Incertezza e instabilità sulle nevi di Davos

by redazione | 21 Gennaio 2015 10:01

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Ci sono 143 cm. di neve nel Davos Klo­sters, il resort scii­stico dei Gri­gioni, dove da oggi a venerdi’ si incon­trano i lea­der mon­diali, della poli­tica e dell’economia (con qual­che ecce­zione), 1500 grandi mana­ger, più di 300 poli­tici. Il gior­na­liero costa 69 fran­chi sviz­zeri, ma gli ospiti non avranno pro­blemi a pagarlo se vogliono disten­dersi un po’, visto che in gran parte appar­ten­gono all’1% dell’umanità con un patri­mo­nio com­ples­sivo mag­giore del 99% restante. A pochi giorni dagli attac­chi ter­ro­ri­stici di Parigi, che “minac­ciano la cre­scita eco­no­mica”, come si sono pre­ci­pi­tati a com­men­tare gli orga­niz­za­tori; con l’euro sotto pres­sione in attesa del quan­ti­ta­tive easing di Dra­ghi, che si fa paura da solo pen­sando a Tsi­pras; con il petro­lio in calo; con il franco sviz­zero che ha aperto la strada allo sgan­cia­mento dal cam­bio quasi-fisso con l’euro e che potrebbe essere seguito dai paesi del Nord Europa; con l’economia cinese in ral­len­ta­mento e la pro­gres­siva diva­ri­ca­zione tra gestione del dol­laro (seguito dalla ster­lina) e dell’euro, il “Nuovo con­te­sto mon­diale” a cui è dedi­cata la 45esima edi­zione del Forum non ha nulla di ras­si­cu­rante. E puo’ essere inter­pre­tato come un sim­bolo il fatto che, per la prima volta, è all’Italia, con Mat­teo Renzi, che è stato dato l’onore di aprire i dibat­titi. “L’Italia è stata spesso ai mar­gini di Davos – ha spie­gato Klaus Sch­wabe, fon­da­tore del Forum – men­tre è deci­siva per l’avvenire dell’Europa”. Dopo Renzi, inter­viene Petro Poro­shenko, il pre­si­dente dell’Ucraina, por­tando al cen­tro del dibat­tito un altro grosso pro­blema inter­na­zio­nale. Ma non ci sarà Putin ad ascol­tarlo, per­ché il pre­si­dente russo diserta Davos 2015.

Il ter­ro­ri­smo tor­nerà in primo piano con la “dichia­ra­zione solenne” in seduta ple­na­ria di Fra­nçois Hol­lande, il pre­si­dente che aveva con­dan­nato la “finanza senza volto” in cam­pa­gna elet­to­rale e che ora ha deciso di andare a ven­dere ai grandi inve­sti­tori la Fran­cia busi­ness friendly. Sar­kozy, primo pre­si­dente fran­cese a recarsi a Davos, era andato due volte al Forum. Hol­lande assi­cura di aver deciso di par­te­ci­pare quest’anno per met­tere sul tavolo dell’élite finan­zia­ria mon­diale la que­stione cli­ma­tica, in vista del grande ver­tice mon­diale di fine anno a Parigi. Ma per il pre­si­dente fran­cese, a pochi giorni dagli attac­chi ter­ro­ri­stici di Parigi, sarà anche l’occasione di avere vari incon­tri bila­te­rali con lea­der poli­tici medio­rien­tali. Tur­chia, Egitto, Gior­da­nia, Tuni­sia, Israele sono pre­senti con i rispet­tivi capi di governo (il re per la Giordania).

Non ci sarà invece Mario Dra­ghi, eppure il suo fan­ta­sma si aggi­rerà pesan­te­mente nei cor­ri­doi del Forum. Nel bel mezzo dell’incontro, gio­vedi’ dovrebbe arri­vare la noti­zia più anti­ci­pata e anche più con­tra­stata: per lot­tare con­tro la defla­zione che ha agguan­tato la zona euro (i prezzi sono caduti dello 0,2% nell’ultimo mese), il pre­si­dente della Bce ha deciso di bat­tere moneta, di lan­ciare un quan­ti­ta­tive easing acqui­stando debito pub­blico (men­tre con­tem­po­ra­nea­mente la Fede­ral Reserve e la Bank of England si avviano verso la restri­zione mone­ta­ria per con­tra­stare una minac­cia di infla­zione). Quale sarà la forza d’urto dell’acquisto di debito pub­blico da parte della Bce? Il brac­cio di ferro è in corso in que­ste ore, con la Ger­ma­nia (soste­nuta dal fronte del rigore) che frena per­ché non vuole che la mano­vra si tra­duca in un allen­ta­mento della disci­plina di bilan­cio. Atene sarà spinta a un Gre­xit in caso di vit­to­ria di Syriza, se Tsi­pras non accet­terà di fare le con­ces­sioni richie­ste? Davos si apre all’insegna dell’instabilità, poli­tica, geo­po­li­tica e mone­ta­ria, con la diver­genza in cre­scita tra le eco­no­mie di Usa e Ue, cre­scita nel primo caso, reces­sione nell’altro.

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