Trucidati i miei fratelli ma le vere vittime sono gli islamici che vivono in pace

by redazione | 8 Gennaio 2015 10:13

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DODICI morti e decine di feriti per «vendicare il Profeta»: così gli assassini che hanno attaccato la sede di Charlie Hebdo giustificano il loro crimine. Ma né il Profeta (il suo spirito), né alcun teologo serio li ha mai incitati a massacrare giornalisti liberi, impegnati nel campo della satira, che mai hanno avuto riguardi per le religioni in genere. Dal 1905 la Francia è un Paese laico, in cui la Chiesa è separata dallo Stato. Ma questo, i terroristi armati e decisi a uccidere non lo riconoscono.
È il caso di ricordare le parole del Profeta Maometto, quando esortò i suoi soldati a recarsi a Mu’ta, in Siria, a combattere contro i Gassanidi protetti dai Romani: «Andate in nome di Dio. Combattete i nemici di Dio che sono vostri nemici. In Siria troverete monaci che vivono nelle loro celle, lontano dalla gente: non li importunate. Troverete guerrieri votati a Satana: combatteteli con la sciabola in mano. Non uccidete né donne, né bambini né vecchi, non sradicate nessun albero o palma, non distruggete nessuna casa».
Non è la prima volta che i fondamentalisti musulmani aggrediscono un organo di stampa. Quando Charlie Hebdo pubblicò le caricature del Profeta Maometto, il giornale e i suoi redattori furono oggetto di minacce. Ma con l’attentato di mercoledì mattina si è passati a un altro livello. I terroristi sono apparsi come guerrieri armati fino ai denti, e hanno ucciso deliberatamente chiunque si trovasse sul posto. Purtroppo quel giorno tutte le maggiori firme erano presenti. Per l’ultimo numero del giornale, Charb (che è tra le vittime) aveva disegnato una vignetta alquanto provocatoria. Si vede un uomo armato di bombe, e Charb gli dice: «Ancora niente attentati?» L’uomo risponde: «Aspetta, c’è tempo fino a fine gennaio per fare gli auguri». Eccoli: li hanno fatti il 7 gennaio, alle 11.30. I miei amici Cabu e Wolinski sono morti insieme ad altri dieci giornalisti. E ancora una volta si parlerà dell’Islam. Sì, gli assassini hanno gridato «Allah Akbar», come per firmare il loro crimine. Ma non è detto da nessuna parte che si debba assassinare chi non la pensa come voi.
Ovviamente il rettore della Moschea di Parigi ha condannato quest’atto barbarico, e molti musulmani francesi hanno espresso tutto il loro orrore. Che altro fare? Una soluzione ci sarebbe, ma per questo la Francia dovrebbe lavorare mano nella mano coi musulmani residenti sul suo territorio, riconoscendoli e considerandoli come cittadini a pieno titolo, integrandoli nei valori repubblicani. Perché di fatto quest’atto criminale è un attacco contro l’Islam, contro i musulmani che vivono pacificamente in Europa.
Ma prima ancora dobbiamo ricordare che i questi ultimi tempi sembrava si fosse aperta una caccia contro l’Islam e i musulmani, stigmatizzati in continuazione, segnati a dito ogni volta che una certa Francia si lasciava andare allo sconforto e alla ricerca di capri espiatori, per spiegare la crisi morale o la paura del futuro. C’era nell’aria qualcosa di funesto, di malsano — umori e toni di razzismo trasudanti dalle pagine di alcuni libri che hanno avuto un’eco notevole.
Si è fatto commercio con l’odio e la paura, le ossessioni e le crisi d’identità. Si sono presi di mira gli immigrati extra-comunitari e l’Islam. Il Front National si fregava le mani vedendo aumentare i propri voti alle elezioni parziali. L’ideologia dominante in questa Francia in crisi, dove il morale della popolazione è basso e non si vedono soluzioni alla disoccupazione e alla precarietà, si riduce a segnare a dito gli stranieri. Dopo il saggio sul «Suicidio francese» di Éric Zemmour, ora è la volta dell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq, che pronostica per il 2020 un presidente della Repubblica musulmano.
La paura ha ormai preso piede. I musulmani sono stanchi di essere sospettati, ostaggi di una crisi morale e identitaria. Sono i primi a essere inorriditi dalla barbarie dell’Is e di Al Qaeda. E sono le prime vittime di questo terrorismo. La Francia sta pagando in qualche modo il proprio impegno in Africa, in Siria e in Iraq. I suoi soldati combattono il terrorismo. In Mali sono riusciti a farlo arretrare; l’aviazione francese ha messo a segno ogni settimana diversi attacchi contro l’Is; e la portaerei Charles De Gaulle sarà inviata in prossimità della Siria. La Francia è in guerra contro quest’Islam barbaro e deviato. Non so se l’attentato contro Charlie Hebdo sia una vendetta o una risposta dell’Is alla Francia, che si è alleata con l’America per combatterlo. Sia come sia, oggi sono i musulmani di Francia a essere i più malvisti da una maggioranza della popolazione. Per quanto possano denunciare e condannare questi atti intollerabili, il sospetto su di loro rimane.
( Traduzione di Elisabetta Horvat)
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