La bandiera nera dell’Isis al posto della croce

La bandiera nera dell’Isis al posto della croce

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Le immagini del nuovo scempio sono state diffuse dai «cineasti» dell’Isis tramite i social network: statue, icone e croci distrutte, lapidi devastate e anche miliziani che rimuovono una croce dal campanile della chiesa di San Giorgio a Mosul sostituendola con una bandiera nera del Califfato
Nella prima foto tre militanti dello Stato islamico (Isis) sulla cupola bombata della chiesa abbattono una grande croce di metallo sullo sfondo azzurro immacolato. In primo piano un altro jihadista sunnita, sembra molto giovane, con gli occhiali e una bandana verde attorno al capo, sta rimuovendo una seconda croce più sottile sulla cima del campanile. Un ghigno di fanatica soddisfazione si disegna sul suo viso illuminato dal sole. Scorri la sequenza e la seconda immagine riprende un uomo in tuta grigia impegnato a dare mazzate alla statua di San Giorgio che uccide il drago posta di fronte alla basilica. Segue quella di un giovane in maglietta azzurra che con una bomboletta di vernice blu copre la scritta in arabo incisa su di una targa. «Santa Maria donaci la grazia della pace in Iraq», si leggeva. Subito sotto, lo stesso barbaro con la mazza sta cancellando una croce scolpita sul muro.
Dopo i video dei prigionieri uccisi in massa, quelli degli ostaggi stranieri e i combattenti curdi decapitati, dopo le immagini dei beni archeologici devastati, adesso tocca alle chiese e ai simboli dell’antica cultura cristiana. Con sadica soddisfazione i «cineasti» di Isis hanno diffuso sui loro siti le foto della dissacrazione della chiesa di San Giorgio a Mosul. In realtà c’è poco di nuovo. E’ dalla seconda metà del giugno scorso, quando le loro milizie dalla Siria si allargarono all’Iraq centro-occidentale, che giungono notizie sugli attacchi ai luoghi di culto, cimiteri, le scuole, le abitazioni, i simboli cristiani. In particolare le chiese sono state utilizzate come dormitori, prigioni, depositi di armi, uffici logistici, persino tribunali islamici o moschee.
La novità sta però nelle immagini, che confermano le distruzioni. Lo illustra quello che il «Media Center del Califfato nella provincia di Niniveh» presenta in 25 tavole contenute nel suo «documentario fotografico numero 16» dedicato alla «distruzione del politeismo e alla rimozione delle croci». In questa brutale campagna via web sono anche da segnalare le immagini diffuse negli ultimi due giorni della distruzione della tomba di Saddam Hussein nel villaggio di Al Awja presso Tikrit. Stavolta però sembra che i responsabili vadano cercati tra le milizie sciite alleate dell’Iran. Testimoni raccontano di una gigantesca immagine di Qasem Suleiman, il generale iraniano che guida gli attacchi contro Isis a Tikrit, appesa dove prima stava quella dell’ex dittatore iracheno. Le tribù locali assicurano che i resti di Saddam sono stati nascosti in una località segreta.
Lorenzo Cremonesi


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