Renzi avverte gli alleati “Né verifiche né rimpasti” la Finocchiaro in pole per un posto nel governo

by redazione | 2 Febbraio 2015 10:07

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ROMA . Nella saletta del governo a Montecitorio, durante l’attesa del voto per il presidente della Repubblica, Matteo Renzi ha parlato anche delle prossime mosse dell’esecutivo. «Adesso ci occupiamo dell’agenda di governo. La delega fiscale, i diritti civili, la scuola e le riforme, anzi soprattutto le riforme», ha spiegato il premier ai dirigenti del Pd riuniti con lui: Matteo Orfini, Lorenzo Guerini, Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Maria Elena Boschi e gli altri che sono entrati e usciti da quell’improvvisato quartier generale. Ma fuori di lì, proprio nelle urne quirinalizie, si materializzava la crisi del centrodestra e si spaccava l’Ncd. Alfano ora chiede un nuovo patto di governo. «Ma nessuno mi venga a parlare di rimpasto e di verifiche — è stato l’avvertimento di Renzi nei colloqui con i dirigenti Pd — . Non perdiamo tempo con queste cose. Abbiamo altro da fare».
La linea dell’ex sindaco di Firenze è concedere pochissimo alle liturgie della Prima repubblica. E mettere le mani avanti in vista di possibili richieste da parte del ministro dell’Interno. «Non faremo vertici di governo», dice Renzi. E sulle caselle ministeriali si procederà a «semplici sostituzioni » lì dove si aprono dei buchi. «Se poi Maurizio Lupi vuole correre da sindaco di Milano in primavera, penseremo a come rimpiazzarlo. Ma niente trattative o giri di caselle», chiarisce il premier.
Da qualche giorno, nell’esecutivo, si è liberata la poltrona di Maria Carmela Lanzetta, sindaco anti-ndrangheta, ministro degli Affari regionali. Lanzetta ha lasciato il suo incarico per accettare un assessorato alla regione Calabria, operazione che si è poi scontrata con la presenza nella giunta di un altro assessore non “gradito”. Lanzetta ha rinunciato a trasferirsi nella sua regione ma è ormai fuori dal governo. Il premier la vuole sostituire al più presto. Per il momento ha preso l’interim del dicastero. Però prepara il cambio.
Ha spiegato ai suoi collaboratori che il nuovo ministro dovrà essere una donna, come chi lascia: «Abbiamo già fatto un’eccezione con Gentiloni che ha preso il posto della Mogherini alla Farnesina. Voglio mantenere l’equilibrio di genere quindi stavolta non dovrà essere un uomo». In pole position per gli Affari regionali c’è Anna Finocchiaro. Il nome della senatrice è stato speso nella battaglia per il Quirinale ma non è arrivato fino in fondo. Adesso può rientrare in pista per una poltrona di ministro.
Finocchiaro ha stabilito un ottimo rapporto con la titolare delle Riforme Maria Elena Boschi e ha aiutato il percorso delle riforme come presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. È già stata ministro nei governi dell’Ulivo e presidente del gruppo parlamentare. Un curriculum impeccabile. Anzi: per lei il dicastero degli Affari regionali sembra fin troppo poco, svuotato com’è oggi della principale competenza ovvero i fondi europei destinati agli enti locali. Quel dossier infatti è nelle mani del sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio e difficilmente tornerà a casa. Per la Finocchiaro si pensa ad allargare il raggio d’azione del dicastero, la delega complessiva, ma non si è ancora capito in quale modo e se sia possibile farlo.
Per questo ci sono altre donne in corsa. Una è Anna Serafini, più volte parlamentare dal Pci al Pd, moglie di Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci. Ma Renzi medita anche una sorpresa che dia il segno di un cambio generazionale. Pensa di usare il metodo che ha già applicato al momento di formare il governo, quasi un anno fa: prendere le risorse migliori dalla segreteria del Pd, far crescere la classe dirigente interna. La sua scelta, fra i membri dell’organismo Pd, è caduta su Valentina Paris. Deputata (passando per le primarie), laureata in relazione internazionali, avellinese, Paris ha 33 anni. Oggi è responsabile Enti locali del Pd, fa parte dell’area dei Giovani turchi. È la sorpresa fra i candidati al ministero.
Da giorni viene data in bilico anche Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, parlamentare di Scelta civica. Ma la linea di Renzi non cambia: niente cambi traumatici, solo sostituzioni. «Tanto sulla scuola Renzi farà tutto da solo. È la materia su cui punta di più nel futuro immediato », dice un renziano del giglio magico. Il 22 di questo mese il premier ha annunciato un grande appuntamento sulla riforma dell’educazione scolastica a Roma, gli stati generali della scuola. È una manifestazione in cui il premier sarà il protagonista assoluto. Prima lo attende il consiglio dei ministri del 20 in cui si tornerà a discutere della norma della delega fiscale ribattezzata salva-Silvio, il condono penale per chi evade sotto il 3 per cento dell’imponibile. Ma febbraio sarà anche il mese del disegno di legge sui diritti civili che in poche parole si traduce con la regolamentazione delle unioni di coppie omosessuali. Un potenziale terreno di scontro con il principale alleato di governo, l’Ncd, che dopo l’elezione di Mattarella cerca una rivincita, un terreno su cui portare avanti le sue battaglie e i suoi “no”.
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