La linea dura del Viminale Interventi solo in casi gravi e nuovo via libera a Triton

La linea dura del Viminale Interventi solo in casi gravi e nuovo via libera a Triton

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ROMA La linea del Viminale non cambia. Di fronte alla nuova tragedia nel Canale di Sicilia, i responsabili dell’Immigrazione confermano la necessità di andare avanti con l’operazione « Triton ». Il rinnovo dell’accordo in sede europea è già avvenuto, si prosegue con altri finanziamenti e lo stesso dispositivo di mezzi schierati in mare e in volo fino al dicembre 2015. Sono 25 tra navi e motovedette, oltre a nove aerei. Archiviata definitivamente «Mare Nostrum» e ogni altro tipo di missione umanitaria, si fanno i conti con l’emergenza. Ma la decisione è presa: i mezzi di soccorso si muoveranno soltanto in caso di grave pericolo perché la loro presenza in acque internazionali o addirittura di fronte alle coste libiche e turche «rischia di incoraggiare le partenze», come hanno ribadito nel corso dell’ultima riunione anche i vertici di «Frontex», la struttura dell’Unione Europea che ha il compito di pianificare le politiche dell’immigrazione condivise da più Stati membri. E questo nonostante ci sia la dimostrazione che « Triton » non ha sinora fornito i risultati annunciati. Soprattutto con la consapevolezza che la situazione può diventare drammatica, come ribadirà questa mattina in Parlamento il prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, sottolineando la necessità di trovare nuove strutture di accoglienza e di poter contare sulla collaborazione di Lombardia e Veneto, sinora molto restie ad autorizzare l’assistenza ai profughi.
I 32 sbarchi
I dati aggiornati a ieri documentano 32 sbarchi di migranti dall’inizio dell’anno per un totale di 3.815 persone, compresi 241 minori non accompagnati, ben il 60 per cento in più dello stesso periodo del 2014. «I numeri — spiegano gli analisti del ministero dell’Interno — ci dimostrano che c’è ancora molto da fare per riuscire a governare i flussi. Turchia ed Egitto hanno intensificato la collaborazione, potenziando i servizi di vigilanza nei loro porti e ciò fa ritenere che la strada intrapresa possa essere quella giusta, anche se non sufficiente». In realtà l’acuirsi della crisi mediorientale e la situazione di incertezza in Libia fanno prevedere che nei prossimi mesi, probabilmente già nelle prossime settimane, il numero degli arrivi potrebbe continuare ad aumentare. Basti pensare che tra gli sbarcati in questi primi 40 giorni del 2015, 764 sono siriani, 513 provengono dal Gambia e 487 dal Senegal.
L’asilo negato
La scelta di proseguire con i pattugliamenti a 30 miglia dalle coste italiane viene ritenuta al momento l’unica strada possibile. Ma il rischio forte è che entro breve si entri in una situazione di grave emergenza. E quindi sarà necessario intervenire in maniera strutturale, anche tenendo conto dei dati relativi alla concessione dello status di rifugiato. Nel 2014 è stato infatti accolto soltanto il 50 per cento delle istanze di asilo politico e questo ha aumentato la presenza nel nostro Paese di migranti irregolari. Al Viminale negano però che ci sia stato un aumento delle vittime e forniscono l’elenco dei naufragi «che solo lo scorso anno hanno causato oltre 3.000 vittime. Il 28 giugno del 2014 ci sono stati 250 dispersi, altri 250 il 6 luglio, 270 il 23 agosto e 250 il 31 agosto che si aggiungono ai 489 del 13 settembre: tutti in condizioni di bel tempo e mare calmo». Una contabilità dell’orrore che però non basta a placare le polemiche e le accuse delle associazioni umanitarie che, in linea con quanto sostenuto dall’Alto commissariato per i rifugiati, insistono sulla necessità di prevedere interventi umanitari proprio per cercare di soccorrere i migranti quando si trovano in acque internazionali.
Alloggi per i migranti
La scorsa settimana il capo della polizia Alessandro Pansa ha incontrato il direttore di «Frontex» Fabrice Leggeri proprio per pianificare gli obiettivi della missione in vista della bella stagione che, presumibilmente farà aumentare ulteriormente gli arrivi. Al momento rimangono invariati il numero dei mezzi e l’entità dei finanziamenti: 2 milioni e 900 mila euro mensili messi a disposizione della Ue per coprire il 100 per cento delle spese sostenute dagli Stati stranieri e il 38 per cento di quelle affrontate dall’Italia. I mezzi navali costano tra i 550 e i 1.000 euro all’ora, gli aerei circa 3.500 euro. Un impegno che potrebbe rivelarsi insufficiente. A questo si aggiunge la carenza di strutture per l’accoglienza. Oggi il prefetto Morcone sarà ascoltato dalla commissione Diritti umani del Senato presieduta da Luigi Manconi. E in quella sede ribadirà le difficoltà di reperire alloggi per gli stranieri che, di fronte a un peggiorare della situazione, potrebbero costringere il Viminale ad individuare nuove caserme da destinare all’assistenza dei profughi, ma anche a requisire intere strutture per garantire assistenza a chi fugge dalle aree di guerra ed è in attesa di ottenere lo status di rifugiato .
Fiorenza Sarzanini


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