La grande trattativa per il sì a Mattarella Maggioranza più ampia

by redazione | 31 Gennaio 2015 10:44

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ROMA I vertici, gli ultimatum, l’incubo dei numeri e lo spettro dei franchi tiratori. Poi il lavoro frenetico dei mediatori e l’appello di Renzi ai partiti perché eleggano «il galantuomo Mattarella». Parole che inducono Alfano a dire di sì, anche se Area popolare resta lacerata tra falchi e colombe, e convincono Berlusconi a rinunciare alla tentazione dell’Aventino e scegliere la scheda bianca, consentendo però ad Alfano di votare sì. Se i calcoli di Palazzo Chigi si riveleranno giusti all’ora di pranzo il giudice costituzionale sarà eletto dodicesimo presidente della Repubblica italiana. I voti blindati sarebbero circa 570, ma potrebbero lievitare a quota 620.
Ore 10
La profezia di Fioroni
«Stiamo lavorando sul Ncd, ormai è fatta — sospira l’ex dc Fioroni — Manca solo il sì ufficiale». I tormenti di Alfano, però, terranno banco per tutta la giornata. Ma un’altra profezia la fa Palese che tifa per Fitto e conferma la scheda bianca dei ribelli: «Il numero magico di Mattarella è 520». Quando è in corso la seconda chiama, il capogruppo azzurro Brunetta sussurra a Minzolini: «Dobbiamo dire che con Mattarella si va subito alle elezioni con il Consultellum». Il tam tam forzista monta. Il verdiniano Parisi invita su Facebook a sabotare la riforma costituzionale Renzi-Boschi: «Sabato mattina invece di votare si può andare al mercatino dell’usato oppure preparare i subemendamenti per la proposta di legge 2613».
Ore 11.30
FI: riforme addio
La minaccia di Berlusconi di rompere genera rabbia nelle truppe pd: «Se vogliono, ci inchiodano con un mucchio di subemendamenti», ammette il relatore Fiano. ll ministro Boschi rassicura i suoi. Arpiona la collega Morani e la trascina alla buvette: «Ricuciremo con Forza Italia sulle riforme e meglio ancora sarebbe ricucire anche su Mattarella».
Ore 13
Allarme schede
Il vicesegretario Guerini è meno diplomatico: «Chi si sfila lo deve fare davanti al Paese». È l’una, seconda fumata nera. Il problema sono le 531 schede bianche, calate di numero e sproporzionate rispetto ai voti dispersi. Imposimato è in testa con 123 voti grillini. Chi si vuole far riconoscere (i 14 popolari di Mario Mauro che votano Albertini, i 23 ex grillini pro Rodotà, i socialisti per la Bonino e quelli di Sel per la Castellina) rispetta le indicazioni del gruppo. Anzi, Mauro (Popolari per l’Italia) telefona pure a Renzi per annunciare che i suoi 13 voti al terzo scrutinio andranno a Mattarella. Lo stesso vorrebbe fare il socialista Buemi («Votiamo subito per Mattarella») ma il sottosegretario Lotti chiede al leader Nencini di aspettare.
Il blocco di maggioranza perde pezzi? E se Forza Italia oggi non entrasse in Aula? «Speriamo che nessuno si sottragga al dovere di votare per il capo dello Stato», avverte la presidente Boldrini. Il risultato del secondo scrutinio è un algoritmo incomprensibile.
Ore 13.30
Caccia al siciliano
A Palazzo Chigi scatta l’allarme e parte la caccia al sicilian-democristiano. Gli Ncd Gualdani e Pagano hanno totalizzato 17 preferenze, il segnale che tanti conterranei vogliono Mattarella. Il veterano D’Antoni, accorso (come Castagnetti) a dare una mano a Renzi, respira nell’aria «un sentimento di identità siciliana». L’ordine dei vertici del Pd è stanarli tutti, al centro e pure a destra. Un senatore di Gal ha preparato un listone di «amici» e prova a consegnarlo a Renzi attraverso Lotti, perché li contatti al cellulare. Ma forse neppure servirà, perché i siciliani di Ncd (e anche di FI) bersagliano di telefonate Mattarella: «Sergio, io ti voto».
