Martina: « Firmeremo all’Expo il protocollo di Kyoto sul cibo »
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MILANO Sarà la «prova generale» di Expo. E sarà, soprattutto, la «chiamata a raccolta» per cercare di dare spessore e contenuto all’evento dedicato al tema «Nutrire il Pianeta Energia per la Vita», che aprirà i cancelli il primo maggio. Il 7 febbraio il presidente del Consiglio Matteo Renzi aprirà a Milano la giornata di lavori che dovrebbe dare un primo scheletro alla Carta di Milano, eredità dell’Expo dedicato all’alimentazione.
«Per la prima volta — sottolinea il ministro Maurizio Martina, delegato all’Expo — un’esposizione universale si impegna su una carta di responsabilità e impegni rivolta a cittadini, istituzioni, associazioni e imprese». E per la prima volta il documento verrà sottoposto anche alla firma dei visitatori dei padiglioni «per responsabilizzare ciascuno su questioni come lo spreco alimentare, il diritto al cibo, la sicurezza dei prodotti, l’agricoltura sostenibile».
Il modello è quello del protocollo di Kyoto: in questo caso, però, invece che di parametri sul rispetto dell’ambiente, si parlerà di alimentazione. I 40 tavoli di lavoro che apriranno il 7 febbraio seguono infatti quattro percorsi che daranno ossatura alla Carta di Milano, la cui prima versione «è prevista per fine febbraio»: sviluppo sostenibile tra economia, ambiente e società; culture, identità e stili alimentari; agronomia, nutrizione, economia del cibo; Milano/Italy tra smart e slow city. Oltre seicento gli interlocutori che si confronteranno durante le varie sessioni di lavoro: «Avremo anche molte personalità internazionali — annuncia Martina — a partire dal direttore della Fao, José Graziano da Silva. Ci collegheremo poi con San Paolo in Brasile per ascoltare la testimonianza dell’ex presidente Lula: il progetto Fame Zero che il suo governo aveva lanciato alla fine degli anni 90 resta un’esperienza unica al mondo sul versante della lotta alla fame, alla quale vogliamo ispirarci». Ancora: oltre a molti ministri che stanno lavorando su progetti di Expo, ai sindaci a partire da Giuliano Pisapia e Piero Fassino, presidente dell’Anci, e agli amministratori, saranno al lavoro 42 fra ricercatori e borsisti del Laboratorio Expo che, coordinato da Salvatore Veca, è attivo da due anni. Infine, sono attesi i massimi rappresentanti delle imprese dell’agroalimentare italiano, le associazioni ambientaliste e del terzo settore, personalità come don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli, che presiede l’Osservatorio contro le agromafie e Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione (entrambi si occuperanno di trasparenza e legalità).
Per quanto invece riguarda i tavoli, ci sarà ad esempio il rettore del Politecnico Giovanni Azzone a coordinare quello sul post Expo, Andrea Segrè di Last Minute Market guiderà quello sullo spreco alimentare, Marta Dassù il tavolo sul ruolo delle donne e il progetto Women for Expo, l’ex nazionale Demetrio Albertini quello su sport, benessere e salute. Ci saranno poi gruppi di lavoro sulla biodiversità, sulla contraffazione alimentare, sulla tutela delle provenienze geografiche degli alimenti, sul diritto al cibo (che sarà coordinato dal delegato della Fao per Expo).
Certo, rimane il dubbio che ci si fermi alle molte parole e alle belle intenzioni. «Io credo — ribatte il ministro Martina — che riusciremo a evitare questo rischio se avremo la forza di mobilitare, anche attraverso l’iniziativa del 7 febbraio, la consapevolezza che questa Expo riguarda tutti e che le migliori energie del Paese devono mobilitarsi su questi contenuti». Insiste Martina: «La Carta di Milano dovrà essere negli anni a venire una bussola per i governi e per i singoli cittadini, dovrà orientare comportamenti personali e scelte politiche». Su cosa, ad esempio? «Penso al tema dello spreco domestico: chiunque verrà a visitare Expo dovrà uscire sapendo quanto si butta via, quanto si potrebbe meglio usare il cibo e quanto ciascuno può fare a partire dal frigorifero di casa propria».
