Dieci morti trovati sui barconi

Dieci morti trovati sui barconi

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PORTO EMPEDOCLE (Agrigento) Sono quasi 7 mila i migranti soccorsi in quattro giorni a ridosso delle coste libiche. Abbandonati a venti, trenta miglia su stracariche e fatiscenti imbarcazioni da trafficanti pronti già alla partenza ad allertare Capitanerie e Marina, organizzazioni umanitarie e forze di polizia. Una beffa che corre sui satellitari. Con missioni anche a cento miglia dalle nostre coste per motovedette salpate da Lampedusa o pattugliatori a guardia di un Mediterraneo dove il vero record è quello dei morti. Come è accaduto domenica sera quando i militari italiani sono riusciti a salvare 144 disperati recuperando però 9 morti. Col dubbio che siano molti di più. E con una decima vittima trovata a bordo di un altro dei barconi soccorsi a ogni ora del giorno e della notte.
Una macabra contabilità in continuo aggiornamento visto che ieri, mentre al porto di Palermo si aspettava una massa di 1.200 migranti in arrivo nella notte, il bilancio dei primi 100 giorni dell’anno segnava 500 morti. Trenta volte più dello stesso periodo del 2014. Sta in questo drammatico quadro che non può tenere conto di troppi «dispersi» l’allarme lanciato da Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Allarme condiviso da Save the Children «per centinaia di minori non accompagnati» e da William Swing, il direttore dell’Organizzazione internazionale migranti (Oim) che, davanti ai 15 mila migranti salvati in questi 100 giorni, chiede sulle coste del Nord Africa «un più incisivo approccio concertato con l’Ue». Nota dolente aggravata dai limiti dell’operazione Triton che ha ristretto i margini della precedente, Mare Nostrum. Ma se l’Arci chiede di ripristinarla e «aprire canali di ingresso umanitari», Salvini replica: «Renzi, Alfano e Boldrini non capiscono che più ne partono e più ne muoiono?».
Un flusso continuo, ma anche tanta solidarietà. Come accade a Palermo, negli ospedali Villa Sofia e Cervello, dove i ginecologi diretti dal professore Biagio Adile e dall’egiziano Sherif Mourad costruiscono da oggi un loro ponte Europa-Africa con operazioni e controlli a immigrate che ne hanno bisogno, istruendo una task force per Etiopia e altri Paesi disastrati, «un’area dove il tasso di mortalità materno infantile è mille volte maggiore rispetto all’Europa». Proprio la realtà da dove si fugge per non morire di malattie, guerra e miseria.
Intanto, da una parte all’altra della Sicilia l’esodo mobilita centinaia di uomini per accogliere 110 migranti a Pozzallo, 145 a Trapani dove sono stati sbarcati anche i 10 cadaveri recuperati domenica, 240 a Porto Empedocle arrivati con il mercantile Googar dopo i 525 di domenica, mentre da Lampedusa duecento volano in Sardegna. Stanotte a Palermo sacerdoti e volontari della Caritas hanno riaperto in fretta due centri nelle vicine Giacalone e Trabia montando le tende della protezione civile, mentre si pensa di riattivare il Villaggio Ruffini per siriani, palestinesi e profughi fuggiti da guerra e miseria.
Felice Cavallaro



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