Le milizie in guerra per il potere così l’Is ha conquistato la Libia

Le milizie in guerra per il potere così l’Is ha conquistato la Libia

Loading

LO STATO Islamico è sbarcato sulle rive del Mediterraneo. In Libia, a 350 chilometri da Lampedusa, lo ha macchiato del sangue delle sue prime vittime. Nei saloni del Grand Hotel Corinthia, il 27 gennaio di quest’anno, i miliziani dell’Is misero a segno il primo assalto: due attentatori suicidi, un algerino e un tunisino, riuscirono a fare otto morti. Adesso a pochi chilometri dalla capitale, sulle rive del Mediterraneo, la settimana scorsa gli uomini del Califfato hanno versato il sangue delle loro prime vittime cristiane in Libia, una ventina di egiziani copti sgozzati nelle acque del Mare Nostrum.
La Libia è un inferno, e i diavoli dell’Is sono arrivati a presidiarlo. La previsione di sciagura si sta avverando per un motivo fin troppo lampante: lo scontro fra le fazioni del post-Gheddafi è andato avanti per troppo tempo. Chi ne approfitta è il Califfato che dall’Iraq è riuscito a portare le sue bandiere fin sul Mediterraneo.
Ormai anche in Libia, come in Siria, nel Sinai o in Nigeria, lo Stato Islamico gode del fenomeno del rebranding, del franchising nel più collaudato stile commerciale capitalista. Secondo le agenzie di intelligence americane, l’Is fra Iraq e Siria potrebbe avere dai 20 mila ai 30 mila militanti. Che cominciano a fare proseliti anche in Libia. Bande, brigate o gruppi di jihadisti che fino a ieri avevano altri nomi iniziano a capire da che parte tira il vento. Ammainano le loro bandiere e tirano su il vessillo nero di Baghdadi. I primi sono stati i miliziani di Ansar Al Sharia, il gruppo legato ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico che nel 2012 a Bengasi assaltò il consolato americano e uccise l’ambasciatore Stevens.
Dopo mesi di battaglia a Bengasi contro i soldati dell’ex generale ex gheddafiano Haftar, secondo i servizi segreti italiani alcuni elementi di Ansar Al Sharia si sono spostati verso Sirte e hanno rafforzato i fratelli jihadisti che in queste ore stanno provando a prendere il controllo della città in cui nacque Muhammar Gheddafi. Come ricorda Pietro Batacchi di Rivista Italiana Difesa, «in Libia il primo a dichiarare un Califfato islamico è stato proprio Muhammad Al Zahawi di Ansar, a Bengasi nell’agosto scorso, quando Ansar stava ancora vincendo sugli uomini di Haftar».
Ansar Al Sharia è presente anche a Derna, la città sulla costa fra Bengasi e Tobruk che già dai tempi di Gheddafi è il santuario dei jihadisti. Lì uomini dell’Is, dicono i servizi segreti italiani, sono rientrati da mesi dall’Iraq, e per primi hanno proclamato il califfato, guardati con sospetto dai jihadisti della Brigata Omar Al Mukhtar guidati da Ziad Balaa. Sarebbero uomini della Omar Al Mukhtar ad aver messo a segno ad Agedabia e dintorni gli attentati che hanno ucciso tre fratelli di Ibrahim Jadran, il capo della Guardia alle strutture del petrolio (Pfg), un ribelle che si è schierato da mesi con l’Egitto e con il generale Haftar di Tobruk.
A Derna l’Is si è blindato, ricevendo rinforzi dalla coalizione jihadista che per mesi ha combattuto a Bengasi: sono uomini della Brigata Rafallah Al Salati, della Brigata Martiri 17 febbraio. Il problema è che con il Consiglio della Shura di Derna, il cartello che raggruppa jihadisti dell’Is e loro alleatiavversari, stanno iniziando a passare anche uomini delle brigate islamiche “tradizionali”, quelle legate ai Fratelli Musulmani. Per l’Egitto sono tutti terroristi, ma per esempio gli uomini della Libya Shield (Ls), lo scudo della Libia, hanno collaborato con i servizi segreti italiani in molte operazioni per liberare ostaggi occidentali e per mantenere l’ordine e la sicurezza a Tripoli e in altri punti strategici del paese.
Altro fenomeno è l’ingresso di gruppi jihadisti non da Est (ovvero dal fronte Iraq-Siria-Egitto), ma dal Sud e dall’Algeria. Al Qaeda nel Maghreb islamico e il gruppo di Mokhtar Belmokhtar (il terrorista sfregiato), dopo l’inizio della guerra francese in Mali contro Al Qaeda si sono trasferiti in parte nel Fezzan, l’immenso deserto di sabbia del sud della Libia. Hanno campi di addestramento, si occupano dei traffici di armi, di droga, di contrabbando e di immigrati che sono le fonti di finanziamento di questi terroristi.
In queste ore la minaccia più emblematica è quella che miliziani dell’Is stanno realizzando a Sirte. Importante perché Sirte è una città grande, sul Mediterraneo. Una minaccia pericolosa perché in Libia oggi non c’è nessuna milizia, nessun esercito, nessuna banda anti-jihadista che saprà o vorrà combatterli. In altre parole: in Libia oggi non ci sono i curdi, non c’è l’esercito che in Iraq combatte il califfo Al Baghdadi. O perlomenoancora non si vede.


Related Articles

I nemici delle rinnovabili

Loading

Le energie alternative crescono, ma non in Italia. Al palo per una scelta del governo Renzi. Secondo il Rapporto Irex le imprese nostrane investono soprattutto all’estero

Sinodo. Il contro-vertice dell’«internazionale riformista» a Roma

Loading

Chiese di base. Stop all’indissolubilitù del matrimonio, accoglienza delle persone omosessuali, superamento del divieto alla contraccezione. Le tre richieste al Sinodo da parte di 50 organizzazioni

Aerei F-35, anche Obama pensa alla retromarcia

Loading

Il Pentagono sempre più perplesso sui caccia. L’Italia ha confermato l’ordine, ma il Parlamento può ancora dire no

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment