Triton, Ue divisa Un blocco di Paesi dice no a più fondi

by redazione | 18 Aprile 2015 9:15

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BRUXELLES Negli ultimi giorni la Commissione europea è stata bombardata di domande sul perché l’Ue non intervenga per affrontare l’emergenza immigrazione nel mare Mediterraneo, partendo da un rafforzamento della missione Triton di appoggio all’Italia nell’ambito dell’operazione Frontex. Ma nell’istituzione di Bruxelles continuano a rinviare, pur ammettendo l’insufficienza degli attuali finanziamenti per Triton, che la situazione «peggiorerà» e va considerata «una priorità». È stato ufficializzato solo che «al momento non ci sono state richieste» dalle capitali per organizzare un vertice straordinario dei 28 capi di Stato e di governo, indicativo almeno della volontà di concordare un impegno rapido dell’Europa per evitare le continue stragi di migranti.
In programma risulta solo l’elaborazione in corso di una «agenda della Commissione» sull’immigrazione. Lunedì il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue a Lussemburgo dovrebbe esaminare un documento dell’Alto rappresentante Federica Mogherini sulla stabilizzazione della Libia. Se questa avvenisse, potrebbe contribuire indirettamente a frenare la massa di immigrati clandestini in partenza dalla costa libica largamente incontrollata dopo la caduta di Gheddafi.
«Non c’è accordo tra i Paesi membri per investire nel potenziamento di Triton», è la sostanza fatta filtrare dal Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea. Soprattutto non appare ancora disponibile la cancelliera tedesca Angela Merkel, che da tempo condiziona le principali scelte dell’Ue e nei summit Ue ha respinto le richieste del premier Matteo Renzi. Anche se a Berlino qualcosa sembra muoversi. Merkel ha fatto sapere di voler organizzare un incontro nazionale per fronteggiare le reazioni negative del suo elettorato di centrodestra davanti all’esplosione degli arrivi di rifugiati, più che raddoppiati nel primo trimestre di quest’anno e a rischio di diventare 400 mila entro dicembre (rispetto ai 100 mila accolti nel 2013). Tante imprese tedesche, favorevoli agli immigrati per utilizzare il loro lavoro a basso costo, si scontrano con le proteste del partito anti-Islam Pegida.
L’atteggiamento immobile e dilatorio dell’Ue provoca contestazioni in serie contro la Commissione europea del lussemburghese Jean-Claude Juncker. «Non sono accettabili le parole rinunciatarie di alcuni esponenti della Commissione europea sulla missione Triton — ha dichiarato il vicepresidente dell’Europarlamento David Sassoli del Pd —. Non affronta un problema solo italiano. Per questo c’è bisogno di un coinvolgimento più impegnativo di tutti gli Stati membri, in termini economici e logistici». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha parlato di posizione «imbarazzante». L’eurodeputato e leader della Lega Matteo Salvini ha detto che, se fosse premier, porterebbe a Bruxelles «200 pullman con 10 mila immigrati e gli presenterei il problema lì dove si riuniscono». Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha accusato l’Ue di «lavarsi le mani di fronte ad una dramma che sarà sempre più insopportabile dall’Italia».
Ivo Caizzi
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