Non c’era ancora stata, tuttavia, una scelta simile da parte di un dirigente di un partito. Una scelta doppiamente rischiosa perché, oltre al pericolo di perdere la vita nel conflitto, se Gardiner riuscirà a tornare in patria potrebbe essere arrestato, processato e condannato a una pena massima che comporta il carcere a vita. In Australia, infatti, una legge vieta la militanza in qualunque tipo di azione belligerante, senza distinzioni: è un crimine combattere per i curdi che difendono la propria terra, così come per estremisti islamici e terroristi di Al Qaeda. «Se si partecipa illegalmente a conflitti all’estero, si rischia fino all’ergastolo al ritorno in Australia», ha dichiarato un portavoce del procuratore generale, George Brandis.
Secondo la rete televisiva Abc, Gardiner è stato in grado di partire per la Siria perché il suo nome non era monitorato tra quelli degli estremisti sospettati di potersi arruolare con l’Is. Nessuno si sarebbe aspettato che il segretario della United Voice, il sindacato che rappresenta minatori e lavoratori ospedalieri, e finora capo del Labour nei Northern Territory, avrebbe messo fine a una brillante carriera politica per trasformarsi in combattente. Qualche esperienza ce l’aveva: negli anni ’90 era stato nella Somalia dei “signori della guerra” come geniere con l’esercito australiano. «Si è preso un permesso ed è sparito », commenta ora Kent Rowe, leader del partito laburista, che lo ha immediatamente espulso quando si è capito dove era andato.