Il Ttip più leggero non piace a Bruxelles

by redazione | 19 Dicembre 2014 10:51

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Il seme­stre ita­liano di pre­si­denza dell’Ue volge al ter­mine, e di quell’accelerazione che esso avrebbe dovuto impri­mere ai nego­ziati dell’Accordo Tran­sa­tlan­tico di Libe­ra­liz­za­zione com­mer­ciale (Ttip) non c’è trac­cia. Anzi: il ciclo nego­ziale pre­vi­sto a Bru­xel­les per dicem­bre è stato prima riman­dato a gen­naio, per poi slit­tare suc­ces­si­va­mente alla prima set­ti­mana di feb­braio, pro­vo­cando non poco ner­vo­si­smo da parte sta­tu­ni­tense. Il vice mini­stro al com­mer­cio ita­liano Carlo Calenda, inter­ve­nuto dieci giorni fa al semi­na­rio sulla (poca) coe­renza ita­liana tra le poli­ti­che com­mer­ciali e di svi­luppo — orga­niz­zato a Roma presso l’Ilo da Arcs in col­la­bo­ra­zione con la Cgil nell’ambito delle atti­vità delle ong ita­liane per il Seme­stre — ha riven­di­cato il ten­ta­tivo ita­liano di spin­gere verso l’approvazione di un Ttip «alleg­ge­rito». Un testo, insomma, che rispec­chiasse gli inte­ressi aggres­sivi ita­liani in mate­ria di moda e agroa­li­men­tare da espor­ta­zione, ser­vizi e appalti e con­cen­trasse il Mec­ca­ni­smo di pro­te­zione degli inte­ressi degli inve­sti­tori con­tro gli Stati (o Isds, para­i­sti­tu­zione pre­vi­sta dal Ttip) al suo core busi­ness, cioè con­tra­sto della con­cor­renza sleale e degli espro­pri: pra­ti­ca­mente l’intero ven­ta­glio delle cause ad oggi inten­tate dalle grandi imprese con­tro le ammi­ni­stra­zioni pub­bli­che. La pro­po­sta, soste­nuta anche da altri Paesi in Ue, con­tava, infine, sul fatto che le que­stioni più spi­nose potes­sero essere risolte più tardi, in via riser­vata e tec­nica, presso il Con­si­glio per l’armonizzazione dei rego­la­menti: l’altra para-istituzione creata dal Ttip che, secondo l’ipotesi attuale, potrebbe, su sol­le­ci­ta­zione dei por­ta­tori d’interesse – essen­zial­mente imprese e orga­ni­smi di rego­la­zione, non Stati, né eletti – esa­mi­nare e archi­viare come bar­riera al com­mer­cio tutte le regole di sicu­rezza, gli stan­dard, le pre­cau­zioni ad oggi pre­vi­ste dalle nor­ma­tive nazio­nali nel loro com­plesso. Al governo Renzi sarebbe stato pos­si­bile ador­nare la foto-ricordo del Seme­stre della cor­nice tran­sa­tlan­tica, ago­gnata fin dalla prima visita del pre­si­dente Obama a Roma, per poi riman­dare al comodo cono d’ombra del calo dell’attenzione pub­blica, tutte le que­stioni più spi­nose rima­ste even­tual­mente aperte.

La Com­mis­sione Jun­ker, tut­ta­via, sem­bra respin­gere vibra­ta­mente al mit­tente il ten­ta­tivo. Anzi: quando di recente alcuni par­la­men­tari euro­pei della Com­mis­sione Com­mer­cio inter­na­zio­nale (Inta) ne hanno fatto cenno al capo nego­zia­tore Ue Igna­cio Ber­cero, que­sti ha chia­rito abba­stanza sec­ca­mente che non c’è trac­cia nella posi­zione da loro soste­nuta dell’ipotesi nostrana. E che la trat­ta­tiva pro­ce­derà indi­stur­bata, senza tenerne né conto né memo­ria, con buona pace della diplo­ma­zia com­mer­ciale ita­liana che s’è data un gran daf­fare in que­sti mesi per pub­bli­ciz­zarla tra Washing­ton e le capi­tali euro­pee. Ha già i suoi grat­ta­capi Jun­ker, che per taci­tare le pro­te­ste con­tro la segre­tezza dei nego­ziati aveva pro­po­sto una con­sul­ta­zione pub­blica online sull’opportunità o meno di pre­ve­dere nel Ttip la pos­si­bi­lità per le imprese di citare gli Stati in un appo­sito arbi­trato, l’Isds, e che di fronte alle oltre 150mila rispo­ste, in gran parte nega­tive, ha riman­dato dal set­tem­bre scorso fino ad oggi la pre­sen­ta­zione dei risul­tati, sem­bra volerli far cono­scere oggi ai soli eurodeputati.

Oggi a Bru­xel­les con­ta­dini sui trat­tori, sin­da­cati, stu­denti e movi­menti strin­ge­ranno con una catena umana e un cor­teo il Sum­mit euro­peo, riven­di­cando la can­cel­la­zione del Ttip, ma anche l’accordo di libe­ra­liz­za­zione già rag­giunto col Canada (Ceta) e il nego­ziato di libe­ra­liz­za­zione dei ser­vizi (Tisa). In Ita­lia incon­tri e volan­ti­naggi da Fer­rara, a Bre­scia, a Napoli, vedranno la Cam­pa­gna Stop Ttip discu­terne con sin­da­cati e par­la­men­tari, men­tre in tutta Europa sarà twit­ter storm inse­rendo nel il link alla cam­pa­gna http://?goo?.gl/?T?m?M?gZk, gli hash­tag #StopT­TIP e #D19 e l’indirizzo @StopTTIP_Italia. Per­ché l’austerity, pro­ta­go­ni­sta del sum­mit, ha biso­gno di mani più libere per agire indi­stur­bata, e primo obiet­tivo di Ttip e din­torni, più che libe­rare il com­mer­cio, è limi­tare sur­ret­ti­zia­mente la capa­cità legi­sla­tiva e la sovra­nità nazio­nale ed euro­pee. Ma qual­cuno se n’è accorto, e la foto ricordo al momento risulta sfo­cata, ten­dente al mosso.

* vice­pre­si­dente Fair­watch, Cam­pa­gna Stop Ttip Italia

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