Forum Sociale a Tunisi, ora serve una vertenza globale

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«Fuori Israele dalla Pale­stina». «Boi­cot­tiamo i pro­dotti israe­liani». «No alla guerra, sì a una solu­zione diplo­ma­tica». Sono alcuni degli slo­gan che hanno carat­te­riz­zato la mani­fe­sta­zione dedi­cata alla soli­da­rietà con il popolo pale­sti­nese che ieri ha con­cluso la XIII edi­zione del Forum Sociale Mon­diale a Tunisi. In piazza migliaia di gio­vani tuni­sini, in gran parte gli stessi pro­ta­go­ni­sti della pri­ma­vera araba di quat­tro anni fa.

Il Forum si è con­cluso, come ormai è con­sue­tu­dine, con le assem­blee di con­ver­genza che hanno cer­cato di sin­te­tiz­zare il lavoro svolto in cen­ti­naia di semi­nari e di sta­bi­lire un’agenda di mobi­li­ta­zioni per il futuro prossimo.

Ma a que­sto punto ritengo sia dove­roso, soprat­tutto da parte di chi, come il sot­to­scritto, ha avuto delle respon­sa­bi­lità nel movi­mento alter­mon­dia­li­sta, pro­vare a fare il punto, evi­tando pra­ti­che autoconsolatorie.

È stato giu­sto venire a Tunisi, man­te­nere il Forum nono­stante l’attentato e i com­pren­si­bili timori per la pro­pria sicu­rezza. Abbiamo dato una dimo­stra­zione espli­cita di come i movi­menti demo­cra­tici non arre­trino davanti al ter­ro­ri­smo, abbiamo con­tri­buito ad aiu­tare i movi­menti tuni­sini nel dif­fi­cile sforzo di con­vin­cere il pro­prio popolo che il ritorno al pas­sato, a regimi auto­ri­tari. non è la solu­zione per fer­mare il ter­rore e l’integralismo; c’e’ un’altra alter­na­tiva fon­data sulla par­te­ci­pa­zione e l’impegno per la demo­cra­zia e la giu­sti­zia sociale.

Tutto ciò è bene e il Forum è ser­vito a que­sto. Ma se guar­diamo avanti, alle pro­spet­tive del Forum, non è suf­fi­ciente. Nei nostri incon­tri con­ti­nuiamo a ripe­tere: che l’8,7% della popo­la­zione con­trolla l’85% della ric­chezza mon­diale e che al 69% più povero resta solo il 2.9% della ric­chezza del pia­neta; che il potere glo­bale è nelle mani di un sistema finan­zia­rio con­trol­lato da qual­che cen­ti­naia di mul­ti­na­zio­nali; che l’attuale modello di svi­luppo porta l’umanità verso l’abisso.

Di fronte a tutto que­sto non basta tro­varsi una volta ogni due anni e con­fron­tarsi in cen­ti­naia di semi­nari spesso con­cen­trati su sin­goli pro­getti gestiti da ong; non basta che cia­scuno rac­conti la pro­pria espe­rienza e non basta nem­meno la costru­zione di decine e decine di reti, ognuna su un tema sem­pre più specifico.

Nel 2001 a Porto Ale­gre quando è nato il Forum Mon­diale le urgenze erano: com­pren­dere le dina­mi­che della glo­ba­liz­za­zione libe­ri­sta, evi­den­ziarne i pro­ta­go­ni­sti mani­fe­sti e occulti, sve­lare il ruolo del Fmi, del Wto, della Banca Mon­diale ecc., scam­biarci espe­rienze e cono­scenze per costruire pro­po­ste alter­na­tive docu­men­tate, con­crete e rea­liz­za­bili. Per fare tutto ciò era prio­ri­ta­ria la costru­zione di uno spa­zio uni­ver­sale, pub­blico e aperto di confronto.

Oggi la situa­zione è dif­fe­rente: i mec­ca­ni­smi e i pro­ta­go­ni­sti della glo­ba­liz­za­zione libe­ri­sta sono sve­lati, di pro­po­ste alter­na­tive ne abbiamo e sono anche con­crete e rea­liz­za­bili (se ve ne fos­sero le con­di­zioni poli­ti­che), inter­net e le nuove tec­no­lo­gie per­met­tono ogni scam­bio d’informazione e di cono­scenza e spesso anti­ci­pano quanto poi viene comu­ni­cato ai Forum. Oggi la situa­zione è dif­fe­rente anche per­ché la Sto­ria non si è fer­mata e le nostre peg­giori pre­vi­sioni sui destini col­let­tivi si stanno realizzando.

E allora ci serve altro, uno spa­zio pub­blico di con­fronto non è più suf­fi­ciente. Ci serve la capa­cità di orga­niz­zare delle ver­tenze glo­bali sui ter­reni prin­ci­pali nei quali si muove il domi­nio libe­ri­sta e dove mag­gior­mente si svi­luppa la con­se­guente sof­fe­renza umana. Ver­tenze glo­bali, in grado di unire i movi­menti di ogni con­ti­nente attorno a obiet­tivi con­di­visi, pre­cisi e pub­bli­ca­mente dichia­rati, sep­pure decli­nati secondo la pro­pria spe­ci­fi­cità ter­ri­to­riale, con un’agenda comune, azioni siner­gi­che e la capa­cità di indi­care, non in modo gene­rico e slo­ga­ni­stico, chi sono i nostri avversari.

Ogni orga­niz­za­zione con­ti­nuerà ovvia­mente anche ad agire sulla pro­pria spe­ci­fica mis­sion, ma il com­pito del Forum dovrebbe essere quello di indi­vi­duare tre, quat­tro, mas­simo cin­que cam­pa­gne sui temi cru­ciali per il futuro dell’umanità (ad esem­pio il diritto al cibo e all’acqua, la lotta con­tro le poli­ti­che che pro­du­cono i cam­bia­menti cli­ma­tici, l’opposizione al domi­nio della finanza spe­cu­la­tiva), attorno alle quali orga­niz­zare real­mente una mobi­li­ta­zione glo­bale con­di­visa. Resti­tuendo in tal modo visi­bi­lità a un pro­getto poli­tico com­ples­sivo alter­na­tivo al libe­ri­smo; e in fondo era que­sto, sep­pure in un’altra epoca, lo spi­rito ori­gi­na­rio di Porto Ale­gre, di Genova e del movi­mento dei forum sociali.

* mem­bro del Con­si­glio Inter­na­zio­nale del Forum Sociale Mondiale



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