Tutto il mondo a Parigi per sconfiggere il terrore un milione in marcia nella capitale blindata

Tutto il mondo a Parigi per sconfiggere il terrore un milione in marcia nella capitale blindata

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PARIGI . «Not afraid». La scritta con lumicini che i parigini hanno esposto in piazza mercoledì sera, nel giorno della strage a Charlie Hebdo , più che un sentimento ora è una promessa. Dopo il venerdì nero in cui la capitale è stata cinta d’assedio si fa fatica a tornare alla normalità. «Appena vedo un’ambulanza o sento una sirena in strada ho paura», racconta Alexandra, insegnante di inglese che due giorni fa si trovava in place du Trocadéro improvvisamente evacuata dalle forze dell’ordine. Un altro falso allarme c’è stato ieri a mezzogiorno a Disneyland Paris, dove una giovane visitatrice ha urlato di essere Hayat Boumeddiene, la compagna dell’attentatore del supermercato kosher ancora in fuga.
«Siamo in totale sicurezza», ripete il premier Manuel Valls ma intanto il governo mantiene il livello di allerta al livello massimo, cioè pericolo attentati. La Francia fatica ancora a dare un nome a quello che sta vivendo. È sbagliato parlare di guerra», scrive il direttore di Libération, Laurent Joffrin, ricordando che il paese ha affrontato altre ondate di attentati in passato. «Non è finita la guerra contro i fanatici» sostiene invece Le Figaro , di cui la testata è listata a lutto come altri giornali francesi. In una scuola elementare del Marais il preside ha riunito duecento bambini per spiegare cosa stava accadendo. «Sono francesi che hanno tradito la propria patria e la propria religione », ha detto il dirigente a proposito degli attentatori, seguendo indicazioni del Rettorato. Nelle classi è stato distribuito un giornalino che spiega cos’è il terrorismo. In alcuni licei di banlieue ci sono stati ragazzi che non hanno voluto osservare il minuto di silenzio previsto nella giornata di lutto nazionale. La République vacilla. «È quando non crediamo più nei nostri valori che diventiamo deboli », commenta Le Parisien.
Nel lento risveglio della nazione, oggi tutti sperano in una nuova alba. Alle quindici la capitale blindata sarà percorsa da centinaia di migliaia di persone, alcuni ipotizzano milioni. È la risposta agli attacchi che in meno di tre giorni hanno provocato 17 vittime. Una manifestazione, indetta dal governo, eccezionale sotto molti punti di vista. Accanto a François Hollande sfileranno i leader europei, da Matteo Renzi a David Cameron, da Angela Merkel a Mariano Rajoy. Un’unità nazionale e internazionale senza precedenti. Hollande avrà accanto a sé anche il rivale Nicolas Sarkozy e i dirigenti politici di ogni schieramento. Non ci sarà Marine Le Pen che ha montato una polemica sugli “inviti” da parte del governo e ha convocato un corteo alternativo nel sud della Francia, a Beaucaire. «La marcia è aperta a tutti», ha risposto Hollande che ha dato l’ordine per il doppio blitz a Dammartin e Porte de Vincennes. In alcuni scatti diffusi ieri si vede il leader socialista nella si tuation room dell’Eliseo mentre le forze speciali entrano in azione.
«Je suis Charlie» è diventato il nome più usato in Francia. I superstiti della redazione del settimanale satirico saranno in piazza. Già ieri oltre settecentomila persone hanno sfilato in molte città francesi, da Marsi- glia a Lille, da Tolosa a Nizza. Tutti si chiamano Charlie, tranne Jean-Marie Le Pen che ha fatto l’ennesima provocazione. La marcia di oggi è un rompicapo per le autorità che devono organizzare il dispositivo di sicurezza in poche ore per quella che potrebbe essere la mobilitazione più ampia dal dopoguerra. Oltre 5500 agenti impegnati nella capitale, quasi 90mila in tutta la Francia, mentre l’inchiesta sugli attentati è ancora in corso, i presunti complici non sono ancora stati arrestati e alcune fonti citate da Cnn parlano di “cellule dormienti” pronte a entrare in azione. Le forze dell’ordine dovranno proteggere in piazza ben quarantacinque capi di Stato e di governo, tra cui “obiettivi sensibili” come i segretari della Nato, della Lega Araba e il premier israeliano Benjamin Netanyahu che inizialmente aveva scartato l’ipotesi di venire a Parigi proprio per motivi di sicurezza. Ieri sera migliaia di persone si sono radunate Porte de Vincennes davanti all’Hyper Cacher dove sono morti quattro ostaggi.
A Place Beauvau, la fortezza del ministero dell’Interno, il timore è palpabile. Qualche dirigente ha provato addirittura a chiedere un rinvio della mobilitazione. Su Internet molti hanno diffuso falsi allarmi con l’hashtag # Annulezlamarchedu11janvier che in poche ore è diventato il più popolare di Twitter. I nervi sono a fior di pelle anche tra le forze dell’ordine che hanno avuto diverse vittime e feriti negli ultimi giorni. Il ministro dell’Interno ha protestato contro la copertina di Le Point con la foto dell’esecuzione del poliziotto Ahmed. «Chiediamo rispetto per la sua memoria », ha detto Cazeneuve ricordando che l’immagine colpisce anche gli agenti emotivamente provati dall’emergenza in corso. «Giusto mostrare la barbarie « ha risposto il settimanale. E il dibattito racchiude in piccolo lo smarrimento di una democrazia sotto attacco.
«Venite numerosi» ripete il premier Valls che non ha mai previsto di rimandare la “marcia repubblicana”, così viene definita. I manifestanti dovrebbero dividersi in almeno due cortei per garantire lo scorrimento nei boulevard. Nelle stesse ore si terrà sempre a Parigi un vertice sull’antiterrorismo dei ministri europei dell’Interno. L’estrema destra francese chiede un Patrioct Act, misure eccezionali come quelle adottate da Bush dopo l’11 Settembre. Il governo frena, Valls promette nuovi aggiustamenti normativi, anche se un rafforzamento delle misure antiterrorismo era stato varato giusto due mesi fa. Evidentemente non è bastato. Oggi è un altro giorno. L’appuntamento è in place de la République, sotto alla statua di Marianne.


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