Atene: «Vicini all’accordo, ecco il piano»

Atene: «Vicini all’accordo, ecco il piano»

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ATENE Quando oggi a Bruxelles riprenderanno i negoziati tra governo greco e creditori, sul tavolo ci sarà un documento di venti pagine con l’accordo preliminare spinto da Atene: impegni sulle riforme in cambio di sostegno finanziario e investimenti. I punti principali riguardano tasse, mercato del lavoro e lo stesso ruolo, nell’eventuale nuovo programma di aiuti, del Fondo monetario internazionale al quale la Grecia deve restituire 1,6 miliardi di euro a partire dalla rata da 312 milioni del 5 giugno. In sostanza Atene propone tre fasce per l’Iva (le istituzioni ne vorrebbero solo due), con tutti i generi alimentari inclusi nella più bassa, al 7%; l’innalzamento, in due passaggi successivi, del salario minimo a 751 euro (il livello precedente al Memorandum siglato con l’ex troika); revisione delle norme che regolano i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti. Le pensioni non dovrebbero subire tagli fino al 2017, ma l’esecutivo si impegna a riformare le modalità di assunzione e ad abolire i pensionamenti anticipati (prima dei 65 anni). In discussione anche l’ammontare totale del buco fiscale.
«Ripagheremo il Fondo monetario e avremo presto un accordo» ha detto ieri il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, seguito dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker («Ho l’impressione che eviteremo il default») e dal commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici («Facciamo progressi»). Unanime l’intento di rassicurare politica e mercati dopo l’allarme del weekend sull’impossibilità di rimborsare l’Fmi.
Ad Atene l’onda d’entusiasmo che ha portato la sinistra radicale di Alexis Tsipras al governo si è esaurita ed è ormai chiaro che non ci sarà la rivoluzione promessa, eppure i sondaggi dicono che se si tornasse a votare oggi il premier sarebbe confermato con una maggioranza ancora più ampia, segno che la rottura con la vecchia classe dirigente resta in cima alle richieste degli elettori.
Non cambiano invece le distorsioni del sistema economico, prima tra tutte l’evasione fiscale, uno dei grandi temi del negoziato di Bruxelles. Ieri Varoufakis ha riportato alla stampa un’ipotesi avanzata dai creditori, e respinta da Atene, che prevedeva tasse per tutte le transazioni bancarie, compresa una lieve imposta sui prelievi da bancomat. Il valore annuale delle transazioni in Grecia si aggira intorno ai 660 miliardi di euro e il governo non esclude nuove forme di tassazione, ma non intende toccare le operazioni agli sportelli per non disincentivare l’uso delle carte di debito e credito, promosso contro evasione e riciclaggio. Quella al denaro contante è una battaglia culturale difficile per il governo soprattutto lontano dalle grandi città, nei villaggi dell’entroterra dove spesso gli istituti bancari non hanno sedi. Varoufakis le sta provando tutte e per le isole con più di tremila abitanti ha ipotizzato il divieto di pagare cash gli importi superiori ai 70 euro. I giornali ironizzano sulla valanga di scontrini da 69 euro in arrivo, «Sarà l’estate del 69». Possibili anche una tassa sulle auto ecologiche e un condono fiscale per i capitali depositati all’estero. Il governo ha disposto per istituzioni e imprese pubbliche (1.193 conti) l’obbligo di trasferire d’urgenza le riserve alla banca centrale. Tutto in un contesto di «crisi umanitaria».
«I creditori ci vengano incontro — ripete Varoufakis —. Tre quarti di strada li abbiamo già fatti noi».
Maria Serena Natale


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