A Parigi un matrimonio su sette ha unito una coppia omosessuale

by redazione | 4 Gennaio 2015 17:56

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PARIGI «L’amour est dans le pré», l’amore è nel prato, popolare trasmissione televisiva di M6 che aiuta solitari agricoltori francesi a trovare l’anima gemella, non ha aspettato i dati sul successo delle nozze gay in Francia per inaugurare quest’anno la sua decima stagione con la prima, bucolica coppia omosessuale.
A un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge Taubira che equipara i connubi indipendentemente dal sesso dei contraenti, «il nostro ruolo è di far passare un messaggio di tolleranza e normalità» ha spiegato la conduttrice del programma paraninfo, Karine Le Marchand. E il terreno, per restare in tema, è fertile: benedette dai sindaci e dal 60% dell’opinione pubblica, quasi 14 ogni cento unioni civili celebrate l’anno scorso a Parigi sono state tra persone dello stesso sesso (in 3 casi su 5, uomini). Per l’esattezza, i dati municipali dicono 13,48. E se si calcolano anche i sei mesi del 2013 dopo il varo della legge francese, sono già 4.730 gli omosessuali di Parigi con la fede al dito, il 14,14 % di tutti i neosposi della Ville Lumière.
Abbastanza da insidiare il titolo di capitale delle nozze omosex a Madrid che nel 2006, l’anno successivo all’approvazione della relativa legge, vantava (o lamentava, secondo i punti di vista) il 10,74% di regolarizzazioni gay sul totale di coppie legalizzate nella capitale. La percentuale si diluisce parecchio nel registro civile nazionale: il 3% in tutta la Francia (in Spagna si ferma all’1,8%). Ma le cifre assolute restano più che rispettabili: 7.000 nozze arcobaleno (su un totale di 238 mila cerimonie) nei primi 12 mesi dal via libera, contro le 4.500 contratte in Spagna nell’anno più intenso, il 2006 appunto.
Il dato parigino, comunque, non è uniforme: per coronare il loro sogno, il 73% circa delle coppie ha scelto gli arrondissement, le zone, amministrate dalla sinistra. E soltanto il 6% si è azzardato a presentarsi davanti all’accigliato sindaco del quartiere più aristocratico e benpensante, il 16esimo. Che comunque non avrebbe potuto rifiutarsi perché la legge francese esclude l’obiezione di coscienza dell’ufficiale di stato civile. Molto più indaffarato è stato il suo collega del quarto arrondissement, che comprende il modaiolo Marais, la gaytown di Parigi negli anni 90 (ora un po’ meno), officiante di quasi un 33% di matrimoni omosessuali nel 2014 (il 43% l’anno precedente).
Dopo gli entusiasmi iniziali e la grande esposizione mediatica del primo matrimonio, celebrato il 29 maggio 2013 tra un Bruno e un Vincent a Montpellier, nel sud, con 200 giornalisti internazionali testimoni, la corsa all’ufficializzazione dovrebbe assestarsi, secondo il Comune di Parigi, su una velocità di crociera di circa 100 matrimoni gay al mese.
Dopo alcune gigantesche manifestazioni contrarie, anche l’opposizione conservatrice sembra essersi rassegnata al nuovo corso; e non potrà far altro che cambiar canale quando il primo agricoltore gay troverà infine la sua nerboruta metà.
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