La Ue e i migranti: repressione più che accoglienza

La Ue sarà più «solidale», come afferma Matteo Renzi, ma questa solidarietà si esprime senza uscire dai criteri che hanno portato alla creazione di Frontex, dieci anni fa e, alla fine dell’anno scorso, del suo programma Triton: sorvegliare e punire, respingere il più possibile i migranti disperati che cercano di scalare la fortezza Europa. Tra i dieci punti presentati dalla Commissione per rispondere nell’immediato all’emergenza dei 1600 morti in neanche quattro mesi di questo 2015 (un morto ogni due ore, in media), ve ne sono alcuni molto problematici: Bruxelles propone al Consiglio europeo straordinario di domani dei capi di stato e di governo di organizzare una più precisa lotta ai trafficanti, di bloccare le strade utilizzate dai migranti, di sequestrare e distruggere i barconi.
La portavoce della Commissione per le questioni di immigrazione, Natasha Bertaud, ha evocato ieri una possibile «azione militare e civile» per colpire i trafficanti. Ipotesi confermata in serata anche dal ministro degli Interni italiano: «Abbiamo fatto una richiesta chiara per ottenere azioni mirate in Libia, in un quadro di legalità internazionale. Siamo alla ricerca di consenso internazionale per affondare i barconi dei trafficanti di esseri umani» prima che partano, ha detto Alfano.
Sarebbero quindi allo studio interventi mirati, in Libia, per bloccare le partenze dei migranti. Le organizzazioni umanitarie sono insorte ieri contro queste ipotesi, che privilegiano la repressione e lasciano poco spazio al miglioramento dell’accoglienza. La rete Migreurop, che da tempo lotta per un Frontexit (cioè per l’abolizione di Frontex), accusa la missione di avere come solo scopo quello di impedire ai migranti di arrivare sul territorio europeo. Per Claire Rodier di Migreurop, autrice di un libro sul business dell’immigrazione, ci sono grandi «zone d’ombra» in Frontex, che opera in modo incompatibile con il rispetto dei diritti umani. Critiche severe a Frontex anche da parte di Jean-François Dubost, di Amnesty International France: «La strategia della Ue è: non facciamo nulla che faccia venire voglia di venire» in Europa.
La conferma dell’approccio prevalentemente repressivo viene dalla stessa Frontex: la portavoce, Izabelle Cooper, ha ieri puntato i riflettori soltanto contro i trafficanti, che «fanno miliardi di business obbligando uomini e donne a imbarcarsi su minuscole imbarcazioni, senza giubbotti di salvataggio».
La Ue si ripara dietro la lotta ai trafficanti e propone di bloccare le partenze all’origine.
Le politiche migratorie restano nella Ue una responsabilità dei singoli stati. Giovedì, per François Hollande il Consiglio «non può prendere decisioni ordinarie». Nei dieci punti della Commissione c’è anche la «schedatura» dei migranti e un rinvio più veloce di coloro che non vengano considerati candidati al diritto d’asilo. In altri termini, ci si avvia verso una repressione che, partendo dai trafficanti, colpirà soprattutto le persone che la situazione disperata in cui vivono spinge ad emigrare. Bruxelles chiede ai paesi membri una maggiore solidarietà verso i paesi del sud Europa — Italia, Grecia, Spagna e Malta — dove arrivano i migranti, suggerendo una ripartizione dei candidati all’asilo tra i 28 (si parla di circa 5mila persone al massimo).
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