Questa manciata di ore in più è cruciale per la cancelliera tedesca, per il presidente francese e per tutti gli altri paesi europei. Oggi la Merkel incontra Barack Obama a Washington. Sul tavolo del presidente Usa una sola alternativa in caso di fallimento del negoziato: armare Kiev, come l’ucraino Poroshenko gli chiede da mesi. Fornire cioè missili controcarro, radar di tiro per l’artiglieria, strumenti di contromisure elettroniche per disturbare le comunicazioni dei russi e proteggere quelle dell’esercito ucraino.
Il vertice a quattro fissato per mercoledì 11 servirà quindi a capire se l’escalation che scatterebbe con le forniture americane agli ucraini possa essere scongiurata. Vladimir Putin continua a giocare le sue carte in un’altalena continua: quando sabato le pressioni americane sugli europei sembravano assai pesanti, al suo ministro Lavrov qui a Monaco aveva fatto dichiarare che «la Russia vuole la pace», è «pronta a un accordo», «lo rispetterà». Adesso che ha incassato il “no” quasi unanime di tutti gli europei al progetto americano di armare gli ucraini, il presidente Putin rialza i to- ni: «Se arriveranno armi all’Ucraina le conseguenze potranno essere imprevedibili».
In queste ore si sta lavorando sulla traccia dell’accordo di Minsk del settembre scorso; lo ha confermato a Monaco Federica Mogherini, il “ministro degli Esteri” dell’Unione europea: scavalcata dall’iniziativa di Francia e Germania è stata molto abile nel rientrare immediatamente in partita, chiedendo di essere informata passo dopo passo, in maniera da poter garantire il sostegno al processo di tutti i 28 partner europei, oltre che di Parigi e Berlino.
«Il rischio è che si vada a un accordo che produca una situazione congelata, stile Abkhazia o Transnistria», dice un funzionario europeo,spiegando che quel rischio paesi come la Svezia, i Baltici, la stessa Gran Bretagna (totalmente fuori dal negoziato in questa fase) non vogliono correrlo perché lo considererebbero una concessione a Putin. Non vogliono un altro pezzo di Europa in cui la legge, la sovranità politica, il controllo militare sono incerti e sotto il ricatto di Mosca.
Oggi a Berlino si incontrano i vice-ministri degli Esteri dei quattro paesi che sono i negoziatori per conto dei presidenti e dei loro ministri. A loro si dovrebbero aggiungere poi gli osservatori dell’Osce, l’organizzazione che verifica sul terreno il comportamento dei due eserciti, ma anche una delegazione dei ribelli- filorussi, che erano già presenti agli accordi di Minsk. Previsioni sono molto difficili, ma si possono azzardare: dice un diplomatico dello staff americano che «un accordo verrà trovato, ma Putin proverà in poche settimane ad aggirarlo». E quel giorno gli americani si faranno trovare pronti ad armare gli ucraini.