Indagato per mafia Montante lascia l’Agenzia beni confiscati

Indagato per mafia Montante lascia l’Agenzia beni confiscati

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PALERMO . Alla fine ha ascoltato i consigli degli imprenditori a lui più vicini, nel “fortino” siciliano. E ha preso atto della mancata, aperta, solidarietà giunta dagli altri consiglieri dell’Agenzia per i beni confiscati ai boss. Così, al termine di 48 ore di riflessione, Antonello Montante ha deciso di lasciare. Il presidente della Confindustria Sicilia, delegato per la legalità dell’associazione di viale dell’Astronomia, si autosospende dai vertici dell’Agenzia dopo le notizie, pubblicate da Repubblica, di due inchieste per mafia, a Caltanissetta e Catania, che lo vedono coinvolto. A parlare di Montante sono cinque pentiti, che raccontano di una vicinanza dell’imprenditore di Serradifalco (Caltanissetta) agli esponenti di spicco delle “famiglie” locali.
Una mossa fatta per placare le polemiche, in attesa di sviluppi giudiziari. Una mossa alla quale seguiranno probabilmente, nel giro di qualche settimana, le dimissioni vere e proprie. Montante motiva la sua decisione («sconsigliata da tanti») con «il profondo rispetto verso tutte le istituzioni, a partire da magistratura e forze dell’ordine». L’imprenditore mantiene però gli incarichi all’interno di Confindustria: il comitato di presidenza di viale dell’Astronomia mercoledì aveva ribadito la fiducia a Montante, uno dei protagonisti nell’Isola della rivolta degli industriali contro il racket. Passaggio non scontato, che aveva fatto seguito al sostegno offerto il giorno prima, a Palermo, dai vertici locali dell’associazione.
Ma la questione centrale, ogni giorno di più, era diventata la permanenza di Montante nel ruolo di consigliere dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla mafia, al fianco del prefetto Umberto Postiglione e del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. «Montante si dovrebbe dimettere? Non lo so, dipende da una sua sensibile valutazione», si era limitato a dire Postiglione.
In un silenzio sostanziale di quasi tutti i principali partiti, solo Sel, grillini e Rifondazione Comunista avevano auspicato un passo indietro di Montante. L’autosospensione, in particolare, era stata chiesta dal vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava e dal giudice Piergiorgio Morosini, componente del Csm. «Mai avrei pensato — scrive Montante — di dovermi trovare un giorno in una situazione simile dopo anni trascorsi in trincea, insieme a tanti altri imprenditori, sempre al fianco delle istituzioni ».
Il presidente degli industriali siciliani parla anche dei collaboratori di giustizia che lo chiamano in causa: «Sono persone — afferma Montante — da noi denunciate e messe alla porta. Lo abbiamo fatto subendo minacce gravissime e mettendo a rischio la nostra vita. Tutto per affermare una rivoluzione innanzitutto culturale».
Parole alle quali, ieri, è seguita la nuova solidarietà del comitato di presidenza di Confindustria: «Montante dimostra ancora una volta il senso diresponsabilità verso quelle istituzioni la cui azione ha affiancato e sostenuto ». Ma le parole di Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia, mostrano cautela e freddezza: «Scelta opportuna quella del dottor Montante », scrive la Bindi, con riferimento a un controverso titolo ad honorem avuto qualche anno fa. «Bene ha fatto a separare il suo ruolo pubblico dalle vicende giudiziarie — prosegue la Bindi — Un gesto di responsabilità corretto anche perché, al di là delle notizie di questi giorni su cui va fatta al più presto chiarezza, la presenza di un autorevole esponente di Confindustria nel direttivo dell’Agenzia configurava un possibile rischio di conflitto d’interessi, come del resto era stato segnalato nelle sedi opportune dalla commissione antimafia».


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