Il Viminale controlla 150 estremisti Sono in contatto con Isis e Al Qaeda  

by redazione | 18 Gennaio 2015 10:49

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ROMA Hanno un lavoro, un regolare permesso di soggiorno, una vita apparentemente tranquilla. In realtà il loro sogno è la jihad , sostenere i «fratelli» che combattono in Siria e in Iraq lì dove il Califfo Abu Bakr al Baghdadi continua a fare proseliti. E, in alcuni casi, unirsi a loro, partecipare alla guerra santa che adesso minaccia l’Europa e tiene in scacco il mondo. Per questo sono stati espulsi dall’Italia. In tutto una decina di stranieri ritenuti «pericolosi per la sicurezza nazionale» e rispediti in patria con un decreto del ministero dell’Interno e l’accordo siglato con le autorità dei Paesi d’origine.
Altri ne seguiranno a breve. E si aggiungono ai 13 stranieri mandati via lo scorso anno. Predicatori e personaggi in contatto con i fondamentalisti dell’Isis e di Al Qaeda nei confronti dei quali non ci sono indizi sufficienti per adottare provvedimenti giudiziari, ma elementi ritenuti comunque gravi tanto da obbligarli a varcare la frontiera. In attesa di approvare le nuove norme che introducono il reato per punire chi si allontana dal luogo di residenza per unirsi ai combattenti, il ministro dell’Interno Angelino Alfano decide dunque di intervenire seguendo l’iter amministrativo.
Maghrebini, balcanici
mediorientali
I nomi sono stati segnalati dalla polizia di prevenzione, dai carabinieri del Ros e dall’ intelligence . Si tratta di stranieri che vivono nel centro nord. Sono partiti dall’Africa, dalle regioni balcaniche e dal Medio Oriente. Alcuni frequentano le moschee, altri vivono più defilati, si vedono in luoghi riservati. Non hanno progetti immediati di attentato, nè sembrano in grado di passare all’azione. Ma frequentano i siti internet di matrice jihadista , sono interessati ai manuali di istruzione per la fabbricazione di esplosivi, a quelli di addestramento di tipo militare.
Qualcuno ha manifestato l’intenzione di partire. Altri fanno opera di proselitismo tra i propri connazionali. In alcuni casi la motivazione – che rende più veloce la procedura – è la violazione delle norme sull’immigrazione. La maggior parte dei decreti è giustificata però con il pericolo terrorismo e il decreto è firmato dal titolare del Viminale Angelino Alfano. L’istruttoria, avviata dal Comitato di analisi strategica, viene seguita direttamente dal capo della polizia Alessandro Pansa. La maggior parte delle espulsioni dello scorso anno sono avvenute dopo l’attentato del 24 maggio al Museo ebraico a Bruxelles, nel quale sono morte quattro persone. A compierlo sarebbe stato Imehdi Nemmouche di Roubaix, 29 anni, francese accusato di essere entrato in azione dopo essere rientrato da una «missione» in Siria.
Il caso più eclatante è stato quello del marocchino Raoudi Abdelbar, imam della moschea di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, che aveva incitato i fedeli della moschea alla guerra santa, pregando «Allah di uccidere tutti gli ebrei e così rendere felici i musulmani di tutto il mondo».
In Turchia 3.000
estremisti
In Italia sono circa 150 le persone finite sotto controllo dopo gli attentati di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e al supermercato kosher. Nomi segnalati dagli apparati di sicurezza europei e americani, ma anche stranieri coinvolti negli anni scorsi in indagini avviate dalle procure di mezza Italia e in controlli casuali. Obiettivo è verificare nuovamente i loro contatti, eventuali collegamenti con persone finite sotto inchiesta in altri Paesi. L’allarme rilanciato dai servizi di intelligence di numerosi Stati europei riguarda le cellule dormienti e dunque è necessario verificare anche quanto emerso in passato.
Paese strategico si rivela la Turchia, via di transito per siriani e mediorientali che vogliono raggiungere il vecchio Continente. Secondo un dossier diffuso dagli 007 di Ankara «sono almeno tremila le persone che hanno legami con lo Stato Islamico e a loro vanno aggiunti almeno 1.000 turchi che sono già andati a combattere con le truppe del Califfato». Proprio di questo Alfano ha parlato due giorni fa con il ministro dell’Interno Efkan Ala, durante un vertice bilaterale per chiedere collaborazione in materia di terrorismo e immigrazione.
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