Conti svizzeri, scatta lo scambio dei dati

Conti svizzeri, scatta lo scambio dei dati

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MILANO Addio segreto bancario in Svizzera: da ieri tra Roma e Berna c’è lo scambio di informazioni su richiesta ai fini fiscali e dal 2018 sarà automatico. Il premier Matteo Renzi è stato espansivo come d’abitudine e ha affidato a Twitter il suo entusiasmo: «Siglato l’accordo con la Svizzera sul segreto bancario: miliardi di euro che ritornano allo Stato».
Più cauto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ieri a Milano ha firmato l’intesa con il consigliere federale Eveline Widmer-Schlumpf e scherzando sui possibili ricavi ha detto che «a bilancio questo accordo è postato un euro ma azzardo una previsione, sarà più di un euro». Ha spiegato che per le casse dello Stato «i benefici saranno a più lungo termine, perché si introduce un cammino di fiducia ed efficienza tra amministrazione e contribuente». Insieme al protocollo che prevede lo scambio di informazioni su richiesta ai fini fiscali secondo lo standard Ocse, è stata sottoscritta anche una road map politica che fissa il percorso dei negoziati su altri temi, tra cui la tassazione dei lavoratori frontalieri e i rapporti fra i due Stati nei confronti di Campione d’Italia, comune italiano circondato dal territorio elvetico.
È una svolta epocale, che modifica la Convenzione del marzo 1976. Si tratta del «frutto di un lavoro durato molto tempo e molto difficile», ha spiegato Padoan, sottolineando che «prima della crisi globale questo accordo sarebbe stato impensabile, ma la crisi ha spinto sulla trasparenza e almeno su questo è stata utile». L’intesa «va nella direzione dell’eliminazione dei paradisi fiscali». Giovedì ci sarà la firma per lo scambio di informazioni con il Liechtenstein, mentre con Montecarlo ci sono stati i primi contatti. Padoan ha spiegato che dal G20 del 2008 il clima internazionale nei confronti dell’evasione fiscale è cambiato e «per le autorità dei paradisi fiscali sarà sempre meno conveniente e più difficile resistere allo scambio di informazioni».
L’accordo con Berna deve essere ratificato dai rispettivi Parlamenti, quindi superare un referendum svizzero. La stima è che ci vorranno due anni, ma una volta ratificato il protocollo, il Fisco italiano potrà richiedere alla Svizzera informazioni, comprese «richieste di gruppo», anche su elementi riconducibili al periodo di tempo che decorre dalla data della firma, cioè da ieri. Mentre lo scambio automatico avverrà entro settembre 2018 con riferimento al 2017. L’accordo prevede anche l’uscita della Svizzera dalla «black list», cioè i Paesi che l’Italia considera non collaborativi sul piano fiscale. E questo è uno degli aspetti, come ha sottolineato Padoan, che rende vantaggiosa perché più economica la voluntary disclosure , la sanatoria del governo che consente al contribuente con attività finanziarie o patrimoniali all’estero e non dichiarate al Fisco di mettersi in regola, in cambio di uno sconto sulle sanzioni amministrative e penali, ma dietro il pagamento delle imposte dovute.
Francesca Basso


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