L’Isis attacca Kirkuk, bombe a Bagdad: la nuova offensiva

L’Isis attacca Kirkuk, bombe a Bagdad: la nuova offensiva

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Avranno anche perduto Kobane, ma le colonne combattenti dello Stato Islamico (Isis) si dimostrano tutt’altro che sulla difensiva. A meno di una settimana dalle avanzate delle milizie curde nella cittadina siriana lungo il confine con la Turchia, l’Isis lancia un’offensiva di larga scala contro i peshmerga (le forze militari curde irachene) attestati nell’Iraq settentrionale. Cuore dei combattimenti è la città petrolifera contesa di Kirkuk. L’offensiva era attesa. I comandi curdi commentano che l’Isis cerca di frenare il previsto attacco curdo assieme alle forze regolari irachene per la riconquista di Mosul.
«Prima dell’alba siamo stati attaccati pesantemente. Abbiamo dovuto ritirarci da quattro quartieri nelle zone sud-occidentali della città. Solo nel pomeriggio siamo riusciti a riconquistarli», racconta al Corriere per telefono un’unità curda attestata ai posti di blocco meridionali di Kirkuk. Fonti Onu ci spiegano che i jihadisti hanno approfittato del brutto tempo. Alle cinque di mattina ristagnava una fitta nebbia, ciò ha impedito alle forze aeree Usa e ai loro alleati di intervenire con efficacia. Verso le otto la situazione si è fatta talmente grave che molte delle organizzazioni internazionali hanno ordinato al loro personale di evacuare su Erbil. C’era il rischio che le strade principali potessero venire chiuse. Gli attacchi sono continuati per tutta la giornata.
I jihadisti hanno usato un ampio numero di kamikaze. Scambi di artiglierie e colpi di mortaio sono segnalati anche a Makhmour, una quarantina di chilometri a sud di Erbil. Incerti i bilanci delle vittime. Pare che a Kirkuk siano morti una decina di peshmerga, tra cui il generale Shinkh Faith. I curdi resistono e inviano rinforzi: si impossessarono di Kirkuk e dei suoi ricchissimi pozzi petroliferi ai primi di giugno e non hanno alcuna intenzione di abbandonarla. Nella cittadina di Jalawla sette dei loro sono morti ieri allo scoppio di un kamikaze. Ancora più difficile risulta quantificare le vittime dell’Isis. Fonti mediche nella cittadina di Hawja, oggi controllata dal «Califfato», segnalano 103 morti e 140 feriti tra i loro uomini. Gravi inoltre le conseguenze delle esplosioni che hanno investito due mercati di Bagdad uccidendo diversi civili, il loro numero varia a seconda delle fonti da almeno una ventina sino a 44. A Samarra, la città contesa al cuore della guerra civile tra sciiti e sunniti, un’altra autobomba ad un posto di blocco delle milizie sciite locali avrebbe causato tre vittime.
Nel caos di Iraq e Siria sempre più frammentati tra milizie rivali è da segnalare negli ultimi giorni la comparsa di una nuova forza militare. Si tratta degli yazidi: la minoranza perseguitata sta cominciando ad organizzarsi sulla montagna di Sinjar. I media iracheni riportano che i loro blitz di vendetta starebbero indirizzandosi contro i villaggi sunniti caduti sotto il controllo dei peshmerga. Sarebbero una trentina i sunniti uccisi, oltre a gruppi di loro giovani condotti nel deserto e di cui non si sa più nulla, e due o tre loro villaggi sono stati saccheggiati e dati alle fiamme.
Lorenzo Cremonesi


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