Ignazio La Russa è di Paternò e non ha dimenticato quanto Tatarella fosse amico di Mattarella: «Mai dire mai». Rosy Bindi, imitando la voce dell’onorevole di Fratelli d’Italia: «Ha detto La Russa che, se a Sergio mancherà un voto, lui glielo darà». La presidente dell’Antimafia è convinta che ne arriveranno tanti, da tutti i partiti: «Mi sto muovendo per Sergio, certo. Formigoni però non lo cerco».
Ore 14
I «nemici»
Formigoni è nervoso, deve aver saputo anche lui che gli amici di Mattarella lo chiamano «il killer», sospettano che stia brigando per sottrargli voti sull’onda di un presunto «odio ciellino». Anche Casini è nel mirino. I renziani giurano che l’Udc lavora per frenare la corsa di Mattarella. «A Pier — rivela Della Vedova, che porta in dote i 32 sì di Scelta civica — ho detto “è assurdo che io voti Mattarella e tu no!”». E lui? «Si è messo a ridere».
Ore 16
L’incontro
Presente Minniti, Renzi avverte il leader Ncd: «Un ministro dell’Interno non può non votare il capo dello Stato. Si creerebbe un problema di rapporti tra Quirinale e Viminale».
La terza votazione è ancora in corso quando il premier incontra nella sala del governo Napolitano. Per scongiurare il patatrac anche il presidente emerito media e vede Alfano. Poi ci prova Lotti. Il ministro Boschi esce dalla riunione dei vertici pd e incrocia Paolo Romani: «Maria Elena, la smetti di tentare i nostri? Lo so che ti sei chiusa in una stanza con 16 grandi elettori». La plenipotenziaria delle riforme sta al gioco e tesse la tela: «Vostri? Erano dell’Ncd. Io lavoro per una maggioranza ampia». Il siparietto è così affettuoso che Giovanni Toti, braccio destro di Berlusconi, quasi si imbarazza: «Se continua così ci ritroviamo al Nazareno».
Ore 18
A palazzo Giustiniani
Reduce dall’incontro con Alfano-Letta-Verdini a palazzo Giustiniani, in Transatlantico riappare Casini e prende sottobraccio due del centrodestra: «Fatemi riportare all’ovile queste pecorelle smarrite». Una è Minzolini, l’altra Saverio Romano, che poco prima aveva scandito: «Casini fa campagna contro. Non ha capito che se Mattarella salta non ci va lui al Quirinale, ci va Cantone». Nel Pd parte il pressing sui grillini dialoganti perché convincano Grillo a testare Mattarella sul web. Il pallottoliere rulla. Il Pd ha in mano 569 voti certi, ma un 10% di franchi tiratori (di cui 40 dem) è «fisiologico». Civati mette le mani avanti: «Io i 101 li odio». Orfini ribadisce: «Voteremo compatti». Il sottosegretario Bocci è serafico: «Tanti voti arriveranno dal partito trasversale che non vuole le urne». E il bersaniano Fornaro: «La madre dei franchi tiratori è sempre incinta, però Mattarella passa».
Ore 18
Il messaggio
Dopo la terza fumata nera (513 bianche, 27 nulle), arriva l’appello che Alfano aspettava dal premier: «Su Mattarella auspico la più ampia convergenza possibile per il bene dell’Italia… È una scelta che interpella tutti i partiti». Alfano vuole di più, chiede di essere riconosciuto come «perno delle riforme» e fa slittare alle 8 di oggi l’assemblea che darà il via libera. Mentre 11 senatori alfaniani guidati da Torrisi e Pagano dicono che voteranno Mattarella. Anche Casini sembra convinto: «Renzi ha chiarito…».
Ore 24
Il pallottoliere di Lotti
Le ultime «veline» della notte dicono che Forza Italia (lealisti e fittiani) tiene il punto con la scheda bianca e che i grillini non voteranno Mattarella. Resta l’incognita sui numeri di Ncd, ma il pallottoliere di Lotti prevede che il nuovo presidente verrebbe eletto almeno con 560-570 voti. Alle 9.30 si riparte con il quarto scrutinio, quorum 505. Tra i 1.009 grandi elettori, c’è anche il capo supplente dello Stato, Pietro Grasso, che per prassi non partecipa: «L’unico dispiacere è non poterlo votare». Da giovane pm di turno, Grasso incrociò per la prima volta l’attuale giudice costituzionale. Era il 6 gennaio del 1980. Il giorno in cui la mafia assassinò suo fratello, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella.
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