La sepoltura impossibile dei tre assassini I cimiteri francesi respingono le loro salme

by redazione | 15 Gennaio 2015 9:49

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PARIGI Nessuno vuole l’angolo di Caino. Figurarsi Michel Dutruge, il sindaco di Dammartin-en-Goële che ancora non ha ripreso colore dopo quel venerdì pazzesco di sangue e tensione che aveva come epicentro il suo villaggio di casette bianche e prati verdi. «Con quelle due tombe si verrebbe a creare un luogo di culto al contrario, una meta di pellegrinaggio per fanatici, e chi può essere contento di una simile disgrazia? Certo, se me lo chiedono sono costretto a farlo».
I corpi dei fratelli Kouachi sono ancora in custodia giudiziaria all’istituto legale di Parigi. Manca poco però al rilascio delle loro salme, al massimo entro la fine della settimana, fa sapere il portavoce del ministro dell’Interno. Il nulla osta sarà concesso dal procuratore di Parigi, una volta giunti i risultati delle autopsie. E in quel momento comincerà uno psicodramma del quale già si intravedono i contorni.
La legge francese parla chiaro. A decidere il luogo è la famiglia, che può scegliere tra due possibilità, il luogo di residenza oppure il Comune dove è avvenuto il decesso. La sepoltura all’estero è possibile solo dopo l’autorizzazione del Paese interessato.Erano assassini, hanno fatto una strage. Erano tutti e tre cittadini francesi. Hanno diritto a un funerale e soprattutto a una tomba che potrebbe ben presto diventare un luogo di culto per estremisti islamici o svitati di ogni sorta.
Nel marzo del 2012 il dilemma sull’ultima dimora di Mohamed Merah, l’uomo che a Tolosa uccise tre bambini e un adulto davanti alla scuola ebraica cittadina, dopo aver assassinato anche tre paracadutisti, venne gestito come peggio non si poteva. Il sindaco salì sulle barricate, minacciando le dimissioni in caso di tomba con nome e cognome dell’assassino.
La famiglia chiese asilo in Algeria, la patria di origine, che prima rispose in modo possibilista e poi oppose un rifiuto «a tutela dell’ordine pubblico». Anche la sepoltura anonima sollevò proteste da parte delle istituzioni locali. Fu costretto ad intervenire l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, che invitò a farla breve. «Lo si sotterri — disse — senza ulteriori polemiche».
Alla fine Merah venne sepolto nella parte musulmana del cimitero di Cornebarrieu a Tolosa, sotto a una tomba anonima, ignota anche ai familiari più stretti, proprio per evitare il rischio di cui sopra. «La mia cliente è consapevole della delicatezza del caso e non vuole certo clamore e notorietà. Ma ha ogni intenzione di piangere il suo uomo». L’unico che finora si è fatto avanti è Antoine Flasaquier, l’avvocato della compagna di Said Kouachi, il cui ultimo domicilio conosciuto era Reims, nello Champagne. Assicura che non ci sarà alcuna stele o monumento mortuario, ma l’intenzione della sua cliente non sarebbe certo l’anonimato al quale si era o è stata costretta la famiglia di Merah.
Con grande sollievo del sindaco Dutruge, l’avvocato sembra escludere la soluzione di Dammartin-en-Goële. «Sarebbe un insulto agli abitanti del posto», dice. Chérif Kouachi risultava invece residente nella banlieue di Gennevilliers, a nord di Parigi, così come Amedy Coulibaly, che abitava poco distante, a Fontenay-aux-Roses. Il prefetto dell’Hauts-de-Seine, che ha giurisdizione su quei due Comuni avrebbe già fatto sapere, in modo neppure troppo informale, di considerare la possibile inumazione in loco alla stregua di una piaga d’Egitto che avrebbe conseguenze «devastanti» sui giovani di quella complicatissima periferia. Ma se nessuno dovesse fare richiesta delle due salme, la destinazione finale più probabile sarebbe quella delle loro ultime residenze. C’è un solo cimitero islamico per tutta la banlieue nord di Parigi. È quello di Bobigny, dove l’altra mattina ha ricevuto l’ultimo saluto Ahmed Merabet, il poliziotto ucciso dai fratelli Kouachi.
Marco Imarisio
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