dopo l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% decisa ad aprile, il governo ha previsto con la legge di Stabilità l’innalzamento dell’aliquota sui fondi pensione dall’11,5 al 20% a partire dal 2015. Ieri, però, nel corso dell’esame del provvedimento al Senato, il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, ha aperto la porta a qualche possibile modifica. «Il governo è disponibile», ha detto Morando, «tenendo conto che ogni punto di riduzione dell’aliquota costa 38 milioni».
Portarla dal 20 al 17%, che è l’obiettivo minimo condiviso da tutte le forze politiche, costerebbe poco più di 100 milioni l’anno, una somma che potrebbe essere recuperata senza difficoltà eccessive. Gli emendamenti presentati in commissione Bilancio sono circa 3.800, oltre un terzo dei quali arrivati dalla maggioranza. In queste ore ciascun gruppo sta selezionando le proposte più importanti da portare al voto, che inizierà domani, quando il governo presenterà il pacchetto con le sue proposte di modifica, di cui hanno discusso ieri pomeriggio il premier Matteo Renzi, lo staff economico di Palazzo Chigi, il ministro Pier Carlo Padoan e i suoi sottosegretari e viceministri. In Senato potrebbero subire modifiche anche le norme fiscali che riguardano i «minimi», quelle sul credito d’imposta per la ricerca che potrebbe essere allargato, gli sgravi Irap e quelli contributivi per le nuove assunzioni, rafforzandoli. Non è ancora escluso che la riforma delle tasse sulla casa possa entrare nel testo della Stabilità, piuttosto che in un provvedimento ad hoc, mentre è improbabile la riduzione delle tasse sul Tfr in busta paga.
Se non finirà nella legge di bilancio la nuova local tax troverebbe spazio in un decreto, nel quale potrebbero finire anche altri provvedimenti, dalla riforma del canone Rai, alle modifiche alla legge Marzano per sbloccare la cessione dell’Ilva di Taranto, altro argomento di cui si è discusso ieri a a Palazzo Chigi. Renzi ha incontrato con il ministro delle Attività produttive, Federica Guidi, e il commissario, Piero Gnudi, i gruppi Acelor Mittal e Marcegaglia candidati all’acquisto della società siderurgica. Il governo, per consentire la cessione da parte della gestione commissariale, pensa ad una modifica della legge sulle crisi industriali. Che potrebbe arrivare appunto per decreto, forse già domani. A gestire l’operazione potrebbe essere lo stesso Gnudi, ma non si esclude la nomina di un secondo commissario. In questo caso in prima fila c’è Piero Nardi, il commissario che ha ceduto l’impianto Lucchini di Piombino a Cevital. Due giorni fa Renzi gli ha fatto i complimenti e gli ha suggerito di «tenersi pronto».
Ieri sera, intanto, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, su richiesta del garante sugli scioperi, ha precettato i ferrovieri, che quindi non potranno partecipare allo sciopero generale di domani.
Mario Sensini