Tsipras: la mia Grecia non rispetterà più le intese con l’Europa

Tsipras: la mia Grecia non rispetterà più le intese con l’Europa

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ATENE All’ultimo minuto di campagna elettorale Alexis Tsipras dice quel che i greci esausti vogliono sentire. «Il mio governo non rispetterà le intese firmate dal governo uscente». Parrebbe una bomba atomica per l’Europa, ma anche la promessa decisiva per un popolo provato da sette anni di recessione, la perdita di un quarto del Pil, lo smantellamento dello Stato sociale e un rapporto insostenibile di 1,5 milioni di lavoratori poco pagati che devono mantenere gli altri 8,5 milioni di abitanti.
Secondo i sondaggi il giovane Tsipras vincerà con parecchi punti di vantaggio le elezioni greche di domani. Ma avrà la maggioranza assoluta? E che farà una volta premier? Uscirà dall’euro? Non pagherà i debiti?
La speranza della sinistra europea spiega che onorerà l’appartenenza all’Unione, riconosce persino il valore dell’equilibrio fiscale. E allora? «L’austerità non fa parte dei trattati istitutivi dell’Unione» è il coniglio che esce dalla sua dialettica. Sacrifici e tagli, il «waterboarding fiscale» (sempre parole di Tsipras): ecco il totem da abbattere. In Europa sì, ma senza austerità. Con quali soldi riuscirà a riassumere i licenziati, restituire la tredicesima, assistere gli indigenti, non sono dettagli da sviscerare in un comizio.
Gli ultimi rilevamenti vedono Syriza, la sua coalizione di sinistra, al 34-36% a un passo dal possibile monocolore. L’attuale partito di governo, Nuova Democrazia, è accreditato di un 28-32%, tutti gli altri sotto al 10. Lotta a due quindi con visioni opposte sull’economia e il ruolo dello Stato in un confronto che trasforma il voto greco in un ring continentale.
Nuova Democrazia ha firmato i memorandum con la Troika, ha licenziato, ha difeso l’ordine dei bilanci e le virtù della competitività da svalutazione interna. Ma quando Nea Dimokratia ha visto che i sondaggi premiavano le critiche dell’opposizione ha provato a smarcarsi e a novembre ha respinto un ulteriore pacchetto di risparmi da 2,5 miliardi. Sostanzialmente, ha scelto queste elezioni anticipate. Antonis Samaras, il leader e oggi premier, sventola il rischio di una uscita dall’euro che vanificherebbe tanti sforzi proprio mentre l’economia dà qualche segno di vita, punta sulla paura del nuovo, sull’inesperienza di Tsipras e sull’inaffidabilità della coalizione di sinistra. Per ora, però, può solo piazzarsi e aspettare che, questa volta, a logorarsi con il governo tocchi a Syriza.


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