Quella tendenza a sovrastimare il Pil In sette anni la differenza arriva al 14%
I dati confermano come l’economia sia una scienza quanto mai inesatta. Tanto è vero che, per restare all’Italia, il gap cumulato 2008-2014 tra previsioni e realtà è molto alto anche quando si confrontano le stime fatte di anno in anno da Banca d’Italia, commissione europea, Fondo monetario internazionale e Ocse (che è quello che sbaglia meno, di “appena” il 10,4%).
Nel Def che il governo presenta oggi, Renzi ha annunciato che la stima per il Pil 2015 sarà prudente: +0,7%. Per non incorrere di nuovo in una sovrastima, come nel Def di un anno fa, che prevedeva per il 2015 una crescita dell’1,3% corretta nella nota di aggiornamento di settembre 2014 a un misero 0,6%. Fatto sta che, di regola, per capire come veramente andrà bisogna aspettare, come riconosce lo stesso governo in un focus sugli «errori di previsione nelle stime ufficiali», il dato sull’anno in corso contenuto nella nota di aggiornamento di settembre, cioè tre mesi prima che finisca l’anno, quando la sovrastima si riduce in media a 0,2 punti percentuali rispetto alla realtà. E questa volta, con un po’ di fortuna, chissà che lo 0,7% per il 2015 non si riveli invece sottostimato, come accadde nel 2010.
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