C’è poi la questione del post Expo, legata non tanto all’utilizzo dei terreni. Martina anticipa l’intenzione del governo: «Vogliamo che l’Italia completi la sua strategia di posizionamento globale sul tema dell’alimentazione. A Roma ospitiamo la Fao; a Milano, su quest’area, realizzeremo una realtà che faccia formazione internazionale».
Elisabetta Soglio
Il modello è quello del protocollo di Kyoto: in questo caso, però, invece che di parametri sul rispetto dell’ambiente, si parlerà di alimentazione. I 40 tavoli di lavoro che apriranno il 7 febbraio seguono infatti quattro percorsi che daranno ossatura alla Carta di Milano, la cui prima versione «è prevista per fine febbraio»: sviluppo sostenibile tra economia, ambiente e società; culture, identità e stili alimentari; agronomia, nutrizione, economia del cibo; Milano/Italy tra smart e slow city. Oltre seicento gli interlocutori che si confronteranno durante le varie sessioni di lavoro: «Avremo anche molte personalità internazionali — annuncia Martina — a partire dal direttore della Fao, José Graziano da Silva. Ci collegheremo poi con San Paolo in Brasile per ascoltare la testimonianza dell’ex presidente Lula: il progetto Fame Zero che il suo governo aveva lanciato alla fine degli anni 90 resta un’esperienza unica al mondo sul versante della lotta alla fame, alla quale vogliamo ispirarci». Ancora: oltre a molti ministri che stanno lavorando su progetti di Expo, ai sindaci a partire da Giuliano Pisapia e Piero Fassino, presidente dell’Anci, e agli amministratori, saranno al lavoro 42 fra ricercatori e borsisti del Laboratorio Expo che, coordinato da Salvatore Veca, è attivo da due anni. Infine, sono attesi i massimi rappresentanti delle imprese dell’agroalimentare italiano, le associazioni ambientaliste e del terzo settore, personalità come don Luigi Ciotti, Giancarlo Caselli, che presiede l’Osservatorio contro le agromafie e Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione (entrambi si occuperanno di trasparenza e legalità).
Per quanto invece riguarda i tavoli, ci sarà ad esempio il rettore del Politecnico Giovanni Azzone a coordinare quello sul post Expo, Andrea Segrè di Last Minute Market guiderà quello sullo spreco alimentare, Marta Dassù il tavolo sul ruolo delle donne e il progetto Women for Expo, l’ex nazionale Demetrio Albertini quello su sport, benessere e salute. Ci saranno poi gruppi di lavoro sulla biodiversità, sulla contraffazione alimentare, sulla tutela delle provenienze geografiche degli alimenti, sul diritto al cibo (che sarà coordinato dal delegato della Fao per Expo).
Certo, rimane il dubbio che ci si fermi alle molte parole e alle belle intenzioni. «Io credo — ribatte il ministro Martina — che riusciremo a evitare questo rischio se avremo la forza di mobilitare, anche attraverso l’iniziativa del 7 febbraio, la consapevolezza che questa Expo riguarda tutti e che le migliori energie del Paese devono mobilitarsi su questi contenuti». Insiste Martina: «La Carta di Milano dovrà essere negli anni a venire una bussola per i governi e per i singoli cittadini, dovrà orientare comportamenti personali e scelte politiche». Su cosa, ad esempio? «Penso al tema dello spreco domestico: chiunque verrà a visitare Expo dovrà uscire sapendo quanto si butta via, quanto si potrebbe meglio usare il cibo e quanto ciascuno può fare a partire dal frigorifero di casa propria».
C’è poi la questione del post Expo, legata non tanto all’utilizzo dei terreni. Martina anticipa l’intenzione del governo: «Vogliamo che l’Italia completi la sua strategia di posizionamento globale sul tema dell’alimentazione. A Roma ospitiamo la Fao; a Milano, su quest’area, realizzeremo una realtà che faccia formazione internazionale».
Elisabetta Soglio
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