L’ultimo video dell’orrore Il boia bambino dell’Isis giustizia la « spia del Mossad »

by redazione | 11 Marzo 2015 9:57

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Ancora bambini utilizzati come boia dallo Stato Islamico, l’Isis, per minacciare e uccidere.
Nel nuovo video, diffuso ieri sera sui siti jihadisti, un ragazzino dall’apparente età di 12 o 13 anni punta senza tremare la pistola alla testa di un giovane uomo descritto come «agente del Mossad », il servizio segreto israeliano.
Accanto a lui un guerrigliero barbuto con l’accento della Francia meridionale (a Parigi si sospetta possa essere cugino di quel Mohamed Merah responsabile dell’attacco alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012, che causò quattro morti) minaccia Israele e le comunità ebraiche della diaspora. «Oh ebrei! Presto i leoni del Califfato attaccheranno le vostre terre e le vostre roccaforti in Francia per liberare Gerusalemme!» recita il jihadista.
Il ragazzino resta impassibile, dice di essere stato spinto ad agire dalla famiglia. Il suo viso sembra lo stesso del piccolo boia che un paio di mesi fa venne filmato da Isis mentre sparava alla nuca di due uomini, allora definiti «spie russe». Questa volta però la sua vittima la guarda in faccia. Nel momento cruciale il video gira al rallentatore, lo sparo, il piccolo foro nella fronte e il prigioniero che rantola a terra. Quindi nuovi colpi alla testa e al corpo.
Ancora ieri, una bambina kamikaze inviata da Boko Haram ha fatto strage di civili nel mercato di Maiduguri, nel nord-est della Nigeria, i morti sono almeno una quindicina.
Il nuovo video dell’Isis dura quasi 14 minuti ed è parecchio sofisticato. Isis lo presenta come fosse un file dell’intelligence. Si richiama al suo annuncio un paio di mesi fa dell’arresto di Mohammad Said Ismail Musallah, un palestinese diciannovenne di Gerusalemme est e cittadino israeliano.
Allora il giovane veniva fatto confessare di fronte alla telecamera di essere «un agente del Mossad» inviato in Siria.
Ma questa volta il racconto è articolato: dice che in passato era un vigile del fuoco, poi reclutato dai servizi israeliani da un vicino poliziotto con il pieno assenso del padre e del fratello.
Spiega i suoi primi incarichi da informatore contro «quelli che tirano pietre a Gerusalemme». Quindi l’offerta di fingersi volontario di Isis col fine specifico di «individuare le loro basi, i centri di addestramento, i depositi di armi e soprattutto fornire le identità dei palestinesi militanti con il Califfato».
Il video continua con la sua descrizione dell’arrivo alla «casa di accoglienza» di Isis. Sino alla sua decisione di comunicare con il padre, rimasto a Gerusalemme, dal vicino internet caffè. È allora che apparentemente i jihadisti si insospettiscono. Lo arrestano, interrogano. Lui cede presto. La sua fine è segnata.
Il video termina con la diffusione di una decina di nomi e foto di arabi ed ebrei descritti da Isis come «uomini del Mossad».
Lorenzo Cremonesi
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