Si allarga il conflitto in Yemen Sauditi verso l’azione di terra
Le stesse forze a confronto in Yemen sono d’altronde impegnate sullo scenario iracheno. Qui gli Stati Uniti hanno deciso di rispondere affermativamente alle richieste del premier sciita Haidar al Abadi di inviare i loro caccia a sostegno delle truppe (composte per lo più da milizie sciite aiutate dai contingenti di pasdaran iraniani) dispiegate contro Isis accerchiato da oltre tre settimane nella città di Tikrit. Washington si viene così a trovare nella peculiare posizione di sostenere gli sciiti in Iraq e i sunniti in Yemen. Situazione questa che spinge i governi della parte sunnita a rendere più chiari che mai i loro timori contro il nuovo ruolo militare giocato da Teheran. Da tempo Riad si oppone ai progetti di intesa sul nucleare iraniano. In serata è tornato in campo anche il presidente turco Tayyip Erdogan, che alla conferenza stampa dopo un colloquio telefonico con Barack Obama ha ribadito che l’Iran deve cessare di interferire militarmente in Yemen, Iraq e Siria.
Lorenzo Cremonesi
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Erano state, fino a poche ore prima, le celebrazioni dell’11 settembre più in tono minore che mai, quelle in corso negli Stati uniti. Minuto di silenzio a Wall Street, discorso obbligato alla Casa bianca e al Pentagono, del presidente e di Leon Panetta, manifestazione a Ground zero con la toccante lettura dei nomi delle quasi 3000 vittime, ma senza «politici». Per allontanare, insieme alla disputa locale su come gestire l’impianto museale dell’area delle Twin Tower, lo spettro dell’11 settembre 2001 dalla campagna elettorale per le presidenziali.
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