Ucraina, guerra o pace: si decide oggi

by redazione | 8 Febbraio 2015 9:51

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Si deci­derà tutto oggi, con una tele­fo­nata che dovrebbe con­net­tere Putin e Poro­shenko a Mer­kel e Hol­lande. I quat­tro lea­der dovranno discu­tere del piano di pace e tro­vare un accordo. Signi­fica che, tanto Poro­shenko quanto Putin, dovranno rinun­ciare a qual­che pre­tesa e accet­tare un compromesso.

Non sarà facile, come hanno dimo­strato que­sti giorni e quell’accordo set­tem­brino di Minsk, vio­lato un minuto dopo essere stato fir­mato. Alla poca cre­di­bi­lità delle parti in causa (sia dei man­danti, Usa e Rus­sia, sia dei pro­ta­go­ni­sti sul campo, Kiev e mili­ziani ribelli) si aggiunge il clima di ten­sione dopo la mis­sione capi­ta­nata da Ger­ma­nia e Fran­cia, prima a Kiev e poi a Mosca e con­clu­sasi con poche pro­messe e ancora meno cer­tezze. Ieri ci sono state alcune scher­ma­glie dia­let­ti­che che hanno sot­to­li­neato il valore della posta in palio.

In modo forse ecces­si­va­mente sen­sa­zio­na­li­stico, il più chiaro di tutti è stato il pre­si­dente fran­cese Hol­lande: «Se non si arriva ad un accordo con­di­viso da tutti, la guerra sarà l’unica solu­zione». Si potrebbe obiet­tare: dov’è la novità? C’è già una guerra in Ucraina. Ma Hol­lande parla di un’altra guerra, non più per pro­cura, ma con truppe Nato sul ter­reno; una pos­si­bi­lità che apri­rebbe sce­nari a cui nes­suno, nep­pure Putin, vuole pen­sare. Quindi, tanto per comin­ciare, è bene chia­rire quale sia il punto attuale che non per­mette un facile accordo: Kiev vuole man­te­nere i con­fini della tre­gua di set­tem­bre, i ribelli no, per­ché sono in van­tag­gio mili­tar­mente. Kiev vuole la sovra­nità totale sul paese, i ribelli vogliono l’autonomia. Poro­shenko ancora ieri a Monaco di Baviera ha escluso la pre­senza dei caschi blu, i ribelli non sono contrari.

È chiaro che al di là di impro­ba­bili novità, il com­pro­messo dovrebbe pre­ve­dere un «ces­sate il fuoco» ai con­fini sta­bi­liti a set­tem­bre, uni­ta­mente ad un’autonomia per le regioni orien­tali. Ma in que­ste ore che pre­ce­dono la resa dei conti diplo­ma­tica defi­ni­tiva, i ribelli hanno sfer­rato nuovi attac­chi: vicino a Done­tsk, per pun­tel­lare il pro­prio con­trollo sul ter­ri­to­rio e nei pressi di Mariu­pol, nel ten­ta­tivo di avvi­ci­nare sem­pre di più i col­le­ga­menti via terra tra Repub­bli­che popo­lari e la Cri­mea (la cui annes­sione alla Rus­sia, viene data per scon­tata e fuori da quanto si sta con­trat­tando). Nell’ambito delle nego­zia­zioni, è neces­sa­rio inol­tre sot­to­li­neare le posi­zioni di Usa e Ger­ma­nia. Gli Stati uniti, spe­cie negli ultimi giorni, hanno più volte lasciato inten­dere di pen­sare ad una solu­zione mili­tare. Una stra­te­gia gio­cata sul filo del rasoio, per­ché in realtà dagli Usa non è mai arri­vato un vero e pro­prio «ok» al riguardo.

Kerry ha chia­rito, spe­cie dopo le parole di Hol­lande e Mer­kel, che non era un’ipotesi cre­di­bile e ieri Biden lo ha riba­dito: «Non ci sono solu­zioni mili­tari per il con­flitto nell’est dell’Ucraina, ma l’Occidente deve con­ti­nuare a man­te­nere la pres­sione sulla Rus­sia fin­ché Mosca non cam­bierà atteg­gia­mento. Non cre­diamo –ha aggiunto– che la Rus­sia abbia il diritto di fare ciò che sta facendo e cre­diamo che il popolo ucraino abbia il diritto di difen­dersi». La Rus­sia, ha con­cluso il vice pre­si­dente Usa, deve «andar­sene dall’Ucraina o affron­terà un con­ti­nuo iso­la­mento e cre­scenti costi eco­no­mici in patria».
Poi c’è la Ger­ma­nia. Mer­kel ha — innan­zi­tutto — sop­pian­tato Lady Pesc, l’italiana Fede­rica Moghe­rini, senza pren­derla nem­meno in con­si­de­ra­zione e ponen­dosi alla testa della diplo­ma­zia euro­pea, sot­to­li­neando così la pro­pria forza.

Bene ha fatto, dal suo punto di vista, Hol­lande a porsi imme­dia­ta­mente al suo fianco. Mer­kel ha così riba­dito la cen­tra­lità tede­sca anche negli ambiti poli­tici, pren­dendo un’iniziativa diplo­ma­tica di tale rile­vanza; si tratta della prima volta dopo la seconda guerra mon­diale. Una rispo­sta poli­tica, anche alle que­stioni gre­che e pro­ba­bil­mente spa­gnole. «Sono con­vinta che que­sto con­flitto non verrà risolto con mezzi mili­tari, cre­diamo che la nostra forza stia nella pres­sione eco­no­mica», ha detto Mer­kel in merito all’ipotesi Usa di con­sen­tire l’invio di armi in Ucraina. «Il numero delle armi è grande — ha aggiunto — e non ha por­tato a una situa­zione in cui vedo una soluzione».

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