Grecia, i conti sbagliati del Fmi

Grecia, i conti sbagliati del Fmi

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La troika ha impo­sto alla Gre­cia con­di­zioni pesan­tis­sime per cor­rere in suo aiuto. Il Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale sti­mava che appli­cando le duris­sime, e a noi sem­bra insen­sate, ricette pre­scritte, il tasso di disoc­cu­pa­zione avrebbe toc­cato un livello infe­riore mas­simo del 15 per cento nel 2012, per poi dimi­nuire abba­stanza rapi­da­mente; in realtà in tale anno esso ha rag­giunto nei fatti il 25 per cento ed è poi cre­sciuto sino al 27 per cento nel 2013, per ridursi infine molto leg­ger­mente nel 2014. E que­sto senza pren­dere in conto le per­sone che, sco­rag­giate, non cer­ca­vano più lavoro. Era stata inol­tre pre­vi­sta una ridu­zione del Pil del 5,5 per cento tra il 2009 e il 2012, men­tre la quella reale è stata nel periodo citato del 17 per cento, con un ulte­riore forte aggra­va­mento nell’anno successivo.

Gli errori nella pre­vi­sioni pos­sono essere ori­gi­nati da pre­giu­dizi ideo­lo­gici o dal fatto di essere parte in causa, come sem­bra essere nel caso dell’infortunio capi­tato al Fmi sulla crisi greca. Tali errori sono bre­ve­mente ana­liz­zati, ad esem­pio, da Suzanne Daley sul New York Times del 29 dicem­bre scorso in un arti­colo più gene­rale sulla situa­zione greca dopo il fal­li­mento del ten­ta­tivo del par­la­mento di nomi­nare il nuovo pre­si­dente della repubblica.

Lo stesso Fondo ora rico­no­sce di aver fal­lito molte altre delle sue pre­vi­sioni nel caso greco. Il debito pub­blico si è rive­lato molto più alto delle pri­mi­tive stime, le espor­ta­zioni non sono aumen­tate quasi per niente, al con­tra­rio delle valu­ta­zioni ini­ziali, il sistema ban­ca­rio si è rive­lato molto più debole di quanto pre­ce­den­te­mente ana­liz­zato (esso, tra l’altro, pre­senta oggi cre­diti ine­si­gi­bili pari al 40 per cento del totale), men­tre le entrate dalla ven­dita di asset pub­blici sono risul­tate molto infe­riori alle pre­vi­sioni. E si potrebbe con­ti­nuare. Ma basta così per dare un’idea di quanto è avvenuto.

Oltre a con­fes­sare gli errori di pre­vi­sione, il Fmi ha rive­lato, nel suo rap­porto sulla Gre­cia del giu­gno 2013, come esso sia stato nella sostanza, al momento del con­fe­zio­na­mento dei vari pac­chetti di inter­vento nel paese elle­nico, com­plice di Parigi e di Ber­lino; le capi­tali citate hanno in effetti appro­fit­tato dei rap­porti di forza in loro favore per far pagare ai greci e, per altro verso, a tutti i con­tri­buenti euro­pei, un inter­vento volto nella sostanza a per­met­tere alle ban­che fran­cesi e tede­sche di rien­trare dei loro pre­ce­denti incauti pre­stiti al paese. Cer­ta­mente un bel ruolo per un orga­ni­smo tec­nico di alto livello.

Più in gene­rale, il Fondo ha rico­no­sciuto in diversi casi di aver com­piuto errori nelle valu­ta­zioni e nelle deci­sioni prese. Que­sto non signi­fica, ahimè, che esso non con­ti­nuerà a farlo. E adesso, per paura della demo­cra­zia greca, saranno in molti a spar­gere paure scien­ti­fi­che sui disa­stri che acca­dreb­bero al mondo se alle pros­sime ele­zioni vin­cesse Syriza. Lo farà anche il Fondo mone­ta­rio internazionale?



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