Il supplizio del pilota giordano Dato alle fiamme in una gabbia

Il supplizio del pilota giordano Dato alle fiamme in una gabbia

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DUBAI Bruciato vivo. Non decapitato, ma questa volta dato alle fiamme nella ormai consueta tunica color arancione che nel suo caso sembra essere stata intrisa di benzina. Un antico rito medioevale montato a bella posta per terrorizzare. Ricorda i roghi degli eretici in piazza, il disprezzo del nemico fatto prigioniero e mostrato nel suo martirio pubblico a insegnamento e minaccia. Il video di dubbia fattura mostra un uomo chiuso in una gabbia di ferro nel mezzo di cumuli di macerie che, nell’intenzione della ben orchestrata regia, vorrebbero denunciare le rovine causate dalle bombe dei jet della coalizione alleata guidata dagli americani contro lo Stato islamico (Isis).
Il prigioniero sembra confuso, lo vorrebbero presentare come pentito, guarda al cielo, fissa le macerie delle case, e tra queste si vedono decine di jihadisti dal volto coperto con il mitra imbracciato. Più volte appaiono immagini di re Abdallah di Giordania assieme ai dirigenti americani. Il disegno è ovvio: i giordani devono ribellarsi contro il loro re che si allea agli «infedeli» e li conduce alla catastrofe. In questo quadro, il giovane pilota appare come vittima del suo re che si allea con i nemici dell’Islam. Nel disegno dei suoi carnefici, i guerriglieri mascherati attorno alla gabbia non sono altro che i vendicatori, i combattenti del Califfato, che vorrebbero convincere i giordani a defenestrare re Abdallah e unirsi alla nuova guerra santa. Uno di loro accende una torcia, la avvicina alla terra e da qui un rivolo di fuoco raggiunge la gabbia di ferro, dove il prigioniero tra grida e spasmi muore tra le fiamme.
Così, secondo il video diffuso ieri pomeriggio sui siti filo jihadisti, sarebbe stato ucciso Muath al-Kasasbeh, il 26enne pilota giordano caduto con il suo jet F16 il 24 dicembre nella zona di Raqqa, in Siria, e già in passato dato per morto. Le immagini del suo martirio scuotono il Medio Oriente e la comunità internazionale. Re Abdallah di Giordania interrompe la sua visita negli Stati Uniti e torna in fretta e furia ad Amman. Ma prima si incontra di nuovo con il presidente Obama. I propagandisti di Isis affermano che adesso sono a rischio la cinquantina di piloti giordani che a loro giudizio fanno parte della coalizione internazionale a guida Usa. Barack Obama promette vendetta e raddoppia gli aiuti alla Giordania. «Se il video fosse provato veritiero confermerebbe la necessità di agire nel modo più determinato possibile contro questi terroristi», ha dichiarato ieri il presidente americano. Nel frattempo le autorità giordane fanno capire che non resteranno con le mani in mano. Tre settimane orsono si erano dette pronte a trattare direttamente con Isis per uno scambio di prigionieri: Kasasbeh e il giornalista giapponese Kenji Goro in cambio della donna kamikaze di origine irachena Sajida al Rishawi. Ma quattro giorni fa la diffusione del video della decapitazione dell’ostaggio giapponese ha frenato le trattative. E adesso il video della brutale esecuzione del pilota blocca definitivamente ogni negoziato. Ad Amman fanno capire che Al Rishawi, assieme ad altri quattro prigionieri accusati di terrorismo jihadista, potrebbero essere giustiziati nelle prossime ore .
A detta dei portavoce giordani citati dalla televisione di Amman inoltre lo stesso video del pilota sarebbe una «gigantesca montatura». Secondo loro, in verità il pilota sarebbe morto in un blitz lanciato dalle forze speciali americane assieme a quelle giordane lo scorso tre gennaio. Allora le notizie furono molto confuse. Fonti locali, citate anche dall’Ansa, raccontarono di una «violenta battaglia» infuriata per ore alla periferia di Raqqa, considerata la capitale dell’Isis in Siria, in cui persero la vita anche quattro o cinque jihadisti. Ma non emersero mai conferme definitive. E ciò spiegherebbe la richiesta giordana negli ultimi giorni di ricevere prove tangibili che il pilota fosse ancora vivo. L’impossibilita di ottenere quelle prove avrebbe bloccato le trattative. Alla luce di quelle informazioni, non è affatto da escludere che il video sia davvero finto e una maldestra mossa propagandistica da parte dell’Isis .


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