Gli accordi Expo: «un esercito di cittadini attivi», contratti illegali e tante mobilitazioni

by redazione | 1 Maggio 2015 10:13

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Il secondo strato del dispo­si­tivo del lavoro gra­tuito è costi­tuito dai mille volon­tari reclu­tati dal Tou­ring club per pre­si­diare i monu­menti mila­nesi e gui­dare i turisti.

Il terzo strato è com­po­sto dai 140 reclu­tati diret­ta­mente da Expo nell’ambito di un pro­gramma di ser­vi­zio civile. A dif­fe­renza della mag­gio­ranza dei loro col­le­ghi, que­sti ultimi saranno retri­buiti secondo la legge sul ser­vi­zio civile. Agli altri sarà con­cesso un buon pasto e, al ter­mine di un lavoro da guida turi­stica o da assi­stente fie­ri­stico, rice­ve­ranno in regalo il kit del volon­ta­rio Expo: una maglietta, un cap­pel­lino e un tablet per tenersi in «con­tatto con il mondo», così recita il ritor­nello del «social-washing» di Expo.

Il quarto strato è fon­da­men­tale per la nar­ra­zione tos­sica che usa i temi etici e della par­te­ci­pa­zione per spe­ri­men­tare un nuovo modello sociale basato sul lavoro gra­tuito e l’identificazione con il brand. Sono i sei­mila volon­tari che, ad esem­pio, il 14 giu­gno par­te­ci­pe­ranno alla gior­nata mon­diale del dona­tore di san­gue all’Expo e Cascina Triulza.

Nel pro­gramma «Volon­tari per Expo», gestito da Cies­sevi — Cen­tro Ser­vizi per il Volon­ta­riato Città Metro­po­li­tana di Milano, CSV­net — Coor­di­na­mento Nazio­nale dei Cen­tri di Ser­vi­zio per il Volon­ta­riato, si parla di una cifra totale di volon­tari pari a 15 mila per­sone — pro­ba­bil­mente com­pren­siva di tutti gli strati della cipolla Expo — da impie­gare nei sei mesi della kermesse.

Oltre al Tou­ring, sono mobi­li­tate la Cari­tas Ambro­siana e la Fede­ra­zione Ita­liana dello Scau­ti­smo. Un «eser­cito di cit­ta­dini attivi», così sono stati pre­sen­tati in una con­fe­renza stampa alla Camera a Roma il 29 aprile scorso. Que­sto è lo strato este­riore, il più pre­sen­ta­bile e rico­no­sci­bile agli occhi della cit­ta­di­nanza. Gli orga­niz­za­tori ne vanno par­ti­co­lar­mente fieri.

Al di là delle loro inten­zioni, que­sta fre­ne­tica atti­vità serve a legit­ti­mare un dispo­si­tivo del governo della forza lavoro sta­bi­lito dall’accordo del 23 luglio.

Que­sto testa ha intro­dotto il lavoro gra­tis nel diritto del lavoro ita­liano; legit­ti­mato la con­cor­renza sleale (gra­tuita) degli incol­pe­voli volon­tari rispetto chi svolge la pro­fes­sione di tra­dut­tore, guida turi­stica o assi­stente fie­ri­stico; sovrap­po­sto al volon­ta­riato l’ombra dell’intermediazione ille­cita di mano­do­pera, un reato che pre­vede fino a sei mesi di carcere.

Que­sta intesa sin­da­cale ha foto­gra­fato l’aspetto deter­mi­nante delle poli­ti­che del lavoro attuali: esi­ste una pic­cola mino­ranza di occu­pati pre­cari e a tempo diretti dall’Expo, 735 tra sta­gi­sti, con­tratti a ter­mine e appren­di­sti, e i 18 mila circa che lavo­rano gra­tis o par­te­ci­pano volon­ta­ria­mente all’economia di un’iniziativa com­mer­ciale che ha ven­duto 10 milioni di biglietti e viene spon­so­riz­zata da MacDonald’s, Coca Cola o Fiat/Fca.

La spro­por­zione è enorme, ma rap­pre­senta il futuro, quando una mino­ranza sarà occu­pata pre­ca­ria­mente con il Jobs Act, men­tre la mag­gio­ranza aspi­rerà ad esserlo lavo­rando senza com­penso per con­qui­stare una voce nel cur­ri­cu­lum e visi­bi­lità per­so­nale a titolo gra­tuito. L’accordo mila­nese, siglato al tempo del governo Letta, ha anti­ci­pato un aspetto deter­mi­nante della riforma Poletti sui con­tratti a ter­mine e poi della madre di tutte le riforme del governo Renzi, il Jobs Act appunto.

