La notizia dell’assassinio di Klinger è stata accolta con sgomento a Gradisca d’Isonzo, il comune in provincia di Gorizia dove risiedeva insieme alla moglie e due figli. «Era una persona colta e impegnata, anche se talvolta sembrava starsene sulle sue», ha riferito Franco Tommassini, che per dieci anni è stato sindaco di quel paese isontino. Nato 42 anni fa a Rijeka, in Croazia, con una prima laurea in storia a Trieste, e poi studi avanzati a Budapest e Firenze, dove ha conseguito il dottorato con una tesi sulla storia di Fiume dal 1848 al 1924, Klinger parlava quattro lingue, oltre al croato e l’italiano, e lavorava al Centro di ricerche storiche di Rovigno. A New York era andato per un convegno sull’ex-Jugoslavia: ed è proprio lì che ha trovato la morte.
Faceva molto freddo, sabato pomeriggio: temperature ben sotto lo zero e un vento artico che avrebbe poi creato una bufera di neve. Dopo pranzo Klinger si trovava nell’Astoria park, tre ettari di verde che si affacciano sull’East river, il fiume che costeggia Manhattan. È il parco più vecchio e più esteso di Queens, ha piscine, campi da tennis e da bocce, percorsi per la corsa. C’è anche una grande piscina: ed è lì che lo storico è stato trovato per terra alle 14 e 30 da alcuni passanti. Era in un lago di sangue, una pallottola gli aveva traforato il cranio. Il ricovero di urgenza al Elmhurs Hospital si è rivelato vano: i medici si sono limitati a firmare il certificato di decesso.
All’inizio i tabloid hanno pensato a una rapina: circostanza sempre più rara, ma non impossibile né a Central Park, né negli altri parchi della città. D’altra parte sembrava che l’assassino non avesse rubato nulla dalle tasche di Klinger. La vera svolta nelle indagini si è avuta ieri: l’arresto di Bonich nel suo appartamento sulla 42ma strada di Queens ha aperto una pista importante, anche se il giallo non è ancora stato risolto del tutto.