L’Isis rivendica l’attacco Arrestati nove complici

by redazione | 20 Marzo 2015 9:49

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 TUNISI Un fiore su ogni macchia di sangue. Il museo del Bardo, custode di tesori meravigliosi, non è mai stato così triste e vuoto come nella fresca mattinata di Tunisi, il giorno dopo la strage. I medici, i funzionari del governo locale e le ambasciate compilano il bollettino che nessuno vuole ancora considerare definitivo: 23 morti, di cui 18 turisti stranieri, tre tunisini e due terroristi. Le vittime italiane sono quattro. Ieri alla lista che già comprendeva Francesco Caldara, 64 anni, e Orazio Conte, 54 anni, si sono aggiunte due donne, Antonella Sesino 54 anni e Giuseppina Biella, 70 anni, riconosciute nell’obitorio del vecchio ospedale coloniale Charles Nicolle. I feriti sono 48 (11 italiani). In mattinata sono ricomparsi una donna spagnola incinta e suo marito: i due avevano passato la notte nascosti nei sotterranei del Bardo.
Le notizie si intrecciano, in un impasto di dolore, di rabbia e di paura. Il governo ha evitato di blindare la capitale, ma l’allerta è massima. Le tv e i siti locali rilanciano quella che sembra una rivendicazione dell’Isis, lo Stato islamico, diffusa su Twitter da Rita Katz, direttrice del Site Intelligence Group. Parole di una violenza coerente con la ferocia dell’attentato, registrate in un messaggio audio in arabo. I terroristi sono definiti «cavalieri dello Stato islamico», valorosi combattenti contro «gli apostati seduti sul petto della Tunisia musulmana». Con un programma sinistro: «Quello che avete visto è la prima goccia di pioggia».
Gli analisti dei social network pescano un altro tweet riconducibile ai seguaci dell’Isis. La minaccia chiama in causa l’Italia. Una foto ritrae uno dei quattro nostri connazionali, sbarrata con una croce rossa e accompagnata dal commento: «Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo». In serata un altro avvertimento, preso sul serio dalla polizia: i jihadisti annunciano che colpiranno Radio Shems . Gli agenti hanno bloccato il quartiere centrale dove ha sede l’emittente nazionale.
Nel frattempo gli inquirenti proseguono le indagini. Pare che uno dei due terroristi uccisi durante il blitz, Yassine Laabidi, fosse noto all’intelligence. Il ministro dell’Interno Najem Gharsalli ha poi rivelato che entrambi erano «muniti di cinture esplosive». Finora sono state arrestate 9 persone, tra le quali la sorella dell’altro killer, Jabeur Khachnaoui, sospettata di aver partecipato o appoggiato l’attacco al museo Bardo: è stata sorpresa nella casa di famiglia, a Sbeitla nel centro del Paese. Sembrerebbe una conferma ai sospetti del governo: la rete dei terroristi si insinua nelle profondità della Tunisia.
Giuseppe Sarcina
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