«Con i lavoratori cambierò il Paese» Ma Camusso gela Landini: ero all’oscuro
La Cgil non sostiene il progetto del leader Fiom. Legge sulla rappresentanza, sigle divise
Il segretario della Fiom propone poi «una riforma del sindacato e anche della Cgil», e non lesina attacchi al governo: «Renzi se n’è “strasbattuto” degli scioperi e ha cancellato i diritti». E commentando il consenso dell’esecutivo nei sondaggi dice: «È una balla, tanto che si fa votare le cose mettendo la fiducia». Poi rilancia: «Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi», ribadendo però che lui non ci pensa proprio a candidarsi. E le critiche da parte del mondo politico? «Queste reazioni mi fanno sorridere — replica —. Se uno deve stare in Parlamento solo per dire “sì”, io faccio altro».
Dalla parte di Landini si schiera il leader di Sel, Nichi Vendola: «Tutti hanno diritto a fare politica e Renzi si deve abituare anche all’idea che il dissenso e l’opposizione sociale cresceranno». Sul fronte opposto, invece, Federico Gelli (Pd): «Landini gioca con le parole: non fonda un partito, ma una coalizione. Non si candida (per ora), ma il sindacato deve fare politica. Roba da Prima Repubblica».
Ma i movimenti a sinistra non finiscono con le iniziative di Landini. Sabato le minoranze del Pd hanno organizzato un’assemblea («A sinistra nel Pd») alla quale parteciperanno, secondo Alfredo D’Attorre (pd), anche esponenti della Cgil e di Sel. Ma «non sarà un cartello anti Renzi», assicura.
Mentre il premier frena sull’ipotesi di una legge sulla rappresentanza sindacale, Cisl e Uil sono critiche. Possibilista la Cgil. Il portavoce di Camusso, spiega che la legge va bene «se garantisce effetti erga omnes ai contratti». Giovanna Ventura (Cisl), invece, si dice «perplessa» e chiede di «verificare prima se l’accordo già raggiunto funzioni». E Carmelo Barbagallo (Uil) sbotta: «Basta riforme annunciate sui giornali. Non c’è l’esigenza di una legge» .
Francesco Di Frischia
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