Tragedia greca per i mercati Borse a picco, euro ai minimi bruciati oltre 200 miliardi Ue:“Dalla moneta non si esce”

by redazione | 6 Gennaio 2015 10:00

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MILANO . Giornata di tregenda sui mercati. Borse a picco, euro ai minimi da nove anni, petrolio sceso per un attimo persino sotto quota 50 dollari a barile. I listini impazziti sui focali di crisi greca hanno aperto in calo, continuato a peggiorare nel corso delle ore e poi chiuso pesantemente con il segno meno, fino a bruciare complessivamente 201 miliardi di capitalizzazione rispetto al giorno prima.
Peggio di tutte — Atene a parte — ha fatto Piazza Affari, che ha lasciato sul terreno il 4,92% e ben 21 miliardi di capitalizzazione complessiva: complice il calo del greggio la maglia nera è andata all’Eni (-8,3%) in buona compagnia anche degli altri titoli petroliferi (come del resto in Europa) e delle banche (mentre Luxottica ha difeso il segno più grazie alla forza del dollaro). E’ stata comunque un po’ tutta l’Europa a soffrire, da Madrid che ha perso il 3,45% a Lisbona che ha ceduto il 3,13%, a Parigi (-3,31%) a Francoforte (-2,99%) mentre Londra si è limitata a cedere il 2% e quasi altrettanto ha perso Wall Street (-1,84% il Dow Jones).
La Commissione europea ha provato a spegnere l’incendio provocato dallo Spiegel ( nell’edizione online) secondo cui ormai Berlino considera “digeribile” e non drammatica un’uscita della Grecia dall’euro. Ci ha provato, dando manforte alle stesse dichiarazioni del governo tedesco del giorno dopo («Non c’è alcun cambio di rotta») spiegando che la partecipazione di un Paese all’eurozona «è irreversibile», come ha comunicato la portavoce della Commissione europea. Anzi, ha tagliato corto, «dal primo gennaio l’Unione monetaria ha 19 membri e dal 2016 si allargherà ulteriormente».
Quanto alla possibilità di rinegoziare il debito detenuto da Stati e istituzioni Ue, la Commissione ha precisato: «Non entriamo nel merito di scenari speculativi che rischiano di entrare in contesti che non si pongono».
Ma almeno ieri ai mercati il segnale non è bastato. Ovviamente la maglia nera è andata all’epicentro della crisi, ad Atene, che ha perso il 5,63% replicando il solito copione di forti perdite sui titoli bancari.
In tensione anche i titoli di Stato, con il decennale greco al 9,36% contro il 9% del giorno prima e un valore ancora fermo all’8,2% alla vigilia di Natale. In rialzo analogo anche lo spread, il differenziale di rendimento con gli analoghi titoli tedeschi, che si è portato a quota 884 punti, 35 in più della vigilia.
Nervosismo anche sui titoli di Stato italiani, saliti come rendimento all’1,83% (quasi dieci punti base in più del giorno prima) mentre lo spread si è aperto a 131,5 punti (7,7 in più della vigilia), analogamente con quanto è avvenuto sui titoli decennali spagnoli (che però rendono meno) mentre negli Usa continua il rally dei Tbond.
In questa giornata negativa per tutti i mercati, il petrolio ha messo a segno un ulteriore crollo, scendendo persino sotto quota 50 dollari a barile negli Usa (ai minimi dal maggio 2009), per poi attestarsi appena sopra e in calo del 4,25%. Vistosa scivolata anche dell’euro nei confronti del biglietto verde: dopo essere sceso fino a 1,1864 dollari — segnando un nuovo minimo dal marzo 2006 — la moneta unica si è leggermente ripresa, attestandosi comunque in area 1,1926 dollari (e perdendo terreno anche nei confronti dello yen). Ha giocato contro la divisa europea anche il dato sull’inflazione in Germania (+0,2% annuo in dicembre) che ha nuovamente riacutizzato i timori di una prossima caduta in deflazione.
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