In nome di un’occupazione irri­le­vante, i sin­da­cati hanno accet­tato di abo­lire il limite sulla quan­tità dei con­tratti a tempo deter­mi­nato che si pos­sono sti­pu­lare per il per­so­nale assunto nei padi­glioni dei paesi par­te­ci­panti all’Expo. Secondo l’accordo, i circa 11 mila lavo­ra­tori dovreb­bero essere inqua­drati con il con­tratto dei servizi.

I con­tratti sti­pu­lati dalle agen­zie inte­ri­nali, come Man­po­wer, rien­trano invece nel con­tratto del com­mer­cio. I lavo­ra­tori per­ce­pi­ranno fino al 30% in meno del previsto.

I sin­da­cati sono sul piede di guerra, le asso­cia­zioni di cate­go­ria delle agen­zie di lavoro inte­ri­nale sosten­gono la pos­si­bi­lità di rine­go­ziare i contratti.

Nell’attesa, quello che è certo è che l’accordo sin­da­cale del 23 luglio è let­tera morta. Giunti al primo mag­gio, giorno di inau­gu­ra­zione dell’Esposizione Uni­ver­sale, si pos­sono anche valu­tare gli ultimi due aspetti dell’intesa: il ricorso all’apprendistato breve per pro­muo­vere l’occupazione gio­va­nile, sotto i 29 anni, e una rego­la­zione degli orari di lavoro, dei riposi, delle ferie e dei per­messi, oltre che una tre­gua sul fronte degli scioperi.

Sui 735 occu­pati pre­vi­sti, 406 sono appren­di­sti (media di 26 anni per 1.300 euro), 247 «team lea­der» (media 36 anni, 1.700 euro), con­tratti a ter­mine, e 82 sta­gi­sti (pre­vi­sti 195) con un rim­borso di 500 euro «come da accordo sin­da­cale» ha pre­ci­sato Manpower.

Sono note le ragioni che hanno por­tato sta­gi­sti e appren­di­sti sele­zio­nati a rifiu­tare di lavo­rare all’Expo. Sono quasi 1 su 2. Per gli sta­gi­sti pesa l’assenza dei rim­borsi per il tra­sporto o la per­ma­nenza a Milano.
Nel caso degli appren­di­sti i rifiuti sem­brano essere arri­vati per la man­canza di un piano for­ma­tivo chiaro, per il lavoro festivo non retri­buito e per la dispo­ni­bi­lità 24 ore su 24 richie­sta. Il grande evento richiede all’individuo mas­sima ade­renza ai suoi tempi.

E la metà dei can­di­dati sele­zio­nati si è rifiu­tato di con­ce­der­glielo. Ultimo punto è l’impegno dei sin­da­cati con­fe­de­rali a non inten­tare cause né pro­cla­mare scio­peri fino a otto­bre, salvo gravi vio­la­zioni. Mar­tedì scorso il 70% del tra­sporto mila­nese è stato bloc­cato da uno scio­pero pro­mosso dalla Cub tra­sporti con­tro il lavoro extra richie­sto ai lavo­ra­tori Atm durante l’Expo. L’Expo rivela una grande fra­gi­lità del dispo­si­tivo appron­tato negli ultimi due anni. Il cuore pre­ca­rio di Milano non è visi­bile, ma batte e ali­menta una città vetrina senza diritti.

Il lavoro all’Expo è una cipolla. Il cuore è il lavoro gra­tuito dei 7500 volon­tari che rien­trano nell’accordo sta­bi­lito con i sin­da­cati Cgil, Cisl, Uil il 23 luglio 2013. Le can­di­da­ture sono state 17 mila, ma la cifra pre­vi­sta di 18.500 non è rag­giunta anche a causa delle forti pole­mi­che ali­men­tate dalla cam­pa­gna «Io Non Lavoro Gra­tis per Expo».

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Endnotes:
  1. Eco­no­mia poli­tica della pro­messa. Un libro con­tro il lavoro gra­tis: http://www.ilmanifesto.info/store/economia-politica-della-promessa-un-libro-contro-il-lavoro-gratis/

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