L’ultimo rapporto sul lavoro: irregolare un’azienda su due

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Ieri mat­tina — come da tra­di­zione — è stato pre­sen­tato al mini­stero del Lavoro il Rap­porto annuale dell’attività di vigi­lanza in mate­ria di lavoro e legi­sla­zione sociale. I numeri non si disco­stano molto dagli ultimi anni e deli­neano un paese dove il lavoro nero e le irre­go­la­rità sono la regola. Ma il rischio reale è che il rap­porto sia l’ultimo atten­di­bile. Il decreto dele­gato che isti­tuirà l’Agenzia unica, accor­pando molte delle fun­zioni ora esple­tate da Inps e Inail, per i sin­da­cati ridurrà for­te­mente i controlli.

Nel 2014 sono state ispe­zio­nate 221.476 aziende, di cui sono risul­tate irre­go­lari 142.132, il 64,1 per cento (con il picco che si con­ferma nei can­tieri edili), tasso in linea con quello dell’anno pre­ce­dente. L’ammontare dei con­tri­buti e dei premi evasi nel 2014 è pari a 1,508 miliardi di euro, in aumento del 6,1 per cento rispetto al 2013 (1,421 miliardi di euro). In media, guar­dando agli anni pre­ce­denti la metà viene poi effet­ti­va­mente incassato.

I lavo­ra­tori in nero rap­pre­sen­tano comun­que il 42,61% di quelli irre­go­lari, per­cen­tuale signi­fi­ca­tiva se con­fron­tata con quella rile­vata nell’anno 2013 (pari al 36,03%) e che regi­stra, dun­que, un incre­mento di quasi 7 punti per­cen­tuali. «Un dato — sot­to­li­nea il rap­porto — è sin­to­ma­tico della com­pleta assenza della sia pur minima atten­zione ai diritti e alle tutele fon­da­men­tali dei lavo­ra­tori, non­ché ai con­nessi pro­fili della salute e della sicu­rezza». L’elusione con­trat­tuale è soprat­tutto «uti­lizzo abu­sivo di forme con­trat­tuali fles­si­bili volte a dis­si­mu­lare veri e pro­pri rap­porti di lavoro subor­di­nato»: ben 9.428 casi rile­vati, con il picco nel ter­zia­rio (7.618 casi).

Le sospen­sioni di atti­vità adot­tate si rife­ri­scono quasi esclu­si­va­mente (6.836) all’occupazione di lavo­ra­tori in nero, men­tre sol­tanto 2 prov­ve­di­menti sono per gravi e rei­te­rate vio­la­zioni sulla tutela della salute e sicu­rezza. In fatto di appalti, sub­bap­palti e vou­cher si regi­stra un vero e pro­prio boom in agri­col­tura: più 85 per cento rispetto al 2013. Ancora pre­sente la piaga del lavoro mino­rile: 172 casi rilevati.

Pre­sen­tando i dati assieme al diret­tore per l’Attività ispet­tiva, Danilo Papa, il mini­stro Giu­liano Poletti ha con­fer­mato che il decreto sarà por­tato alla discus­sione in con­si­glio dei mini­stri mar­tedì, appena dopo il tavolo con­vo­cato la mat­tina stessa con i sin­da­cati men­tre l’Usb ha già annun­ciato uno scio­pero che darà seguito alla mani­fe­sta­zione di domani a Milano a cui par­te­ci­pe­ranno gli ispet­tori di Inps e Inail. «Vogliamo lavo­rare — ha spie­gato Poletti — essen­zial­mente in una logica di tutela dei lavo­ra­tori, di man­te­ni­mento della cor­retta con­cor­renza fra imprese e di limi­ta­zione delle truffe ai danni dello Stato e delle isti­tu­zioni. Faremo que­sto — ha con­cluso — con­cen­tran­doci sulle vio­la­zioni sostan­ziali». Si tratta della “dot­trina Renzi” in fatto di con­trolli (e di fisco): «Non può esi­stere che un’impresa subi­sca con­trolli con­ti­nui: ci deve essere un con­trollo unico che valga per tutti e per anni».

«Una dot­trina che è il pro­dromo dell’illegalità lega­liz­zata — attacca Sal­va­tore Chia­ra­monte, segre­ta­rio nazio­nale Fp Cgil — così come il rap­porto del mini­stero è l’ultimo che ha un senso. L’agenzia unica infatti è la rea­liz­za­zione del sogno di Sac­coni che da mini­stro par­lava di un’agenzia unica con un trat­ta­mento più attento alle esi­genze delle imprese all’interno di un patto di governo con l’Ncd».

E il decreto dele­gato farà pro­prio que­sto: «chiu­derà tutte le Dire­zioni ter­ri­to­riali del mini­stero sul ter­ri­to­rio, raf­for­zerà il con­trollo poli­tico sulla filiera e toglierà il coor­di­na­mento fra Inps, Inail e mini­stero». La ratio del prov­ve­di­mento viene total­mente con­te­stata dalla Cgil: «Si dice che si vuole evi­tare la dop­piezza delle fun­zioni e dei con­trolli ma in molte regioni que­sto pro­blema è già supe­rato dal cosid­detto coor­di­na­mento delle agende: con i data­base si evita che dove è andata l’Inps, arrivi dopo poco l’Inail o il mini­stero». In realtà poi le tre isti­tu­zioni già oggi avreb­bero com­piti ben diversi: il mini­stero si occupa dei con­trolli sui con­tratti, le altri due Inps e Inail dovreb­bero veri­fi­care la posi­zione con­tri­bu­tiva e gli infortuni.

La pro­te­sta dei sin­da­cati ha già bloc­cato il blitz del governo — il decreto doveva essere pre­sen­tato assieme alle tipo­lo­gie con­trat­tuali venerdì scorso — ma Cgil, Cisl e Uil non si fanno illu­sioni. Pun­tano a ridurre il numero dei lavo­ra­tori — ora quasi 1.800 — che ver­ranno spo­stati («con il solo scopo di rispar­miare 15–20 milioni») dopo aver can­cel­lato dalla legge di sta­bi­lità le già poche assun­zioni di ispet­tori pre­vi­ste, appena 200.



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